“Fratelli d'Italia rinasce a Foggia partendo dai suoi giovani”. E’ l’incipit della nota diramata pochi giorni fa alla stampa dal commissario cittadino, Mario Giampietro, in ordine al rinnovo del coordinamento foggiano dei meloniani. “Fratelli d'Italia – continua il comunicato - si riorganizza per il rilancio e le sfide future con la consapevolezza che il lavoro sarà duro ma con la forza dell'amore per Foggia, una città ferita profondamente che avrà bisogno di un grande impegno, passione e senso di sacrificio per alzare la testa e ritrovare il proprio orgoglio.
A seguito di un ampio giro di consultazioni tra gli attivisti e i simpatizzanti, proseguendo nel compito assegnato dal commissario provinciale onorevole Galeazzo Bignami e il coordinatore regionale Marcello Gemmato, Mario Giampietro – conclude la nota - ha individuato il gruppo che al suo fianco è pronto a dare il meglio per la propria città. Siamo pronti a risollevare le sorti del nostro territorio e aperti a chiunque condividendo i nostri valori vuole far parte della nostra squadra”.
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Quale sia, più nel dettaglio, non solo a Foggia ma in tutta la provincia, il futuro di un partito che, solo qualche anno fa, sembrava ridotto a lumicino e che, inoltre, ha dovuto fare i conti, più o meno direttamente, con il commissariamento per mafia e la bufera giudiziaria che ha travolto il Comune di Foggia, l’Attacco ha provato a chiederlo ad esponenti locali di FdI e ad osservatori, ora esterni, che però hanno fatto la storia del partito di Giorgia Meloni in Capitanata.
Un partito locale adesso forte del forte vento nazionale che tira a favore e dell’aria di ricostruzione e rinnovamento sbandierata dai suoi dirigenti territoriali. Esistono nomi e dinamiche emergenti che possano rappresentare un buon riverbero, anche in Capitanata, delle legittime aspirazioni governative di Fratelli d’Italia?
“Non ragioniamo nell’ottica di singoli nomi, ma di comunità – risponde al quesito de l’Attacco Gianvito Casarella, coordinatore cittadino di FdI a Cerignola e membro dell’assemblea nazionale -. Il nostro partito fonda sul senso di comunità che nasce dai ragazzi di Azione Giovani, che oggi sono cresciuti e che tra una settimana esatta esprimeranno un parlamentare (Giandonato La Salandra, ndr). E’ dunque sconveniente parlare dei singoli in questa fase di rifondazione e allargamento del partito. Dobbiamo continuare a radicarci sul territorio. C’è un bel gruppo di giovani anche a Foggia, stanno sicuramente rifondando il movimento giovanile e questo non può che essere salutato con piacere da chi è nato e cresciuto politicamente in quel contesto, a cominciare da Giandonato, passando per tutta la nostra generazione. In provincia – continua Casarella - continuiamo l’allargamento e il radicamento sul territorio: questo è un partito in campagna elettorale 12 mesi l’anno, quindi quando si chiamano gli amici, anche sotto l’ombrellone, perché è caduto il governo e c’è da fare una campagna elettorale per le politiche non si trova nessuna difficoltà e si allestiscono subito comitati, gazebi: ci si mette immediatamente in movimento perché veniamo dal movimento e siamo sempre in movimento”.
Un punto di vista leggermente più critico è rappresentato da uno storico membro del partito locale, con un passato amministrativo di rilievo: “L’aria di rinnovamento c’è e si sta continuando a discutere su questo – esordisce a l’Attacco -. Ma la campagna elettorale ha un po’ relegato in secondo piano il processo di ristrutturazione territoriale. Vedremo cosa accadrà dopo il 25 settembre. C’è bisogno di nuove forze, che, in verità, già adesso non mancano. Tante persone, professionisti, negli ultimi tempi si sono avvicinati al partito grazie a Giannicola De Leonardis e a Giandonato La Salandra. Ma ad oggi viviamo ancora la stagione del commissariamento e i quadri locali sono ancora tutti da definire. Giandonato – racconta la fonte de l’Attacco – inizialmente doveva essere il prossimo segretario provinciale perché si pensava che fosse De Leonardis il candidato in Parlamento. Dunque La Salandra, in qualità di vice commissario provinciale, stava lavorando bene per raccogliere ed esprimere intorno a sé la futura ‘giunta provinciale’, compresa la prossima segreteria cittadina, ed anche una candidata donna spendibile per la futura corsa a sindaco di Foggia. Le elezioni e le dinamiche dualistiche tutte interne ai meloniani pugliesi, poi, con Gemmato da un lato e Raffaele Fitto dall’altro, hanno stravolto le previsioni e interrotto il percorso avviato sul territorio da Giandonato”.
“Il rinnovamento, certo, lo dobbiamo fare”, conclude l’esponente esperto di FdI, che, inoltre, mostra qualche perplessità sulla candidatura “fittiana” di Annamaria Fallucchi, “perchè non ha mai neppure avuto la tessera di partito” .
“Ma deve essere un rinnovamento - continua la fonte - sulla base della professionalità, della serietà, dell’onestà, del radicamento ai valori del partito. Il piano generazionale non può essere l’unico discrimine, perché non possiamo chiedere il voto solo ai giovani. D’altronde i giovani seriamente interessati a fare politica, oggi, non sono molti. Ma su Giampietro - precisa in ultimo - devo dire che sta lavorando bene: è un attivista vero, sta guadagnando il favore di Gemmato”.
Totalmente pessimista, infine, Mimmo Farina, fondatore - insieme all’ex consigliere comunale Giuseppe Mainiero - di FdI in Capitanata. Salvo poi entrare in collisione (entrambi) con la nuova linea di Giorgia Meloni e uscire (entrambi) definitivamente dalle sue file.
Zone Transition
Zone Transition
“Parlo da osservatore esterno. Quando fondò il partito – racconta Farina - il mantra di Giorgia Meloni era ‘mai più con il Popolo delle Libertà”, perché il PdL era diventata una sorta di cloaca che prendeva di tutto. Quando mi candidai al Senato nel 2013 le liste di Fratelli d’Italia erano in contrapposizione al PdL, fuori dalla coalizione di Silvio Berlusconi: corremmo da sol. Il risultato, infatti, fu molto esiguo. Poi la Meloni avrà cambiato idea e, in Fratelli d’Italia, si è iniziato ad imbarcare tutti. Oggi, sul territorio, a guardare FdI si vede quasi una copia del PdL: si pensi a chi comanda. A partire Fitto. Se questa è la premessa – continua Farina – si può parlare di un partito che ha rinnegato se stesso. Di che rinnovamento vogliamo parlare con mezza UdC e con una serie di candidature imposte da Fitto e avallate da Meloni? Si veda il consiglio regionale: non c’è nessuna autentica espressione di FdI, sono tutti fittiani. Certo, Fitto - conitnua Farina - oggi è iscritto a Fratelli d’Italia ma bisogna ricordare che un tempo era ‘la protesi’ di Berlusconi. A queste condizioni si può parlare di un partito che si aggiorna? Io – conclude l’avvocato ed ex assessore provinciale ai Lavori pubblici – non ci credo e penso che anche i giovani animati da vero cambiamento saranno destinati a fallire contro orientamenti e logiche spartitorie già decisi”.