Avevano colpito in tutto il nord Italia per un giro di affari di oltre un milione di euro. A Cremona avevano messo a segno il maxi furto all’azienda dolciaria Vergani nella notte tra il 25 e il 26 maggio 2015, con un bottino di mandorle dal valore di 400mila euro.
Dodici, complessivamente, i componenti della banda che nel febbraio del 2018 erano finti nella rete degli agenti della squadra Mobile della Questura di Cremona. Nove di loro sono già stati condannati in sede di udienza preliminare mentre tre, tra cui il capo della banda, sono stati rinviati a giudizio e subiranno il processo ordinario davanti al collegio dei giudici.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Mario Sciarappa, 59 anni, foggiano residente a Cremona, Salvatore Olivieri, 44 anni, nato e residente a Foggia, e Savino Loberto, 56 anni, foggiano residente a Modena sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati. L’udienza entrerà nel vivo il prossimo 7 marzo con le testimonianze degli investigatori cremonesi.
L’indagine culminata nell’operazione “Cheese Hunter” (Cacciatori di formaggi) che aveva posto fine alle scorribande del gruppo era partita proprio dal furto alla Vergani con l’esame delle telecamere dell’azienda a dei caselli autostradali da cui gli imputati erano transitati utilizzando automezzi pesanti. Gli investigatori avevano ricostruito i viaggi effettuati tra Cremona e Cerignola, la prima considerata la base organizzativa della banda, mentre la seconda quella logistica.
Il gruppo si era reso responsabile di 22 furti o tentati furti in tutto il nord Italia, specialmente in aziende casearie. Una banda ben organizzata, quella capeggiata da Mario Sciarappa, nella quale ognuno aveva compiti ben definiti: c’era chi si occupava di effettuare i sopralluoghi, come era stato fatto al caseificio Saviola di San Giovanni in Croce (Cremona), obiettivo che la polizia teneva d’occhio e a cui la banda aveva poi rinunciato. Sempre nel Cremonese era stato tentato un furto alla Plac a fine luglio del 2015. Altri, invece, erano stati messi a segno nelle province limitrofe: Piacenza, Mantova, Brescia, Ferrara, Reggio Emilia, Chieti, Perugia, Parma, Milano, Cuneo.
Per il gruppo, le prime condanne, da un minimo di un anno a un massimo di cinque, le aveva emesse sei anni fa il tribunale di Modena. Le carte del procedimento raccontavano di un’attività illegale basata su incursioni altamente organizzate, effettuate con vari stratagemmi: sistemi di videosorveglianza manomessi, prostitute ingaggiate come vedette, ricetrasmittenti accese per coordinare il lavoro e anche un drone per studiare il territorio e le vie di fuga.
Zone Transition
Zone Transition
Tutto per mettere le mani su prodotti come formaggio, salumi, pesce surgelato, crostacei, champagne e poi fare soldi reinserendo tali prodotti illegalmente nel circuito commerciale. Lungo l’elenco di colpi contestati, a partire dalla razzia di 400 forme di Parmigiano al caseificio Albalat di Modena il 16 novembre 2013.
(Fonte: cremonaoggi.it)