Sistema Maffei, dalla Digos nel comitato del Candelaro ai 500 euro sperperati per offrire da bere al bar

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Sono, com’è ormai noto, due i procedimenti penali che coinvolgono Ludovico e Danilo Maffei rispetto a quanto sarebbe avvenuto, per favorire il secondo, alle elezioni comunali del 2019 e a quelle regionali del 2020. Il primo ex presidente della coop di bidellaggio Astra (concessionaria negli scorsi anni dell’appalto milionario dei servizi negli asili nido comunali), a causa dei gravi indizi di colpevolezza emersi nell’indagine sulle elezioni comunali foggiane del 2019 è stato colpito giorni fa da misura interdittiva (divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e divieto temporaneo di esercitare attività di impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche, per 12 mesi) e gli vengono contestati i reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, istigazione alla corruzione, violenza privata, violenza o minaccia ad un elettore. Il secondo, ex consigliere comunale della maggioranza landelliana, è invece indagato con altre 20 persone per corruzione elettorale nell’ambito di un secondo procedimento su una vera compravendita di voti.

La misura contro Maffei senior
Quando la nuora, responsabile del personale, dopo esser stata sentita in Questura come persona informata sui fatti, avvisò lo scorso anno Ludovico Maffei dell’indagine in corso nei suoi confronti, l’ex presidente di Astra corse immediatamente ai ripari. Sono state molteplici le ragioni per cui è stata chiesta e ottenuta dalla Gip Bencinvenga la misura cautelare verso Maffei senior: rischio di inquinamento delle prove, pericolo che potesse condizionare i propri dipendenti spingendoli a ritrattare quanto affermato agli inquirenti, ma anche la concreta possibilità che riattivando Astra o con una nuova società cooperativa potesse mettere le mani su altri appalti pubblici comunali. Innanzitutto, Ludovico Maffei, una volta appresa l'esistenza di una attività d'indagine nei propri riguardi, nel giro di pochissimi giorni trovò un nuovo presidente alla coop Astra, modificandone il cda.

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Al contempo provvide alle procedure di scioglimento e momentanea messa in liquidazione di Astra, che vantava 53 dipendenti. Mosse chiaramente finalizzate ad allontanare il proprio nome dalla cooperativa, in modo tale da far venir meno ipotesi di collegamento e reiterazione del reato. L’ex dipendente ASL FG (in pensione dal 2018), con precedenti (condannato nel 2013 per truffa a 8 mesi di reclusione e 300 euro di multa), era però convinto nello scorso inverno di potersi aggiudicare altri appalti e guardare in due direzioni: non solo gli asili nido comunali ma anche il verde. Era, dunque, probabile per la Procura che l’operazione politico-imprenditoriale dei Maffei potesse proseguire laddove non si fosse intervenuti con una ordinanza. Del resto Ludovico Maffei è noto anche quale vicepresidente del cda della cooperativa sociale Consorzio Union Coop (presieduta dall’amico Giordano Belardinelli, parlando col quale disse in una conversazione intercettata il 13 gennaio scorso “noi siamo come la fenice, dopo ci rilanciamo”) e amministratore unico della cooperativa sociale Il Gabbiano Verde, oggi in liquidazione coatta amministrativa. Due imprese aventi come oggetto sociale prevalente la manutenzione del verde pubblico. Insomma, la Procura si è attivata perché Maffei senior mostrava di trovare rapidamente escamotage e al contempo stava già pianificando di partecipare alla gara d'appalto del verde pubblico o di intervenire in occasione di altri bandi promossi dal commissariato Comune di Foggia. Era certo di tornare in campo con la campagna elettorale di settembre 2022 e col successivo rientro della politica a Palazzo di città.

La Digos al seggio
Il 26 maggio 2019, giorno del primo turno delle elezioni comunali a Foggia (poi vinte al ballottaggio dal centrodestra di Landella), in prima serata la Digos fu contattata dall’avvocato Paolo Mongiello, candidato del centrosinistra guidato da Pippo Cavaliere. Mongiello riferì di aver appreso da una persona, conosciuta nel corso della propria campagna elettorale, che alcuni individui dopo aver votato si recavano presso un comitato elettorale situato in zona Candelaro per riscuotere in cambio del voto espresso in cabina 40 euro. L’avvocato non seppe dare altri riferimenti, né sul luogo esatto né su altro. Ad ogni modo, quando gli agenti della Digos arrivarono sul posto, in via Petrucci, trovarono un comitato elettorale di Danilo Maffei, candidato della civica landelliana Foggia Vince.

Furono identificate cinque persone, tra cui 4 uomini pregiudicati e una donna incensurata. Due dei presenti erano rappresentanti di lista di Foggia Vince. Tutti dichiararono di sostenere Maffei e si stavano intrattenendo tra pizza, bevande e materiale elettorale. La Digos cercò di capire, dai telefoni cellulari, se vi fossero foto o video che potevano essere state immortalate negli attimi del voto elettorale e che quindi sarebbero potute servire al ritorno economico. In quel caso specifico a quanto pare nulla fu trovato ma gli investigatori, nell’ambito del procedimento per corruzione elettorale, hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza sui 21 indagati (tra cui Danilo Maffei), i quali in cambio di denaro o altra utilità avrebbero espresso il proprio consenso elettorale in favore di un candidato, fornendo come prova del voto uno scatto fotografico effettuato all’interno della cabina elettorale.

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Alla Ghiacciaia
In ogni campagna elettorale cene e pranzi si sprecano, con cospicue spese spesso sostenute in tal modo dai candidati. Eppure a chi indaga sul sistema Maffei è apparso degno di attenzione anche un episodio raccontato da un dipendente della coop Astra, fratello della nuora di Ludovico Maffei. Gli inquirenti definiscono “comportamento stravagante” quello di Danilo Maffei quando, in piena campagna elettorale per le amministrative foggiane del 2019, si recò presso il bar La Ghiacciaia, in centro, e sborsò 500 euro per pagare da bere ai numerosi clienti presenti. Alla Digos ne parlò anche il cerignolano Michele Lapollo, precedente concessionario del servizio di bidellaggio. Per chi sta tuttora indagando, la condotta entusiastica del trentenne candidato consigliere comunale fa propendere per “il ricorso al denaro quale mezzo principale per il raggiungimento dei propri interessi personali”.

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