Quindici giorni da dimenticare, quelli appena trascorsi a Torremaggiore, pacifica cittadina dell’Alto Tavoliere, normalmente riconosciuta come una sorta di oasi, in un contesto territoriale a dir poco turbolento. Nonostante la vicinanza a centri spesso finiti ai (dis)onori delle cronache, Torremaggiore ha nel tempo conservato un manto di tranquillità che ha indotto molti cittadini dei Comuni vicini a trasferirvisi in via permanente. Ecco perché la serie di episodi che hanno attraversato le ultime due settimane hanno scosso la comunità. Tre atti vandalici diversi ma ciascuno a proprio modo violento. Eventi simili si sono registrati anche in passato ma a destare preoccupazione è la concentrazione di più casi nel giro di pochi giorni.
Il primo risale al 27 novembre scorso quando fu lo stesso Sindaco Emilio Di Pumpo a stigmatizzare quanto era accaduto al busto raffigurante don Antonio Lamedica, amatissimo parroco venuto a mancare anni addietro che ha lasciato nei torremaggioresi un sentito ricordo, sradicato dalla sua base e fatto a pezzi: “Gesto inqualificabile che, ancora una volta, testimonia il livello di inciviltà, di disagio e più propriamente di ineducazione dei fautori. A chi ha visto, a chi sa rivolgo l'appello a inoltrare formale denuncia, senza cui, purtroppo, nessun atto conseguenziale e incisivo può essere posto in campo. Il busto alla memoria di don Antonio Lamedica sarà ripristinato, questo è certo e gli autori, ove identificati, severamente puniti. Ai facinorosi dico, con paterno slancio: ragazzi, spendete meglio il vostro tempo, non infinito ma sicuramente sufficiente ad apportare valore alla comunità che, al momento, non può esprimere altro che inflessibile condanna per il vostro comportamento”.
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Questo weekend invece è stato preso di mira il defibrillatore presente in pineta, polmone verde nel cuore della città dove in molti si recano per fare attività sportiva.
“E’ stato distrutto da una bomba carta, i danni evidenziano che l’esplosivo è stato posizionato all’interno della cassetta contenente il dispositivo col chiaro intento di danneggiare profondamente il bene”, ha spiegato a l’Attacco Nicola Lamedica, tra i benefattori che qualche anno fa avevano contribuito all’acquisto del dispositivo medico. Un gruppo di 5 cittadini ha sborsato una cospicua somma per dotare la pineta del defibrillatore (che vale intorno ai 1500 euro), proprio a seguito di un malore accusato da un torremaggiorese durante l’attività fisica. “Siamo profondamente amareggiati per l’accaduto, eravamo felici di avere la nostra pineta cardioprotetta, ora il defibrillatore sembra irrimediabilmente compromesso, proveremo a capire se si può riparare, in caso contrario, difficilmente troveremo qualcuno disposto ancora a dare un simile contributo alla città”.
Sempre in questi giorni a denunciare un altro atto vandalico è stata Clara Palma, responsabile legale dell’associazione Torremaggioremia che in questi anni si è spesa in particolar modo per riqualificare una zona della città che era spesso malfrequentata ed in generale off limit per i cittadini. Palma e i volontari hanno riportato la vita nel parco e con essa la parte buona della comunità, compresi i più giovani. Per il Natale avevano allestito un addobbo che però è durato molto poco: “Avrei voluto raccontarvi la gioia di aver fatto, anche quest'anno, l'albero. Avrei voluto farvi capire la gioia, di chi fa parte di questo circolo, nel poter esporre il lavorato di un mese. Avrei voluto farvi vedere gli occhi del nostro associato più grande, quando finalmente era tutto illuminato. Avrei voluto farvi vedere 7 ragazzi stranieri che gioivano a farsi le foto sotto l'albero. Poi la notizia: due serie a pannelli solari sono state rubate, una completamente distrutta, i pupazzi sotto l'albero fatti a pezzi, spezzata un’altra serie luminosa sull'albero e rubata un'altra serie a pannelli. Ma cosa avete nel cuore? Ma come li crescete questi ragazzi? Ma cosa cavolo vi passa nella testa? Possibile che non avete a cuore la cultura del bello e dell'amore? Cosa pensate diventeranno i vostri figli un domani? Comunque, ringrazio l'amministrazione comunale che appoggia ogni nostra proposta. Ringrazio la ditta Tre Fiammelle che ha fatto più di quello che doveva. Ringrazio chi si è reso disponibile per l'addobbo dell'albero. Ringrazio il mio gruppo che nonostante tante delusioni, continua imperterrito a crederci”.
La crisi della famiglia, principale agenzia educativa e le restrizioni causate da due anni di pandemia che hanno ulteriormente esacerbato la contrazione della socialità, riducendola a un mero fenomeno digitale sono alla base di questa serie di episodi violenti per l’assessora alle politiche sociali di Torremaggiore, Lucia Di Cesare.
“E’ senza dubbio un problema educativo prima ancora che culturale – il commento dell’amministratrice a l’Attacco -, rispetto al quale si fa fatica a fare fronte. Si tratta spesso di atti vandalici, più o meno consapevoli, messi in atto da ragazzini e adolescenti. Quando mi vengono rappresentate queste circostanze continuo imperterrita a sostenere che chi vede, chi identifica deve denunciare, segnalare, soprattutto in presenza di minori, in modo da attivare anche la rete dei servizi sociali che così sono messi in condizione di intervenire e recuperare il minore. Purtroppo dobbiamo registrare una sorta di scoraggiamento da parte dei cittadini che rinunciano a denunciare, di fronte ad uno stato delle cose percepito come non modificabile, invece, non mi stancherò mai di dirlo, bisogna reagire. La parte buona della comunità è quella maggioritaria e deve dare seguito a iniziative di responsabilità e senso civico”.
Intanto l’amministrazione prosegue la sua attività con iniziative, in collaborazione con le scuole e le associazioni, destinate ai giovanissimi, “con una mano sempre tesa verso le famiglie. L'obiettivo è quello di gettare semi e dal seme trarre la buona pianta e i frutti, quelli positivi che sono evidenti nelle varie manifestazioni che continuiamo a proporre. Solo in questo modo possiamo generare quegli anticorpi necessari a contrastare la violenza, il vandalismo e tutto ciò che non è senso di appartenenza ad una comunità”, ha sottolineato l’assessora.
Zone Transition
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Preoccupano poi gli effetti del Covid: “La pandemia ha costretto i più piccoli ma anche le generazioni più adulte ad avere rapporti sociali solo tramite gli smartphone, oggi si sta manifestando un fenomeno che io accomuno al bullismo: escludere i ragazzi dai gruppi social; e se non ci sei è come se non esistessi. Con tutte le conseguenze che un tale isolamento può comportare. Ecco perché ora più che mai è necessario incoraggiare tutte le forme di aggregazione che possano includere, che possano far crescere nei giovani un senso di appartenenza forte”.