Oltre al dolore delle famiglie delle vittime in queste ore ci sono altre persone che a Manfredonia si stanno interrogando sulla maniera in cui i propri cari hanno trovato accoglienza presso la rssa Stella Maris di Siponto. Come l’oculista sipontina Monica Guerra, che ha deciso di raccontare l’esperienza relativa al proprio genitore, Francesco Guerra. “Siamo stati costretti a ricoverare mio padre, affetto da demenza senile e non più autosufficiente, il 13 maggio scorso nella rssa Stella Maris”, spiega Guerra a l’Attacco.
“Nel giro di brevissimo tempo ha avuto un decadimento impressionante, tant'è che oggi a distanza di poco più di 2 mesi si è reso necessario il ricovero in ospedale. Avevamo notato lividi sulle braccia e ne avevamo chiesto subito le ragioni al personale della struttura. La risposta era stata che mio padre aveva urtato contro un armadio. Non ci avevamo dato molta importanza, ora però, dopo le indagini sulla rssa, mi fa sorgere dubbi. Io meditavo di presentare denuncia già da tempo per altri motivi: ciò che ci ha impressionato in famiglia è stato il forte decadimento delle condizioni fisiche di mio padre, che a distanza di quasi 3 mesi si trova in uno stato di quasi premorte, ricoverato in ospedale a Manfredonia. Dopo due mesi era dimagrito di circa 25-30 kg, dopo esser entrato nella rssa col peso di 88 kg. Oggi è del tutto irriconoscibile. Io facevo notare questa cosa e mi veniva detto che mangiava regolarmente e che solo nell’ultima settimana passata in struttura non aveva mangiato. Il medico della rssa mi aveva detto che non lo vedeva sempre, ammettendo di fatto di non essersi reso conto di come fosse precipitata la sua condizione. Come si possono perdere 25-30 kg in una sola settimana? Com’è possibile che non se ne fossero accorti visto che, una volta ricoverato nell’ospedale San Camillo de Lellis, gli è stata diagnosticata una cachessia, cioè uno stato di profondo deperimento generale? Significa estrema malnutrizione, fortissimo dimagrimento, profonda debolezza, peggioramento netto delle condizioni psicologiche, la quasi scomparsa della massa muscolare e del tessuto adiposo. Inoltre presenta una disfagia. Tutto ciò può rientrare anche nell'ambito complessivo di una demenza senile, visto che si tratta di una patologia neurodegenerativa. Però ci sono alcune cose che davvero non ci spieghiamo come famiglia”, sottolinea la dottoressa Guerra.
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“Mio padre camminava, e anche molto, prima di mettere piede nella struttura. Da quando è entrato l'abbiamo sempre visto su sedia a rotelle, mai più visto in piedi. Avevamo già dubbi prima che scoppiasse il caso della rssa, avevo di fatto minacciato denuncia. Peraltro, ho avuto la sensazione che facessero resistenza rispetto alla mia intenzione di ricoverare mio padre in ospedale quando l'ho considerato assolutamente necessario a salvarlo. Dapprima mi è stato risposto da loro che non serviva, poi che era stato il medico di famiglia a dire che non era necessario. Mi è parso che non volessero il confronto tra me e il medico di famiglia. La struttura è per me scadente, il personale infermieristico è indisponente e manca un adeguato livello di professionalità. Voglio raccontare un episodio. Un giorno mia madre si è recata a far visita a mio padre e si è accorta che aveva la febbre alta. Lo ha fatto presente agli infermieri, che hanno detto che non era possibile. Mia madre ha insistito affinchè la febbre venisse misurata, quando finalmente è spuntato un termometro segnava 33,3°. A quel punto mia madre ha chiesto che sembrasse normale una simile temperatura ed è stata sempre lei a far presente che ciò avveniva perché il termometro era con tutta evidenza starato. Mio padre aveva la febbre a causa di una polmonite, una polmonite che non aveva assolutamente prima di entrare nella rssa”.
Guerra pone una questione generale.
“Io credo, da medico, che le strutture di questo tipo abbiano un grave problema: non essere dotate di personale qualificato per la nutrizione dei pazienti anziani e non più autosufficienti, quindi non in grado di autoalimentarsi. Mio padre era malnutrito e gravemente disidratato. La mia opinione è che abbiano cominciato a sedarlo, a bombardarlo di farmaci anche se non ho mai capito quali perché mi è stato negato che ciò avvenisse se non per “qualche goccia”. Non ho pensato a maltrattamenti fisici ma a negligenza sì. Ho anche avuto il sentore che dessero dei lassativi a un uomo che non mangiava e che quindi non doveva assumerli. Insomma, la situazione non ci quadrava dell’attuale scandalo e per vari motivi. La notizia degli arresti per me è stata la conferma di dubbi che avevamo avuto come famiglia. Oggi penso che possa esserci stata qualche forma di maltrattamento nei confronti di mio padre, che sia stato trascurato. La violenza non è solo di carattere fisico o sessuale. Per questi pazienti serve una gestione completa a 360° e se il paziente non mangia non lo puoi lasciare privo di alimentazione. Non so nemmeno se gli facessero flebo, so solo che era del tutto disidratato. Avrebbero dovuto garantirgli un adeguato apporto alimentare. Quando nella rssa me ne sono lamentata davanti a tutti, sono stata rimproverata perché per loro non avrei dovuto parlare pubblicamente. Non è tutto. c’erano tanti indumenti nuovi portati da noi nella rssa. Lo trovavamo coi soliti abiti vecchi, mentre i suoi vestiti nuovi erano indossati da altri pazienti. Non c'era nessun dubbio che fossero quelli di mio padre perché sono numerati, tant’è che poi è stato ammesso anche dal personale della struttura quando l'abbiamo fatto notare. Un'altra questione riguarda scontrini sbagliati, con un codice fiscale che non corrispondeva al suo”.
Zone Transition
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L’oculista è pronta ora a sporgere denuncia.
“Non abbiamo più dubbi in famiglia, stiamo anche procedendo via pec a togliere mio padre dalla rssa per evitare che ci faccia ritorno. Continuo a nutrire perplessità – da medico - sulla competenza del personale sanitario della Stella Maris. Avevo chiesto, sempre come medico, di vedere la cartella clinica di mio padre ma mi era stato negato per l’assenza del loro dottore. Da ultimo ho parlato anche col primario dell'ospedale, il quale si è limitato a un “chi può dirlo?”. Per me le rssa dovrebbero avere sistemi di videosorveglianza al proprio interno, a tutela dei pazienti e delle loro famiglie”.