Le verità nascoste. Che tornano a galla e che fanno rumore. Perché a raccontarle è Alessio Curcio, ex capitano di quel Foggia che, senza la presunzione di patron Canonico e con pochi e mirati ritocchi con ancora Zdenek Zeman in sella, era destinato molto probabilmente ad aprire un nuovo ciclo di successi. Curcio da poco più di un mese ha preso la strada verso altri lidi: ora è a Catanzaro, dove spera di coronare il sogno della B. Da Foggia è andato via con il magone e con la morte nel cuore, accusato di alto tradimento. Già, perché il messaggio che volutamente è stato fatto passare è che il divorzio sia stata una sua scelta, e non una precisa volontà del club.
E del presidente in prima persona. Che con il 32enne fantasista romano non è mai stato in sintonia: mai scoccata la scintilla, già un anno fa avesse potuto Canonico se ne sarebbe privato senza tanti rimpianti. E’ rimasto in silenzio Curcio dopo i fiumi di veleno che gli sono piovuti addosso. Ha preferito evitare l’onda lunga della polemica, anche per non surriscaldare ulteriormente gli animi. Ma ora che a mente fredda è più facile leggere e interpretare gli eventi ritrova la parola. Ed ha voglia di vuotare il sacco e di spiegare una volta per tutte come sono andate realmente le cose. Senza sotterfugi e sottintesi, ma solo per amore della verità. Il fatto che abbia scelto l’Attacco, in esclusiva per farlo, non è casuale.
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Ben trovato Capitano. Come va?
Bene grazie, molto meglio di quanto potessi pensare. Quella di Catanzaro è una esperienza professionale che mi affascina: per ora tutto procede a meraviglia, ho trovato una società molto organizzata che sa dove vuole arrivare. Qui nulla viene lasciato al caso o è frutto dell’improvvisazione...
Già, anche se poi deve essere dura non giocare titolare, no?
Beh, diciamo che l’avevo messo in preventivo. Sono arrivato in una squadra che soprattutto lì davanti può contare su ottimi profili, ci può stare che in questo frangente debba fare panchina. Ma sono fiducioso nei miei mezzi, e sono convinto che presto arriverà il mio turno.
Domenica scorsa ha rimesso il naso da queste parti, era a soli 35 chilometri da Foggia per la gara di campionato col Cerignola. Dallo scorso 11 agosto non metteva piede da queste parti. Emozioni particolari?
Certo che sì, per me è stato come tornare a respirare aria di casa. Foggia rimarrà per sempre nel mio cuore, è inevitabile: sono contento di aver messo lo zampino nel 2-2 finale che è arrivato sul filo del gong grazie ad un mio assist, ma mi ha fatto ancora più piacere che diversi amici siano venuti appositamente a salutarmi al Monterisi. Un gesto che ho apprezzato molto.
Peccato essersi lasciati male con l’ambiente, però...
Non certo per colpa mia. Dopo l’addio volutamente ho preferito non alimentare polemiche. Io ed il Foggia sappiamo bene come sono andate le cose. Fosse dipeso da me non sarei mai andato via ma, come ho sottolineato anche nei giorni scorsi, sono stato messo nella condizione di farlo.
In che senso, si spieghi meglio...
Sinceramente non ho mai creduto che potesse finire così, chi mi conosce sa che questo divorzio ha lasciato in me una ferita aperta. In estate pensavo che ci fossero tutti i presupposti perché il matrimonio continuasse, per il ritiro ero partito fiducioso che tutto potesse sistemarsi per il meglio. Quando il presidente è venuto a Camporosso e mi ha parlato pareva che il rinnovo fosse nell’ordine delle cose, e che al rientro in sede avrei prolungato senza problemi. Proprio per agevolare il tutto mi ero detto pronto anche a rivedere le cifre, a dimostrazione del fatto che da parte mia c’erano tutte le buone intenzioni del caso.
E invece?
E invece il 10 di agosto quando con Canonico ci siamo ritrovati la scena era completamente cambiata: oltretutto proprio in quei giorni ho appreso che ad alcuni miei compagni (Petermann e Di Pasquale ndr), che come me stavano discutendo il rinnovo, era stata promessa la fascia di capitano. E’ stato in quel momento che ho capito che la mia avventura a Foggia era all’epilogo.
E dire che si è anche prestato con la proprietà a fungere da gancio per arrivare a Schenetti, con il quale condivide lo stesso agente...
Già, quando mi fu chiesto di fare da tramite non ho avuto difficoltà, ero tranquillo, Boscaglia e la società mi avevano appena ribadito la loro fiducia, non avevo nulla da temere. E poi fino a prova contraria era stato Curcio nelle ultime due stagioni a realizzare qualcosa come 30 gol ed una ventina di assist, chi eventualmente arrivava si sarebbe dovuto preoccupare di dimostrare il suo valore, non certo il sottoscritto.
La proposta di Canonico per il rinnovo?
Ventimila euro in meno di quanto già guadagnavo. In pratica non c’è stata trattativa, perché è come mi avessero detto “prego quella è la porta, devi andare via”.
Eppure i tifosi l’hanno etichettata come traditore...
Traditore io? No, semmai lo è stato qualcun altro, io sono a posto con la mia coscienza. Pensi che hanno provato a far passare la mia cessione come una mia scelta personale, nei giorni immediatamente precedenti la mia partenza circolava un audio fatto dai tifosi che mi riguardava e che è servito a fare chiarezza su tanti punti. Al punto che ha rischiato di far saltare la trattativa con il Catanzaro...
Perché le strade di Curcio e del Foggia alla fine si sono separate?
Perché Curcio rappresentava merce rara, la mia cessione faceva entrare denaro liquido nelle casse, un tasto assai caro al presidente. Alla fine per il Foggia ho rappresentato un buon affare, una operazione vantaggiosa sotto il profilo economico che non bisognava lasciarsi sfuggire. Sono arrivato a parametro 0, e sono andato via facendo realizzare al club una plusvalenza. Traetene le conclusioni.
Si sussurra che il Catanzaro per tesserarla abbia sborsato poco meno di 100 mila euro, ma che l’operazione complessiva abbia permesso al club rossonero di risparmiare almeno altri 60 mila euro.
Può essere, ma di cifre preferirei non parlare. Dico solo che per andare via ho dovuto sottostare a determinate condizioni: rinunciare a due mensilità ed ai diritti di immagine. Fatevi due conti...
Ha vinto Canonico, insomma. Col patron non c’è mai stato feeling fin dall’inizio.
Beh con lui la convivenza non è mai semplice. Già un anno fa fece di tutto per piazzarmi altrove, sapeva che potevo fare gola a qualche club e ci provò fino alla fine. Non a caso il mio prolungamento arrivò solo nell’ultimo giorno di mercato, dopo che Zeman si impuntò e pretese la mia riconferma. “Un altro Curcio lo troviamo”, provò a convincere il boemo, che di rimandò replicò: “Di Curcio ce n’è uno solo”. E a quel punto Canonico dovette, suo malgrado, arrendersi.
Già, Zeman, il Maestro: beato chi ha la fortuna di incrociarlo sulla sua strada in carriera.
Sacrosanta verità, io non posso che pendere dalle sue labbra, nessuno più di lui ha lasciato in me una traccia così significativa. Gli devo molto e gli sarò riconoscente per sempre. Di Zeman non si può che parlare in termini entusiastici: avrò sentito cento commenti di suoi ex calciatori e non ce n’è stato uno, che sia uno, negativo. E badate a parlare sono sia quelli che con lui erano titolari che quelli che giocavano poco o niente. Qualcosa vorrà pur dire. Peccato, peccato davvero che sia finita così a Foggia...
Non è che tanta vicinanza a Zeman abbia infastidito la proprietà ed incrinato ulteriormente i suoi rapporti con Canonico?
Non credo, ma tutto può essere. Ciò che conta è sempre essere leali e corretti.
Quello che il patron non ha fatto con lei.
Beh, ci sarebbe tanto da dire sull’argomento. L’episodio della fascia di capitano che mi è stata tolta, ad esempio, è illuminante in tal senso. Quella maledetta sera allo Zaccheria in Coppa contro l’Andria entrai a gara in corso ed il mio errore dal dischetto risultò decisivo ai fini della nostra eliminazione. Canonico rientrò negli spogliatoi imbufalito, e si scagliò verso di me con tutta una serie di improperi irripetibili. Per fortuna ebbi la prontezza di non reagire, il giorno dopo alcuni compagni che erano presenti in tribuna la sera prima mi riferirono che dopo il mio errore lui rideva di gusto.
La fascia sottratta è stato il primo segnale di un rapporto che andava ormai sfaldandosi?
Non lo so, ma ci può stare. So solo che il presidente si arrogò il diritto di decidere lui personalmente a chi assegnare i galloni di capitano, ricordo che Zeman si mise di traverso. Ma gli fu detto che o accettava quella decisione oppure sarei finito fuori rosa. E il mister ovviamente optò per il male minore.
Poi però quella fascia è tornata sul braccio del legittimo proprietario, no?
Come era normale che fosse, aggiungo. Ricordo che quando realizzai che era arrivato il momento di riprendermela, per correttezza telefonai al presidente per metterlo al corrente, e mi disse che avrebbe dovuto essere lui a dare l’ok definitivo. Io però feci di testa mia, la domenica successiva segnai pure, e quindi tutto passò in secondo piano.
Il Foggia per ora non sta mantenendo le aspettative della vigilia ed è in affanno. Se lo sarebbe mai aspettato dopo aver vissuto dal di dentro l’inizio di stagione?
Non dico che me l’aspettassi, ma che fosse da mettere in preventivo era lecito. La squadra è completamente rinnovata, ma da quando io non ci sono più sono cambiate tante cose. In ritiro c’erano 8 volti nuovi, il cosiddetto zoccolo duro dei riconfermati, e 5-6 elementi in prova dei quali solo uno è poi rimasto (Papazov, ndr). In diversi sono arrivati dopo il rientro in sede, 4-5 addirittura nelle ultime 48 ore di mercato. Non capisco il senso del ritiro in Friuli con un gruppo limitato numericamente. Ho l’impressione che ci sia stata troppa superficialità. Ecco, dico questo per evidenziare che se punti ad essere protagonista devi strutturarti per tempo e fare in modo che fin dall’inizio tutti i tasselli siano al loro posto. Questo non è successo, ed allora le difficoltà mi sembrano fisiologiche. Questo però non vuol dire che poi il Foggia alla distanza non possa essere protagonista, visto che sono arrivati profili di spessore con contratti importanti per la categoria.
Zone Transition
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Dopodomani arriva il Pescara, è già un bivio?
No, non credo, in fondo siamo solo alle prime battute. Piuttosto potevo ritrovarmi nei panni di ex dall’altra parte della barricata sabato. Oltre al Catanzaro c’erano Crotone, Avellino e Pescara che mi hanno tentato. Ma penso di aver fatto la miglior scelta possibile. Anche perché il club calabrese è stato l’unico disposto a prendermi e a pagare il cartellino. A buon intenditor...