Vitangelo Dattoli è ancora direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia, fonti vicine al manager riferiscono infatti a l’Attacco che la notizia delle sue dimissioni è priva di fondamento.
La voce è circolata ieri mattina ma in realtà Dattoli, finito lunedì agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Icaro, per la presunta manipolazione della gara per il trasporto aereo degli organi, per ora resta al suo posto.
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Circolano anche ipotesi relative ad un altro filone dell’inchiesta partita due anni fa, per cui ci sarebbe un’altra decina di indagati i cui nomi sarebbero stati volutamente occultati nell’ordinanza delle misure cautelari di lunedì, per evitare di anticipare le mosse della magistratura. Nei prossimi giorni potrebbero quindi arrivare gli avvisi di conclusione delle indagini e non si escludono altri colpi di scena con il coinvolgimento di altri soggetti.
Quanto al futuro di Dattoli alla guida del Policlinico, una riflessione verrà fatta solo a seguito dell’interrogatorio, quando con il suo legale potrà avere un quadro più chiaro della situazione ma per ora resta tutto in stand by.
Il tema si è presentato anche nella seduta di giunta regionale di lunedì, il presidente Michele Emiliano avrebbe preso tempo, secondo indiscrezioni, sembrerebbe escluso il commissariamento, piuttosto pare stia pensando di affidare temporaneamente l’ospedale al direttore amministrativo Michele Ametta.
“Avevamo avvisato Emiliano della nostra insofferenza, come Movimento, rispetto a una serie di questioni relative al Policlinico – ha fatto presente a l’Attacco l’europarlamentare pentastellato Mario Furore -. Questa vicenda, che comunque dovrà essere risolta nelle aule di tribunale, può però determinare un giudizio politico sulla gestione dell'ente. Non dimentichiamo che tutti i dirigenti vengono scelti dalla politica e la stessa politica, in questo caso quella regionale, deve fare ammenda degli errori che commette, assumendosi le sue responsabilità. Questa ennesima notizia fa il paio con le questioni dei concorsi che abbiamo sollevato, tra cui la nomina del direttore di centrale 118 e il caso Colapietro, penso anche a ematologia e all’esclusione di Celestino Ferrandina, all'acquisto in pandemia delle mascherine e dei materiali di emergenza urgenza. Molti in queste ore mi hanno anche ricordato un mio post sui social, del 2016 in cui mettevo in luce uno scambio di poltrone e l'arrivo di Costantino Quartucci (anche lui agli arresti domiciliari, ndr) all'area patrimonio dell’ospedale, probabilmente avvenuto senza considerare il merito e oggi i fatti purtroppo penso che possano averci dato ragione”.
Con un rappresentante in giunta, i 5 Stelle si stanno già muovendo e l’assessora Rosa Barone avrebbe già avuto in tal senso una interlocuzione con i parlamentari del territorio per capire il da farsi.
“La gestione dell'ospedale per noi è sempre stata una ferita aperta di questa città – ha aggiunto Furore -. Tutti gli addetti ai lavori descrivono Dattoli come un uomo molto capace però ci siamo sempre scontrati con la sua amministrazione. A questo punto, con una chiave di lettura politica, serve a nostro avviso un cambio di paradigma nella scelta dei manager pubblici. Anche la Asl rappresenta un problema per la sanità di Capitanata, il che conferma che il tema è uno solo: quando la pubblica amministrazione diventa penetrabile e non è più impermeabile, non agendo secondo condotte di meritocrazia e imparzialità, allora è un problema. Questo perché questa propensione alla permeabilità potrebbe accendere appetiti. Il problema quindi per noi è politico e rimane in capo alla pubblica amministrazione, sia alla Asl che al Policlinico, che dopo tutte queste inchieste non hanno brillato in tema di gestione. Noi siamo in giunta con Emiliano e non nego che queste vicende rappresentano per noi un problema, considerato che i 5 Stelle hanno sempre fatto battaglie sulla legalità, sulla trasparenza e sul merito. Questi episodi quindi rappresentano una sorta di raffreddamento nei confronti della maggioranza. Non abbiamo intenzione di avere a che fare con queste vicende e per questo abbiamo chiesto a Emiliano di avere nomine importanti sul tavolo perché vogliamo invece dimostrare che indicando persone di nostro riferimento, riusciremmo a fare la differenza. Questa la vera sfida che deve affrontare il Movimento, altrimenti non avrebbe nessun senso essere in Giunta. Puntiamo quindi a un cambio di governance, sia all’interno della Asl che dell'ospedale e speriamo di tagliare questo traguardo”.
Fermo restando che la magistratura dovrà fare il lavoro, i 5 Stelle intendono tracciare un bilancio politico sulle scelte finora fatte da Bari. “Non possiamo permetterci di tenere gli stessi manager che hanno portato Foggia al centro di inchieste, finite nelle cronache di tutta Italia. Gli uomini scelti dal presidente non vanno bene in questo momento. Sono assolutamente garantista, credo che queste persone abbiano tutto il diritto di difendersi in un'aula di tribunale però resta un dato politico: le nomine fatte dal governo regionale hanno fallito e non possiamo permetterci che casi simili si ripetano in futuro. E, a differenza di quello che crede il Pd pugliese, che tramite Marco Lacarra ha manifestato solidarietà a Dattoli, noi pensiamo che a Foggia abbiamo bisogno di recuperare credibilità, a cominciare dai vertici sanitari e non. Parlando con colleghi di altri altre regioni, emerge che a livello nazionale siamo visti come un caso: inchieste che coinvolgono pubbliche amministrazioni, Comuni sciolti per mafia, interdittive di aziende molto importanti, manager della sanità pubblica sotto accusa, non è un bel clima e la città è in stallo, dalla sanità alle amministrazioni”.
Zone Transition
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E in tutto questo la politica che fa? “Purtroppo non vedo intorno a me altri politici che fanno questo tipo di ragionamento, si fanno discorsi di appartenenza, di spartizione del potere e basta. E questo va a discapito dei cittadini, la politica a mio avviso dovrebbe intervenire prima, altrimenti che servizio diamo ai cittadini? Quando parliamo di pubblica amministrazione, parliamo di servizi e non sempre si guarda al bene comune. Come detto, il tema è proprio cambiare il paradigma su come debba essere gestita la pubblica amministrazione. Se questa viene usata come una macchina del consenso e come un sistema attraverso cui spartirsi il potere a danno dei cittadini, è un problema”, ha concluso Furore.