C’era anche l’ex parlamentare Orazio Montinaro, mercoledì sera, alla riunione del Pd foggiano in cui è stata discussa la sconfitta alle politiche. “Al netto di tutte le critiche che si possono rivolgere al Pd, resta un partito che oscilla intorno al 20% ed è la principale forza di opposizione”, è l’analisi del 77enne Montinaro a l’Attacco. “Parlare di un partito defunto è eccessivo. Col campo largo il centrosinistra avrebbe vinto, perché Calenda e Conte hanno determinato una perdita di voti a nostro danno.
Inoltre è stato detto che per 10 anni il Pd è stato al Governo: è vero e questo ha comportato problemi non secondari perché chi sta al Governo deve assumersi responsabilità pesanti. Noi nel 2012 avemmo un forte senso di responsabilità, che altri non hanno avuto nel 2022, nonostante crisi energetica, guerra, momento drammatico vissuto da impresa e commercio”. Montinaro parla di “ennesima onda mediatica”.
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“Prima c'è stata quella di Renzi, poi l’onda del M5S, in seguito Salvini e ora c'è l’onda mediatica di Meloni. Si crea il mito e su questo mito soffia il vento. Come si può rispondere? Si risponde con un radicamento profondo nella società, che noi abbiamo perso”, evidenzia.
“Come Pd eravamo prima presenti nelle fabbriche, nelle Università e nelle scuole, nei quartieri. Oggi non è più così e diventa drammaticamente vera la narrazione presso l'opinione pubblica che Conte sia di sinistra, che Meloni sia coerente, che il Pd sia un partito di potere. Sono idee che passano nell'opinione pubblica senza che il Pd abbia gli strumenti per combatterle e per superare anche le grida dei qualunquisti e dei populisti. Ora va fatto un congresso non solo reale ma che determini un processo di inversione profonda dell'attuale situazione e che ci porti nuovamente a radicarci della società”.
L’ex senatore affonda contro l’ex premier Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva: “I suoi errori li abbiamo pagati tutti: dal Job Act alla Buona scuola, al Rosatellum. A chi mi rivolgo io se sono un precario, una partita IVA o un operaio? Li abbiamo pagati al punto che oggi il Pd non è più visto come baluardo a difesa dei lavoratori. Letta ha pagato e continua a pagare gli errori di Renzi”.
Alle politiche il Pd si è fermato al 19% in Italia e al 16% in Puglia. “In Puglia, come in Campania, abbiamo avuto regionali con liste di appoggio ampie fatte di personale politico spurio, i cosiddetti civici. Si è visto cosa hanno fatto in queste elezioni politiche: Cassano ha votato Calenda, altri civici si sono rivolti ai luoghi di appartenenza. Alleanze fragili, che non hanno portato a nulla. Le situazioni peggiori si sono verificate dove c'erano alleanze col civismo che attorniava i governatori, attratti degli interessi legati alle regionali e invece non interessati quando non si vota per il presidente di Regione”.
A Foggia città il Pd ha registrato un ancor più fallimentare 13,07% nonostante tutto il marasma che ha travolto negli ultimi anni il centrodestra del capoluogo.
“E’ un dato negativo, drammatico. Ma con quali strumenti abbiamo fatto capire ciò che è successo a Foggia? Quanti hanno letto la relazione sullo scioglimento per mafia? Il voto del M5S è significativo ma il Pd, nonostante quanto detto da Conte, ha difeso il reddito di cittadinanza. Sono Salvini, Meloni e Berlusconi che volevano eliminarlo. Io sono per difendere il reddito di cittadinanza ma non basta, per quanto sia un gradino indispensabile”.
Errori ne ha ammessi anche Piemontese. “Che peso può avere avuto l'errore da lui eventualmente commesso, con un vento così forte in senso contrario? L'errore del singolo non ha pesato molto”. E’ chiaro, però, che le colpe per la sconfitta vadano ricercate anche all’interno del partito. “Le responsabilità sono evidenti sia nel partito nazionale che nel partito locale, sono diffuse. Ognuno di noi ne ha”, analizza Montinaro.
“Ora bisogna determinare una controffensiva culturale prima ancora che politica. Vai al Candelaro e c’è la morte sociale, abbiamo abbandonato quel quartiere come se non ci fossero speranze. Potevamo essere, invece, punto di riferimento per chi ci vive. Ai tempi del PDS raggiungevamo anche il 38-40% nel rione Candelaro, entravamo nelle case coi compagni. Se manca il lavoro la canna oscilla di più, è chiaro. Lo stesso Decaro, così bravo come sindaco di Bari, non ha potuto fare miracoli. La disperazione di Foggia è grande, grande, grande. Non abbiamo saputo interagire con quella disperazione ed essere un riferimento”.
L’auspicio, nel Pd, è che con la stagione dei congressi saltino anche logiche deleterie. “Il cambiamento non deve riguardare solo i segretari ma la ricostruzione degli strumenti per penetrare di nuovo nella società, per dare sfogo alle intelligenze. Abbiamo i ragazzi brillanti come Caggiano, Strippoli, Cela. Bisogna pescare nella società civile, allargare”, commenta l’ex eletto.
Elena Gentile ha commentato su queste colonne che senza tante fuoriuscite e chiusure da parte del Pd di Piemontese&Azzarone le cose sarebbero potute andare diversamente per lo stesso vicepresidente regionale. “Per stare insieme serve volersi bene in due. Di certo alcune perdite sono state molto pesanti. Io mi auguro che la nuova aria che dovrebbe ricominciare col congresso riporti tutti dentro, da Gentile a Cicolella, da Ragni a quelli di Manfredonia. Ma, soprattutto, serve aprire a nuove presenze, fasce sociali ed energie. C sono tante persone che sono molto simili a noi, in empatia con noi e che ci muovono critiche giustissime”, spiega Montinaro. “Voglio un partito che sia di sinistra, riformista, razionale ma che sappia anche parlare ai cuori delle persone”.
Chi dopo Azzarone? “Ho un nome in mente ma non voglio bruciarlo. Credo che si imponga questa persona per la sua intelligenza, moralità, onestà e credibilità. Penso che sia adeguato”.
Il 2023 vedrà l’appuntamento cruciale con le comunali foggiane, in primavera se non ci sarà proroga per i commissari (il cui mandato terminerà a febbraio), verosimilmente a novembre in caso contrario. Dai beninformati trapela che la proroga a 24 mesi è stata chiesta, come prassi consolidata nei Comuni sciolti per mafia. “C'è bisogno di invertire i processi, non è lavoro di pochi mesi ma di anni. Bisogna unirsi per creare una diga attorno ad una forza capace, serena, non qualunquista, determinata”, dice il piddino.
Zone Transition
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“Mi auguro che ci sia un'alleanza più ampia possibile, non solo col M5S. E se malauguratamente non si riuscisse a farla al primo turno c'è sempre il secondo turno, ma spero si riesca prima. Spero che si usi al meglio il tempo che c'è, mettendo insieme le migliori intelligenze ed energie. Sinceramente, non so se ce la faremo. Bisogna far capire in quale baratro sia caduta la nostra città”. Montinaro non fa nomi per il proprio candidato sindaco ideale: “Penso a una persona che riassuma in sé qualità culturali, morali e politiche. Uno che sappia parlare ai giovani di Candelaro, agli operai della Sofim, alle partite IVA. A me pare importante questo più che l'appartenenza al Pd o ai 5Stelle”.