Imprenditori edili, commercialisti, altri liberi professionisti. Dalle indagini dell’operazione antimafia Omnia Nostra non emerge solo, con una chiarezza finora mai vista, la pervasività della mafia garganica
e in particolare del clan Romito-Ricucci-Lombardi-La Torre. Ciò che inquieta è anche la presenza, a stretto contatto coi membri dell’associazione mafiosa, di una consistente area grigia.
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Se l’imprenditore Leonardo D’Ercole – soprannominato “il sindaco di Macchia” – era da tempo in odor di mafia, sconcerta oggi la presenza tra gli indagati dell’edile sipontino Salvatore Borgia (a capo dell’impresa Uno B Immobiliare srl), dei commercialisti Vittorio Gentile e Adriano Carbone, dell’imprenditore Lello Fascione. Tutti incensurati, tutte persone assai note nel Golfo.
Di Borgia il gip evidenzia “la contiguità subdola e pericolosa” col “tentativo di allargare i propri orizzonti imprenditoriali intessendo relazioni vantaggiose con gli esponenti del sodalizio mafioso, all’evidente scopo di godere di più ampie disponibilità economiche, potenziando al contempo la propria posizione sul mercato grazie alla forza intimidatrice manifestata dai suoi aspiranti soci in affari”. L’imprenditore ha un rapporto consolidato con il nuovo boss del clan, Pietro La Torre detto “Pierino il figlio del poliziotto”, per via di un contratto di fitto di terreni fra le rispettive mogli. Il gip Marco Galesi afferma che “in alcune interlocuzioni tra La Torre e Borgia, che intesse con l'associazione mafiosa plurime fattispecie di accordi, compare evidente e significativo il rimando alla vicenda giudiziaria che portò all'assoluzione degli odierni indagati, poiché ha rappresentato un momento critico di vita dell’associazione mafiosa”.
“Allora io ieri ho fatto una riunione con un grosso personaggio che vi ha dato una grossa mano a livello tribunale”, dice l’edile in una intercettazione che, per l’accusa, testimonia come Borgia sapesse perfettamente dell’appartenenza di La Torre al clan. Non solo sapeva ma sollecitava investimenti nell’economia legale.
L’edile che sollecitava ad investire: “Sono soldi sicuri, metti i più puliti”
L’imprenditore Salvatore Borgia chiese a La Torre di entrare nel settore socio-sanitario, nella residenza per anziani di Sciale delle Rondinelle, sulla Riviera Sud di Manfredonia.
L’11 luglio 2018 avvenne il primo incontro registrato tra i due, alla presenza di Domenico Balzamo, ed emerse per l’accusa “la prima fattispecie di cointeressenza tra mafia ed impresa, centrata sulla ristrutturazione ed avviamento della residenza socio-sanitaria per anziani denominata “Le Rondinelle”, la cui autorizzazione al funzionamento era stata appena approvata dal Comune di Manfredonia. Per il gip Borgia “invitò l'associazione mafiosa, attraverso La Torre, a compartecipare all’affare di indubbia valenza economica”.
Borgia: Il fatto delle terre partiamo dopo, parliamo prima del fatto che ti ho accennato.
La Torre: E che cos’è? Cosa?
Borgia: Il fatto della struttura. E’ una struttura sanitaria, assistenza agli anziani, malati mentali no? La struttura è di 5mila mq, 80 camere…fai un salto adesso.
La Torre: No, adesso ce ne dobbiamo scappare.
Borgia: O domani…e in più c’è da prendere l'azienda. Là sono soldi sicuri, vi può interessare entrare in questo gruppo?
La Torre: Sì, però dobbiamo vedere come dobbiamo entrare in questa cosa qua…molto fuori.
Borgia: Devi mettere tua moglie, i più puliti…i cristiani più puliti che hai li prendi e li metti dentro.
La conversazione continuò con la preoccupazione di La Torre, visto che a Monte Sant’Angelo “solo perché hanno messo a lavorare la moglie di tizio, la moglie di caio, l’hanno chiusa”.
Un verosimile riferimento al caso degli scorsi anni relativo alla rsa Villa Santa Maria di Pulsano, che finì nei fatti che condussero al primo scioglimento di un Comune di Capitanata per infiltrazioni mafiose.
Borgia ribadì la bontà del progetto, che avrebbe permesso di portare a casa “1,3 milioni di euro” annui. “Facciamo le cose serie, tranquillo. Vi rappresentiamo noi”.
Insomma, per l’accusa offriva “la cornice legale” al clan.
“Con serenità e tranquillità, il vostro budget rientrerà annualmente”, assicurava. Un grande affare che Borgia proponeva a La Torre dicendogli di parlare però solo con persone di stretta fiducia. La Torre ne avrebbe parlato col cognato Pasquale Ricucci (Fic secc, ucciso poi a Macchia) vantando il vincolo di sangue su cui si basa la mafia garganica e che assicura l’omertà: “Allora lo sai perché dicono che qua la gente non esce il pentito, non esce perché è tutta una famiglia. Una famiglia significa di sangue. Mio cognato, mio fratello, più fiducia di quello penso che non ce ne sta”.
L’insistenza di Borgia è nelle rassicurazioni finali: “Voi dovete stare fuori, vi dovete fidare, vi arriva tutto quello che vi arriva, si creano altre società, bello pulito, si pagano le tasse e nessuno può rompere il cazzo perché io ho un po’ di esperienza in questo settore”.
Il 16 luglio 2018 La Torre, “nel contesto dei rapporti intrattenuti dall'associazione mafiosa con l’imprenditoria locale” – annota il gip, “riferisce al costruttore la decisione di non partecipare all'investimento per la percezione dei vertici dell'associazione mafiosa di vivere allo stato momenti critici, in considerazione del capillare monitoraggio delle forze di polizia e della concreta ipotesi che gli stessi vertici possano essere destinatari di provvedimenti restrittivi e pesanti condanne”.
“Salvatore io ho parlato con un po’ di parenti, ma quelli dicono ‘la cosa è grande, lascia perdere, già stanno i bordelli. Un’altra volta, in tempi migliori sì’”, fu la risposta.
L’edile rimase a disposizione per altri progetti: “Decidete voi, insomma. Di cose da fare quante ce ne stanno! Non mancano”.
Zone Transition
Zone Transition
Quando La Torre fece riferimento alla copertura dell’attività di allevatore (come faceva del resto anche il cognato Ricucci), Borgia gli rispose “Là non ti possono rompere i coglioni, non ti possono fare niente. Quella è la copertura totale”.