Il futuro di Enrico Letta alla guida della segretaria nazionale del Pd è legato a doppio filo al risultato nella competizione elettorale del 25 settembre. Se dovesse andar male, in pole position per la sua successione Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna e uomo del “campo largo” con Movimento 5 Stelle e terzo polo, come ha ampiamente dimostrato, quanto a intese e dialogo, alla guida del suo territorio regionale. Un “campo largo” che nel futuro parlamento potrebbe servire ad arginare probabili numeri forti del centrodestra.
L’Attacco ha approfondito se Bonaccini abbia seguito e apprezzamento anche tra le file del Pd di Capitanata. Tutti zitti però sul punto. Bocche cucite. “Al momento - dicono trasversalmente gli interpellati – un simile ragionamento è prematuro. Siamo concentrati esclusivamente sulla campagna elettorale e sul suo ‘front runner’ Enrico Letta”.
C’è però un dirigente del Pd locale che non nega malumori tra la base e i dirigenti dem del territorio nei confronti delle scelte pre-elettorali compiute dal segretario nazionale in carica del Pd.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
“Un eventuale ragionamento su Bonaccini alla guida del Pd ora è senz’altro prematuro, ora siamo in trans-agonistica da campagna elettorale – esordisce la fonte -. Ma, girando i territori, riscontro ciò che ha detto anche Antonio Decaro qualche giorno fa a Cerignola, quando ha fatto intendere come la chiusura di Enrico Letta nei confronti del Movimento 5 Stelle sia stata azzardata. E’ un sentiment che riscontro anche nella nostra base e tra i dirigenti locali del partito. Negli ultimi 3 anni, sia a livello regionale che nazionale, il Pd ha lavorato ad una alleanza con il M5S e la divisione a freddo ha un po’ stupito tutti. Ho imparato che in politica 2 cose non bisogna mai fare: le fusioni e le divisioni a freddo. Posso comprendere l’arrabbiatura a caldo di Letta per la caduta del governo Draghi. Ma, a mente fredda, passati dieci giorni, un cartello elettorale con il Movimento 5 Stelle andava fatto: avrebbe reso contendibili una serie di collegi uninominali. Probabilmente – continua il dirigente del Pd di Capitanata - quando si raggiungono i vertici di un partito si perde un l’orecchio sulla base e sul suo orientamento. Come ha potuto pensare Letta - si domanda - di sostituire una più auspicabile e proficua alleanza con Conte optando invece per l’apertura verso Calenda? E’ qualcosa che ci lascia perplessi in molti nel partito. Domandate ai cittadini del territorio se nutrono più simpatia per Conte o per Calenda? La risposta è scontata. In tutti i modi, allo stato attuale, se mi si chiede se ci siano, in provincia di Foggia, dem che stiano con Bonaccini, la risposta è ‘no’. Ma semplicemente perché è ancora troppo presto per simili ragionamenti”. Poi la fonte de l’Attacco esprime il suo giudizio sul governatore dell’Emilia Romagna. “Il campo largo lo sa fare – analizza -, siamo d’accordo, ma nel congresso nazionale entrerà in gioco la questione del Sud. Bonaccini è espressione di un partito ‘emilianista’ forte e radicato, che rappresenta pur sempre istanze territoriali specifiche. Bisognerà capire – conclude - se anche i dem del Mezzogiorno riusciranno a sviluppare idee da porre a confronto”.
Il congresso del Pd, per la cerignolana Elena Gentile, ex europarlamentare e storica big dei dem di Puglia, si dovrà fare e anche alla svelta. “Sono 5 anni che non si fa: l’anno scorso è stato rimandato per le congiunture di forte emergenza, tra Covid e crisi energetica. Penso che si possa tenere addirittura prima della fine dell’anno, anche se la trafila delle consultazioni territoriali interne al partito è lunga e complessa. Poi, però - continua -, tutte queste dinamiche potrebbero saltare e imporsi invece un cambio di passo se il Pd non dovesse andar bene nel risultato elettorale. Però, fin quando non avremo il riscontro del 25 settembre, difficile fare ragionamenti in ordine al futuro della segreteria. Ora come ora non si sbottona nessuno nel partito: è anche comprensibile. Una cosa poi – conclude Gentile - è il tentativo di allargare la coalizione in Parlamento, altro, invece, sono le dinamiche di congresso, cosa intima di un partito”.
Zone Transition
Zone Transition
Secco il responsabile del Pd di Foggia, Davide Emanuele: “In questo momento il segretario è Enrico Letta. Dopo le elezioni, se e quando si aprirà la fase congressuale, si faranno tutte le valutazioni del caso. Il congresso non è stato ancora convocato, non ci sono candidati alternativi, siamo tutti concentrati sulla campagna elettorale: il nostro ‘front runner’ è Letta”. Poi, sulla possibilità di un asse futuro Pd- 5 Stelle: “Letta ci stava lavorando convintamente, la crisi di luglio ha compromesso il percorso. Un percorso, quello della costruzione di un campo largo ed omogeneo di centrosinistra, che comunque bisogna tenere vivo”. Infine l’apricenese Tommaso Pasqua, vice presidente del Pd di Capitanata: anche lui esclude una guardia locale pro Bonaccini, che bolla come fantasia giornalistica. “Il Pd di Capitanata, che conosco bene – evidenzia -, è concentrato a portare voti al partito per il 25 settembre. Ciò che succederà dopo forse neppure Dio lo sa. Al momento mi pare avventata l’ipotesi di un cambio al vertice con Bonaccini”. E sull’ipotesi futuro campo largo? “Più probabile in caso di caduta del centrosinistra alle elezioni. Al momento, comunque – riprende il discorso precedente -, ‘bonacciniani’ nel Pd di Capitanata non ce ne sono, nessuno ci sta pensando. D’altronde, se, per uno strano caso, il Pd dovesse essere primo partito e la nostra coalizione vince le elezioni, chi lo toglie più Letta dal suo posto attuale? Non bisogna fasciarsi la testa prima di romperla”.