Come acqua che spegne il fuoco? No, affatto. La brace cova e il ritiro dal Consiglio comunale dell’accapo presentato dall’assessore Angelo Salvemini, dopo l’istruttoria del dirigente comunale Giuseppe Di Tullo, relativo alla concessione a Engie del servizio energia e gestione integrata degli impianti termici e di pubblica illuminazione – di cui abbiamo dato ampio conto nelle scorse settimane -, ha lasciato irrisolti una serie di quesiti. Quello principale da porsi, magari in prima persona, è: accetterei la convenzione se fosse un contratto per le forniture a casa mia? Alla luce di questa domanda, l’Attacco ha analizzato tutto quello che viene stabilito nelle 52 pagine della convenzione, attualmente definita “bozza”, che legherebbe le parti Comune di Manfredonia e Engie se il Consiglio comunale scegliesse così. Sono venute fuori numerose sorprese, elementi che finora non erano stati notati.
Il primo, molto evidente, è di natura economica. Nella premessa della convenzione è indicato che il risparmio che si andrà ad ottenere oltre la quota garantita verrà condiviso con questa ripartizione: 95% a Engie e 5% al Comune. Una differenza così vistosa da lasciare piuttosto interdetti. È conveniente, oppure il Comune potrebbe spuntare migliori margini di guadagno?
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Nella parte che contempla le obbligazioni generali e i servizi, si specifica che la manutenzione straordinaria della pubblica illuminazione riguarda esclusivamente gli impianti censiti e riqualificati.
Già, censiti. Peccato che ci siano zone del tutto assenti, vedi la Riviera Sud. Sono assenti Sciale Rondinelle, Sciale degli Zingari e Scalo dei Saraceni, ai quali si aggiunge anche un comparto: il CA2. Che sia una vista o una precisa scelta, la domanda è: sono costi extra di cui si è tenuto conto?
Non è nota quale possa essere la durata naturale delle lampade e, più in generale, dei corpi illuminanti. Parimenti, non si capisce cosa possa accadere quando non funzionano più: chi paga la sostituzione?
Il Servizio Energia Termico, poi, riguarda centrali termiche e sistemi terminali degli impianti indicati nel Progetto di Fattibilità “ad esclusione delle linee di distribuzione termica non a vista al di fuori delle centrali termiche”. Cioè, sono pagati come extra tutti gli interventi sugli impianti o su parti di essi che non risultano essere a vista “o di facile e immediato accesso per gli operatori addetti alla manutenzione”. È davvero il caso?
Ulteriori interventi extra canone sono quelli riferiti alle nuove opere; ai rifacimenti parziali o totali di impianti, su richiesta dal Comune per esigenze diverse dalla normale manutenzione; ai ripristini funzionali a seguito di danni causati da terzi o da eventi naturali (alluvioni, terremoti, frane, smottamenti, incendi, ecc.) o da cause di forza maggiore, e questo vuol dire che non c’è nessuna copertura assicurativa; agli interventi per adeguamenti normativi e legislativi relativi a normative o leggi successive alla data di sottoscrizione del contratto.
Al riguardo della riconsegna degli impianti al termine della concessione, il Comune dovrà garantire il loro buono stato, “salvo il normale deperimento d’uso”, perché questi torneranno gratuitamente nella piena disponibilità della Engie, “liberi da vincoli di ogni genere”. C’è equilibrio in questa condizione di restituzione gratuita?
Qualche altro dubbio sorge nella lettura dell’articolo 9.2 della bozza di convenzione, che era allegata alla proposta ritirata nell’assise consiliare del 27 ottobre scorso. Viene espressamente annotato che il consumo di energia negli impianti, nel caso sia oltre quello previsto, dovrà essere a carico del Comune di Manfredonia. La conseguenza nefasta potrebbe essere anche quella che, così come scritto senza fronzoli, “lo stesso (il Comune, ndr) potrebbe non riuscire a recuperare gli investimenti effettuati e i costi sostenuti per l’operazione”. È opportuno per un ente che si trova a dover rispettare un Piano di riequilibrio economico e finanziario?
La concessione in via esclusiva riguarda il servizio di energia e gestione integrata degli impianti termici, degli impianti di pubblica illuminazione, oltre alla manutenzione ordinaria degli impianti semaforici, idrico-sanitario, antincendio e delle lampade esterne agli immobili comunali. In pratica, tutto per 20 anni e una spesa del Comune di 31 milioni e 720 mila euro: 1 milione e 586 mila euro all’anno. A cui bisognerebbe aggiungere, comunque, gli eventuali costi extra di cui sopra.
Per concludere e a scanso di equivoci, anche se rappresenta un elemento meno impattante rispetto ai precedenti rilievi, è messo nero su bianco che incidono sulla revisione del canone “le variazioni legate alla stagionalità, alle ore di erogazione del servizio, alla temperatura richiesta negli ambienti, ai volumi erogati”. Non manca niente, a favore di Engie.
Qualunque possa essere il momento in cui si deciderà di riportare in aula consiliare la questione degli impianti termici e di pubblica illuminazione, qualora dovesse essere accettata la proposta di Engie, si raggiungerà un record che non sembra avere uguali sul territorio nazionale. La concessionaria si garantirebbe la bellezza di 35 anni consecutivi nella gestione dei servizi predetti. Iniziò nel 2007, quando si chiamava ATI Cofatech Servizi SpA Conscoop. Nel 2011 ottenne la proroga fino al 2022 con il nome di ATI Cofely Italia SpA Conscoop. Una proroga monstre, oltre la soglia che la Centrale acquisti della Pubblica Amministrazione Consip indica, che ha fatto in modo che si arrivasse ai giorni di oggi.
Se la convenzione fosse siglata, Engie Servizi SpA (ex Cofely Italia), dopo 15 ininterrotti anni e 3 diverse Amministrazioni - compresa quella dei commissari straordinari -, gestirebbe il servizio per altri 20 anni e almeno altre 3 Amministrazioni comunali: fino al 2042.
Zone Transition
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Stando alle voci che riferiscono a l’Attacco alcuni beninformati e di cui abbiamo dato conto su queste colonne, c’è stata agitazione prima che iniziasse l’ultimo Consiglio comunale. Quello che invece non era noto è la diffidenza che l’attento e ferrato segretario generale Maurizio Guadagno nutrirebbe verso la bozza di convenzione. Pare che anche lui abbia notato l’assenza di ampie zone nell’elenco degli impianti di illuminazione censiti e che, inoltre, abbia invitato a confrontare i costi dei servizi proposti della Engie con quelli di Edison.