Ci sta chi è riuscito a donare una decina d’euro e chi è arrivato addirittura a 1.000 unendoci l’augurio “Per aspera ad astra”. Ognuno dei finora circa 50 donatori concorre a modo suo per alimentare il desiderio di crescita e conoscenza che anima Ilaria Pia Fiore, che si è posta un nuovo obiettivo: partecipare ad un programma estivo di studi all’International Space University che si svolgerà a Houston, in Texas, allo Johnson Space Center della NASA. Ilaria, infatti, è una delle 120 persone selezionate in tutto il mondo che potranno “studiare con i migliori professionisti del settore spaziale”. Un’occasione importantissima, nonostante non sempre volere è apparentemente potere, come ha dovuto prendere atto a fronte della spesa necessaria: 20.000 euro.
Ma la ragazza di San Giovanni Rotondo non si è data per vinta e, prima si è candidata e ha ottenuto una borsa di studio pari a 10.000 euro da parte dell’ESA - l’agenzia spaziale europea - poi ha vinto le iniziali resistenze e ha fatto partire un crowfunding che le permetta di raccogliere gli altri 10.000 euro che ancora le mancano. “Come per tanti ragazzi, il mio percorso non è stato lineare. Capire quella che fosse la mia strada è stato esso stesso un percorso tortuoso e per nulla facile”. Eppure le mancano pochi esami per potersi laureare in Ingegneria-Architettura presso il Politecnico di Milano. “Piano piano, ho imparato ad alzare lo sguardo e a osservare gli alti palazzi di Milano, lasciandomi affascinare dalle geometrie, dalle finiture e dalle maestrie ingegneristiche – continua -. Col tempo ho imparato che avrei dovuto guardare un po’ più in alto, a quel cielo stellato che osservavo d’estate con mio fratello e le mie sorelle sulla terrazza di casa mentre mi indicavano quale fosse la stella Polare e mi spiegavano cosa fosse la Via Lattea”.
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Vincendo “le paure e le insicurezze di una ragazzina che dal suo paesello al centro del Gargano si era trasferita nella grande città per inseguire una carriera non troppo adatta per una ragazza, o almeno questo era quello che mi dicevano”, non si è arresa perché “sapevo che stavo imparando tanto e che fosse la direzione giusta”. Ammette di aver cominciato ad avvertire che “mi mancava un tassello” e, con gli occhi rivolti al cielo ma i piedi ben saldi a terra, ha arricchito il suo percorso di studi con numerose attività extracurricolari. Alcune di queste “mi hanno portato a scoprire lo Space Architecture e all’inizio mi sembrava assurdo che potessi applicare le mie competenze al settore spaziale”.
La stessa sensazione che avranno provato alcuni suoi amici di San Giovanni Rotondo quando gliene ha parlato. “Mi fissavano come se stessero guardando un’aliena”, il ricordo di Ilaria. Che ascolta tutti ma poi decide in proprio, perciò nulla l’ha smossa dai suoi propositi. Anzi, ha raddoppiato l’impegno e ha collaborato alla realizzazione di eventi di formazione patrocinati dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Agenzia Spaziale Europea supportando, al tempo stesso, la nuova generazione di ragazzi ad approcciarsi alle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e al settore lavorativo. Chiedere aiuto “è difficile ma a volte è necessario – ammette Ilaria Fiore -. Il mio obiettivo è quello di terminare gli studi e di continuare a formarmi per poter contribuire allo sviluppo del settore spaziale nel nostro Paese, che di eccellenze ne ha molte. Vorrei poter dare il mio contributo alla crescita del mio territorio”. Un territorio che si estende a tutta l’Italia, piuttosto che ai più stretti confini provinciali.
Zone Transition
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Per quanto Ilaria citi esempi incoraggianti di start-up che operano nel settore spaziale e hanno sede nel Barese non sembra proprio che ambisca – un giorno non vicino ma nemmeno esageratamente lontano - a mettere le sue esperienze a disposizione della Capitanata. Piuttosto risponde che preferisce non pensare al futuro “perché mi fa quasi paura, un po' come a tutti i giovani”. Troppo lontano il futuro se guarda verso la propria terra natìa, meglio concentrarsi su quello più immediato rappresentato dal 31 marzo. Sarà la data ultima per coprire per intero il pagamento che le permetterebbe di volare a Houston. Non con l’astronave e nemmeno con l’aereo. Prima ancora di quest’ultimo, che sicuramente userebbe, le servirà qualcosa che è ancora più importante: il sostegno (economico) di tutti.