La città di Foggia piange Mario Bove, amministratore di lungo corso e politico navigato. Ha scritto un pezzo importante di storia del socialismo dauno di cui era punto di riferimento. Nella città capoluogo, la sua vicenda politica si inserisce nel quadro dell’alleanza tra la Democrazia Cristiana e la formazione di Bettino Craxi. Erano gli anni ottanta, era il tempo del pentapartito. Preceduto da Michele Bonfitto e Salvatore Imbimbo è stato vice Sindaco del capoluogo nelle amministrazioni rette da tre primi cittadini democristiani del calibro di Gianni Mongiello, Enzo Petrino e Carmine Tavano. Un idillio che si ruppe poi con l’amministrazione guidata dall’allora Sindaco Verile.
I socialisti avevano le chiavi dell’urbanistica della città di Foggia. Orsarese di origine, sanguigno, tenace e ruspante Mario Bove era davvero un uomo forte, con lui scompare uno tra i più importanti pezzi di storia del socialismo di Capitanata.
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“Persona simpatica, generosa e attenta – ricorda di lui Micky de Finis – persona aperta nei rapporti umani, non si negava mai, anzi. Ha gestito un potere enorme ma è stato sempre umile, il classico socialista ortodosso. Doveva tutto alla politica, era un discepolo di Mimì Romano, suo compaesano avvocato penalista e deputato, un vero leone del socialismo del territorio, l’eminenza grigia del garofano. Mario Bove era un suo pupillo”. Craxiano di fede non ha mai cambiato casacca. Rimasto socialista fino all’ultimo giorno non si è mai reso protagonista di “virate” improvvise, come quelle a cui siamo oggi abituati. Mario Bove è stato coerente fino all’ultimo, anche in momenti difficili come la Tangentopoli che decretò la fine della prima repubblica.
“È uscito di scena in punta di piedi, non è certamente finito nella polvere come altri socialisti – aggiunge de Finis – ha retto per oltre dieci anni la delega più potente che il Palazzo avesse, quella dell’Urbanistica. D’altronde godeva di grandi rapporti con i costruttori, col mondo dell’Ance e dell’imprenditoria. Non dimentichiamo che a Foggia è stata varata la più grande 167 (manovra urbanistica, ndr) d’Italia. Ebbene seppe gestire con cura nei dettagli anche questa fase”. Il grande consenso che i socialisti avevano nasceva anche da apporti che maturavano da queste frequentazioni. Negli ultimi anni era uscito un po’ di scena ritirandosi a vita privata per problemi di salute.
“Aveva conservato l’amicizia con tutti protagonisti dell’area socialista – prosegue de Finis – è stato un personaggio importante nel periodo più glorioso del centrosinistra. Quando il partito socialista non entrò nella giunta Verile, quest’ultima durò appena due anni. A quei tempi gestire la cosa pubblica con l’opposizione dei socialisti a Palazzo di Città era diventata davvero un triplo salto mortale perchè sapevano bene come fare opposizione. All’interno delle correnti socialiste era visto come uomo da sconfiggere perché era forte, di peso ma con un profilo umano straordinario. Con lui lavorano gli Uffici del Comune retti dall’Ingegnere capo Pasquale Armillotta, un galantuomo d’altri tempi, vera icona di onestà e di saggezza. La sua capacità, il suo umile taglio umano, lo aveva però portato ad avere grandi rapporti con la tecnostruttura”.
Insieme ad Armillotta, Bove conobbe ed ebbe una virtuosa sinergia anche con un grande intellettuale dell’epoca, l’architetto Eustacchio Franco Antonucci, una delle figure più apprezzate della burocrazia di Palazzo di Città. Bove riuscì a far “galoppare” la macchina comunale anche grazie a questi due personaggi.
Zone Transition
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Le sue esequie si celebrano oggi, alle ore 10, presso la parrocchia di San Pietro di Foggia.