Il futuro tutto da scrivere dello storico Mulino Pirozzoli di Faeto

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Faeto, tra le altre attrattive del borgo, è custode di uno dei mulini più antichi e originali della Capitanata. Un mulino in pieno centro storico che ha contribuito al benessere della comunità, anche durante le due guerre e fino alla modernità. Il mulino è di proprietà degli eredi di Nicola Pirozzoli, prematuramente scomparso a marzo di quest’anno. Riceve coloro che intendono visitarlo, scolaresche comprese, Ausilia Pirozzoli, che risiede a Faeto, sorella di Angelo.

Malgrado sia rimasta nella pubblica amministrazione per anni, dopo aver insegnato, resta legato al grano, alla farina e ai mulini, proprio perché, “Scorre più farina che sangue, nelle vene”, come si sente ripetere. Ed è lei a raccontare tutto a l’Attacco: “Il mulino del nonno Angelo Pirozzoli, inizialmente gestito in società con De Girolamo e Spinelli, fu inaugurato nel 1914 e fu un evento importante per Faeto. Carmine figlio di Angelo, a seguito della prematura morte in guerra del padre, interruppe gli studi e affiancò, in giovane età, la mamma Anna nell'attività di mugnaio nel mulino a scoppio! Successivamente Carmine Pirozzoli diventò unico proprietario del mulino che trasformò in forza motrice elettrica! Lo condusse coadiuvato dalla moglie Celestina Finaldi”.

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Nella sostanza sono Nicola e Ausilia, due dei figli di Carmine Pirozzoli, a condurre il mulino che veniva sistemato e reso più funzionale, grazie all’ingegno proprio di Nicola Pirozzoli: “Aveva l'abbinamento dei palmenti con il gruppo cilindri a quattro passaggi di frantumazione – ha specificato in modo competente, la signora Ausilia a l’Attacco -. Era completamente automatizzato con pulitore e buratto con possibilità di poter selezionare due tipi di fiore, oltre a crusca e cruschello. Quanti ricordi e quante generazioni hanno mangiato il pane, quello vero, fatto con la farina uscita dalle sue macine. Chi aveva un mezzo di trasporto, come il cavallo o l’asinello, portava il sacco di grano al mulino e lo scaricava. Chi non poteva, usufruiva di un servizio che davamo noi. Inoltre, ricordo bene mio padre che al tatto riusciva a capire le caratteristiche del grano, a cominciare dal grado di umidità dei chicchi, per poter stabilire quando macinarlo. Il nostro mulino ha fatto parte delle Giornate Fai di Primavera e inserito in diverse guide turistiche. Io mi dedicavo di più a quelli ad acqua e poi, i turisti, passavo per Faeto e visitavano quello in paese, la cui storia veniva raccontata da mio fratello Angelo. Questo è stato l'ultimo mulino chiuso a Faeto, nel 1981. Tuttora, pur non essendo in attività, è rimasto intatto nella sua struttura originale e si cerca di ‘tenerlo in vita’, per evitarne l’abbandono”.

Il mulino, che potenzialmente potrebbe essere messo in vendita, locale compreso, andrebbe acquistato dal comune di Faeto, ad esempio, o da un ente istituzionale per far si che la memoria resti sempre di guardia di un passato che non deve finire nell’oblio o fagocitato dal metaverso. “Il mulino papà l'ha dato in eredità a Nicola, mio fratello, perché fin da ragazzo l’ha aiutato nel mulino! Ma lui non ha continuato il mestiere di famiglia, per intraprendere gli studi che l’hanno portato alla laurea in sociologia e poi all’ufficio del personale dell’Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco”. È Ausilia, durante la visita al mulino di Faeto a dire che la: “La farina buona non dev’essere molto raffinata e, possibilmente, uscire dalla macina a pietra, con un po’ di crusca”.

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Poi, tornando a quello che per lei, e non solo, è una meraviglia dell’elettromeccanica del dopoguerra, così riprende, quasi con le lacrime agli occhi: “Nicola che l’ha gelosamente custodito, ha sempre coltivato l'obiettivo di salvaguardare questo patrimonio della tecnica che rappresenta il risultato tangibile della laboriosità dei nostri genitori e dei nostri antenati. Mio fratello, inoltre, ha perseguito l'idea di affidare il mulino a qualche istituzione ma, preferibilmente, pensava al Comune di Faeto, per valorizzarlo e farne, dopo di noi, una testimonianza della civiltà del passato di questo territorio e non solo, perché non ci sono simili mulini altrove. Questo a beneficio delle generazioni che verranno – ha concluso la signora Ausilia -. Resta come testimonianza e nello stesso tempo, dell'intraprendenza e della lungimiranza della famiglia Pirozzoli nel far conoscere uno stile di vita ormai relegato nei libri di storia. Nel rispetto della volontà di mio fratello e della sua e nostra famiglia, desideriamo che il mulino si ponga come opportunità di cultura, conoscenza per la comunità faetana e del territorio, oltre che risorsa economica se utilizzata per progetti turistici, soprattutto con riferimento ai giovani”.

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