Ha cercato di allontanarsi calandosi da un appartamento con una corda, nonostante l’altezza considerevole, per poi attraversare molti metri lungo uno spazio strettissimo, a strapiombo sul vuoto. Infine è entrato, da una finestra, nel garage in cui è stato trovato. E’ terminata così a Monte Sant’Angelo, poco prima della mezzanotte di mercoledì scorso, la rocambolesca fuga del 30enne pregiudicato Orazio Pio La Torre, ora in carcere con l’accusa di duplice tentato omicidio per la sparatoria avvenuta la sera prima nella frazione di Macchia, in località Madonna della Libera.
Dal racconto dei testimoni presenti martedì sera sul luogo gli inquirenti sono riusciti a ricostruire quanto accaduto intorno alle ore 19.00 rispetto al ferimento del 30enne Michele D’Ercole, figlio dell’imprenditore Leonardo, da parte del coetaneo La Torre. Il ferito, colpito con un colpo alla spalla, si trova ricoverato in ospedale e da subito è apparso non in pericolo di vita. E’ stato sottoposto ad un intervento chirurgico molto delicato per l’estrazione di un’ogiva ritenuta.
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I Carabinieri si sono messi subito sulle tracce di La Torre, sparito dopo il fatto per nascondersi sia alle forze di polizia che – assai verosimilmente – anche alla famiglia di Michele D’Ercole, figlio di Leonardo.
Oggi non si esclude che ci possano essere vecchi rancori alle spalle ma, come raccontato dai presenti, la pistola sarebbe spuntata per una ragione surreale. D’Ercole, la cui impresa di famiglia si occupa di scavi e movimento terra, stava discutendo col suocero di La Torre a Macchia Libera, a pochi metri di distanza dallo studio Galli.
La discussione verteva, a quanto pare, su un muro in costruzione e questo spiega la presenza anche di Pierpaolo Trotta, referente dell’impresa dei lavori Tegliafilo.
Secondo la versione raccontata agli inquirenti ad un certo punto è arrivato sul luogo il genero Orazio Pio La Torre, che avrebbe tirato fuori la pistola ed esploso un colpo contro Michele D’Ercole per poi sparare anche nella direzione di Pierpaolo Trotta, salvatosi nascondendosi tra le auto parcheggiate e dunque rimasto del tutto illeso. Sempre secondo i testimoni, La Torre avrebbe anche inveito contro altri presenti, fuori di sé.
La maniera in cui La Torre è stato agguantato è degna di un film statunitense. C’è stato un blitz interforze della Squadra Stato: Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, finanche i Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria Puglia. Ma sono stati necessari anche i Vigili del fuoco.
Dapprima La Torre è stato cercato invano nell’appartamento dell’amico Raffaele Palena, pregiudicato considerato vicino al clan Libergolis-Miucci il quale sta terminando di scontare gli arresti domiciliari per una rapina. Ma di lui nessuna traccia nella casa di Palena. A quel punto è stato perquisito anche un altro appartamento, disabitato, situato al piano di sotto, pure nella disponibilità di Palena e accanto a quello di sua madre. L’ingresso è avvenuto tramite il balcone, grazie all’ausilio dei Vigili del fuoco, poiché Palena e la sua convivente hanno dichiarato di essere sprovvisti delle chiavi.
Ebbene, quando militari e agenti sono entrati nell’appartamento al piano di sotto rispetto a quello di Palena avrebbero rinvenuto tracce del passaggio di una persona ma anche una corda da cui, verosimilmente, quella persona si era calata fuori. Ma per andare dove? Nessuna traccia appariva agli investigatori, anche per lo strapiombo e il vuoto sottostante. Dalla ricostruzione fatta finora, La Torre avrebbe attraversato molte decine di metri rischiando di cadere giù, pur di allontanarsi dalle forze di polizia.
Quando gli investigatori hanno aperto un garage per guardare all'esterno dello strapiombo, hanno individuato La Torre accovacciato nella vegetazione sotto alla finestra, su un lembo di terra di terra di mezzo metro da cui sarebbe potuto precipitare. Ed è qui che la sua fuga è terminata. Non è un caso che gli investigatori parlino di “estenuanti e protratte ricerche”. La Torre è stato così sottoposto a fermo di indiziato di delitto disposto dalla Procura della Repubblica di Foggia.
“Le serrate indagini, finalizzate non solo all’individuazione dell’autore del grave e violento gesto criminale ma anche volte alla ricostruzione analitica della crimino-dinamica dei fatti, sono state avviate sin nell’immediatezza da parte degli investigatori e, proprio grazie ai primissimi accertamenti basati principalmente sulla visione dei filmati registrati dalle telecamere poste in prossimità dell’evento e sulla raccolta “a caldo” delle dichiarazioni di tutti i presenti, la risposta di tutte le forze dell’ordine coinvolte è arrivata in brevissimo tempo, tant’è che, a poche ore dall’accaduto, non solo era stato identificato il presunto autore materiale dell’efferata azione delittuosa, ma sono state altresì verosimilmente ricostruite, passo per passo, tutte le fasi dell’accaduto”, sottolineano gli inquirenti.
“La vicenda in questione, secondo questa prima ricostruzione preliminare dei fatti, tuttora al vaglio della magistratura foggiana, sarebbe scaturita da un futile contenzioso tra vicini, subito dopo degenerato in un agguato armato che poteva avere conseguenze ulteriori e ben più gravi”, spiegano ancora gli inquirenti in una nota.
“Sono stati i militari della Compagnia Carabinieri di Manfredonia, gli agenti della Squadra Mobile di Foggia ed i finanzieri del Nucleo PEF del capoluogo, con il determinante supporto operativo dei Cacciatori di Puglia, a mettere così la parola fine alla disperata fuga del fuggitivo, sottoponendolo così a provvedimento di fermo disposto dal pm di turno della Procura della Repubblica di Foggia”.
Zone Transition
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Nei prossimi giorni, tale misura sarà sottoposta a convalida davanti al GIP del Tribunale di Foggia. Nel frattempo, l’uomo si trova attualmente ristretto presso la Casa Circondariale di Foggia in attesa di giudizio.