“L’abuso di convocare il Consiglio comunale in seduta urgente su iniziativa spesso del Sindaco Rotice, accettata in modo passivo e acritico dalla Presidente Titta in base al rispetto solo formale dello Statuto Comunale e del Regolamento del C.C. - scrive in una nota Iolanda D'Errico, presidente di Manfredonia Nuova -, costituisce una strategia politica il cui vero e recondito obiettivo è quello di “spiazzare” l’opposizione
che, di fatto, non ha il tempo di preparare, concertare e organizzare, di comune accordo, la propria funzione di controllo politico-ammnistrativo dell’azione di governo e dei provvedimenti della maggioranza”.
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“Non viene neppure consentita – nella fattispecie - ai Consiglieri che non possono essere presenti per ragioni personali e familiari, di residenza in un altro Comune distante e di lavoro, la possibilità di richiedere di seguire - e partecipare - “da remoto” alle riunioni e deliberazioni del Consiglio”.
“Il Consiglio comunale può e dovrebbe riunirsi in seduta urgente soltanto quando è richiesta la trattazione di “indifferibili e imprevedibili” provvedimenti che non consentono in modo assoluto l’osservanza della convocazione straordinaria”.
“Inoltre, il Presidente del Consiglio, nell’avviso di convocazione, è tenuto “analiticamente ed esaurientemente” ad indicare i motivi dell’urgenza. Tutto ciò non avviene nel “Feudo di Manfredonia”, con regole che non attengono al dettato normativo dello Stato di diritto italiano, e dove, si hanno in spregio i dettami minimi di rispetto delle Istituzioni. Qui si continua a perpetrare l’abuso del termine “urgenza” per aspetti e argomenti di ordinaria amministrazione. A ciò si aggiunge la beffa di vedere accludere nell’ordine del giorno del 18-10, quegli accapi rinviati al 28 ottobre dalla stessa presidente Titta nel corso della pubblica seduta consiliare scorsa del 03-10”.
Zone Transition
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Manfredonia Nuova “stigmatizza e deplora fortemente questo comportamento, totalmente antidemocratico, che lede i diritti dei cittadini rappresentati anche dall’opposizione, posta, ancora oggi, nonostante la timida apparizione nelle scorse convocazioni consiliari, (poi scomparso nel nulla) di un accapo riguardante la trattazione dei Consigli da remoto, in una condizione di esclusione volontaria, discriminatoria e illegale”.