Mario Lerario era l’ex capo della Protezione Civile in Puglia che nella progettazione dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante, i cui costi di realizzazione erano lievitati più del doppio, aveva dimenticato che in una struttura esistono anche i bagni per il personale medico.
Una dimenticanza che aveva fatto crescere i costi di realizzazione da 8,5 a 17 milioni di euro per le toilette. Tra le opere in piena pandemia, considerata un fiore all’occhiello della Puglia, anche la fabbrica di mascherine, messa in piedi a stretto giro nell’area industriale di Bari-Modugno dove la Protezione Civile aveva spesa quasi 9 milioni di euro sebbene la produzione oggi vada a scartamento ridotto. La fabbrica dell’ex Ciapi arriva dopo le roventi polemiche sulla qualità dei dispositivi di protezione sbarcati a Bari in pieno lockdown con due cargo provenienti dalla Cina.
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Ma Lerario è anche l’uomo che temeva le cimici. Aveva fatto bonificare il suo ufficio avendo ricevuto preziose rivelazioni da qualcuno che lo aveva allertato sull’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza che lo ha beccato proprio grazie ad una cimice piazzata nella sua auto, dopo aver ricevuto da un imprenditore un cesto con lo champagne e la mazzetta da 10mila euro.
Un video immortalerebbe la scena mentre un’inchiesta parallela della Procura è stata aperta sulla fuga di notizie. Lerario, se raccoglieva il consenso di Michele Emiliano, nei corridoi della Regione Puglia non era proprio da hit parade. Riavvolgendo il nastro, si risale alla denuncia di un rappresentante sindacale della provincia di Foggia, tale Felice Scopece, a causa di condotte vessatorie dell’ex capo della Protezione Civile nei confronti di un dipendente del settore Economato.
Materia del contendere la condotta antisindacale del dirigente, circostanza che avrebbero indotto il sindacalista a chiedere la rimozione di Lerario dall’incarico presso la sezione Provveditorato ed Economato. Lerario però si ritrovava a rivestire sempre ruoli chiave. Era diventato commissario liquidatore dell’Ente irrigazione nonostante il suo nome fosse venuto a galla in una inchiesta sui bandi di gara dello stesso Ente che in un’inchiesta del 2017 aveva portato all’arresto di 11 persone accusate a vario titolo di turbativa d’asta, corruzione e truffa aggravata.
Mettere le mani sui conti della Protezione Civile regionale non è impresa semplice. Nonostante il fiume di denaro circolante con la pandemia, nessuno conosce nel dettaglio, spese e bilanci. La struttura, poiché diretta emanazione di quella nazionale, non sarebbe tenuta a presentare la documentazione contabile e infatti il portale regionale della Protezione Civile è inutile, niente di più che una vetrina tutt’altro che trasparente.
Ne sa qualcosa l’ex consigliere regionale del M5s Mario Conca: “Ho seguito le questioni legate all’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, mai approfondito poiché molte note non vengono pubblicate. Ma è così evidente e grossolana la gestione che non c’è bisogno di andarsi a vedere le carte per dire che un ospedale ha raddoppiato i costi di realizzazione piuttosto che aver lottato contro la disfunzione di opere costate molti soldi. Che si tratti di Borgo Mezzanone piuttosto che dell’ospedale Covid in Fiera oppure la catena di montaggio dell’ex Ciapi lo spreco è sempre immane”.
La richiesta girata all’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese rimanda al nuovo dirigente nominato dal governatore, il dott. Lopane, il quale “avrà a disposizione tutto nei prossimi giorni”. Ma anche il presidente della Commissione Bilancio, Fabiano Amati ammette che “la domanda a cui rispondere è complicatissima nel senso che nel bilancio non figurano i capitoli delle spese totali della Protezione Civile poiché nel periodo Covid sono stati usati i capitoli più disparati la cui gestione era affidata alla Protezione Civile”.
Che le mazzette da 10mila e 20mila euro non siano più presunte ma reali lo hanno ammesso anche gli indagati. Insomma regali di cortesia sotto l’albero in nome dell’amicizia e di due appalti per un totale di circa 5 milioni di euro per rendere più vivibile il ghetto di Borgo Mezzanone e altre opere da realizzarsi sempre in Capitanata.
L’inchiesta potrebbe riservare ulteriori sviluppi e aggiungere qualche particolare sul Mario Lerario che appare come “delegato e priore in fase di nomina dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro”. Le indagini hanno “fatto emergere delle zone d'ombra sulla gestione dell'attività contrattuale appannaggio di Lerario, idonee ad ingenerare il sospetto di presunte irregolarità, dietro le quali si celano condotte corruttive, nell'approvvigionamento di lavori, servizi e forniture, stante la ricorrenza di affidamenti diretti, di frazionamenti impropri degli appalti e soprattutto di aggiudicazioni frequenti in favore di una rosa di operatori economici, in difformità ed elusione alla normativa di settore". E' il contenuto di una informativa della GdF del 24 dicembre scorso.
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Il principio di rotazione degli affidamenti “non può essere aggirato - spiegano gli inquirenti - mediante ricorso ad arbitrari frazionamenti delle commesse, alternanza sequenziale di affidamenti diretti o di inviti agli stessi operatori”. Nel caso della struttura Covid in Fiera e di altri appalti a firma di Lerario, “sembra potersi riscontrare l'artificioso e improprio frazionamento degli appalti in più contratti attraverso la suddivisione dell'affidamento al medesimo operatore economico in più affidamenti, al fine di pervenire ad importi sotto soglia che permettano di adottare la procedura dell'affidamento diretto”.