Maxi frode, chi sono gli indagati. In chat: “Non ti preoccupare. Cancella e non parlare al cellulare”

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Sono in tutto 5 i soggetti che risultano indagati per i reati di associazione per delinquere, peculato, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazione della normativa in materia di reddito di cittadinanza. Si tratta di Liliana Fiore di San Severo, Giacinto Alessandro Musci di San Severo, Claudio e Daniele Tocci di Cerignola e Vinicio Faienza di Torremaggiore. I fatti finiti sotto la lente di magistratura e Guardia di Finanza risalgono al 2021 e sono stati commessi tra San Severo e Cerignola. La truffa aggravata ai danni dello Stato, secondo la Procura, sarebbe stata perpetrata mediante l’artificiosa creazione di dati e documenti falsi, utilizzati per percepire indebitamente somme di denaro erogate dallo Stato a titolo di Reddito di emergenza e Reddito di cittadinanza. A svolgere le indagini è stato il Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Foggia.

In particolare sono state analizzate le chat acquisite dal cellulare in uso da Fiore, sottoposto a sequestro probatorio.

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Proprio il contenuto di queste conversazioni ha assunto particolare rilevanza investigativa, perché ha evidenziato un anomalo scambio di messaggi e foto riguardanti estremi ed identificativi, numeri di documenti d'identità e tessere sanitarie, nonché codici fiscali riconducibili a cittadini stranieri intercorso tra l'utenza in uso a Liliana Fiore e altri numeri telefonici, almeno tre, chiaramente usati dalla medesima persona seppur intestati a soggetti diversi, che poi è risultata essere Claudio Tocci, cerignolano, con precedenti di polizia.

Gli approfondimenti investigativi sulle chat, delegati dal pubblico ministero Marco Gambardella, hanno consentito di accertare come i 191 nominativi scambiati dagli interlocutori fossero correlati alla percezione di prestazioni sociali agevolate. Dalle intercettazioni emerge che Tocci desse addirittura specifiche indicazioni a Fiore rispetto alle operazioni telematiche da eseguire; in una circostanza plaude al fatto che in un determinato giorno sarebbero “iniziate le pensioni”.

Meglio ancora – si legge nella chat intercettata dalle Fiamme Gialle -, in mezzo al casino”.

Evidentemente ad un certo punto la donna deve aver manifestato preoccupazione perché Tocci in una conversazione l’ha rassicurata in ordine a possibili denunce: “Non ti preoccupare, finora non è uscito nessuno, la colpa è dell'Inps che accoglie i pagamenti”.

Infine non tralascia di ricordare a Fiore di eliminare tutti i contenuti dal telefono: “Svuota le chat, non lasciare tracce e non parlare al cel”. Claudio Tocci è risultato essere anche il fratello di Daniele, l’altro indagato, dipendente di Poste Italiane.

Attraverso la consultazione della banca dati in uso alla Guardia di Finanza è stata eseguita una ricerca analitica delle domande di Reddito di emergenza e Reddito di cittadinanza, presentate dai soggetti correlati ai 191 codici fiscali scambiati dagli indagati nonché la conseguente erogazione del beneficio ed il relativo ammontare che si aggira intorno alla cifra di 700 mila euro. La maggior parte delle domande risulta essere presentata presso Caf e patronati e le erogazioni sono avvenute o tramite accrediti su carte di debito emesse da Poste Italiane o, nel caso del Reddito di emergenza, attraverso un bonifico domiciliato presso gli sportelli di Poste Italiane.

L'erogazione sarebbe dovuta avvenire previa adeguata verifica del beneficiario con presentazione di valido documento di identità.

Le Fiamme Gialle hanno accertato che 91 soggetti risultano aver richiesto e ottenuto entrambi i benefici, 4 non hanno richiesto alcun beneficio e 71 codici fiscali risultano essere stati generati tutti dall'ufficio territoriale dell'Agenzia delle Entrate di San Severo tra il 20 gennaio e il 2 febbraio del 2021 ed assegnati a soggetti stranieri, in molti casi in assenza dell'indicazione del relativo domicilio fiscale o residenza anagrafica. Questi certificati sarebbero stati tutti sottoscritti dall'assistente tributario Vinicio Faienza, secondo quanto emerso dalle indagini.

Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, emerge come vi sia stata l'illecita gestione di numerose pratiche sviluppatasi attraverso la creazione di codici fiscali soggettivamente falsi, non abbinati a soggetti realmente esistenti, o attraverso l'utilizzo di dati veri di terzi soggetti inconsapevoli. Il proposito criminoso è stato posto in essere dagli indagati con precise attribuzioni di compiti operativi e strumentalizzando le funzioni pubbliche (dipendenti delle Poste o Agenzia delle Entrate). Ulteriori elementi indiziari sono stati ricavati dalle numerose denunce sporte da cittadini stranieri e confluite nel procedimento penale che successivamente è stato riunito all'attuale fascicolo. Da questa indagine è partita anche l'attività di perquisizione locale e personale, annunciata nei giorni scorsi dalla GdF con una nota, nelle abitazioni e nei luoghi degli indagati e di altri soggetti, nonché negli uffici di patronati le cui sedi sono presenti in Capitanata ma anche in provincia di Bari, Bat e a Palermo.

Le perquisizioni sono state mirate alla ricerca della documentazione e di ogni altro elemento probatorio utile a dimostrare il sistema fraudolento, così da poter individuare tutti i reali beneficiari e restituire alla collettività le somme illecitamente percepite.

L’attività investigativa si inserisce nel contesto delle attività sviluppate dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia per il contrasto alla criminalità economico-finanziaria ed all’infedeltà dei pubblici dipendenti.

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Il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari, ha quindi ad oggetto ipotesi di reato ancora da verificare.

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