E’ agli sgoccioli la gestione straordinaria del Comune di Foggia o i cittadini dovranno attendere ancora un anno per tornare alle urne? Tutto dipende dalla proroga da 18 a 24 mesi che potrebbe essere concessa dal Ministero dell’Interno su richiesta del prefetto di Foggia Maurizio Valiante. Il primo passo è stato compiuto, a quanto pare la scorsa settimana: i tre commissari straordinari (Marilisa Magno, Sebastiano Giangrande e Rachele Grandolfo), stando a quanto trapela dall’Ufficio territoriale del Governo, avrebbero già inoltrato la richiesta di proroga a Valiante spiegando di dover completare il lavoro avviato.
Il passo successivo spetta al prefetto, che deve inviare la propria relazione al Viminale dopo averne discusso nell’ambito del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, con la partecipazione del procuratore della Repubblica, che esprime il proprio parere sulla proroga.
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L’eventuale provvedimento di proroga deve essere adottato “non oltre il cinquantesimo giorno antecedente alla data di scadenza dello scioglimento”. Ebbene, scadrà il 25 febbraio 2023 il mandato della commissione straordinaria insediatasi il 26 agosto 2021 a seguito del verdetto sulle infiltrazioni mafiose a Palazzo di città. Dunque la proroga dovrebbe essere disposta tra novembre e la prima metà di dicembre. La prassi è tutta a favore della continuazione dell’attività dei commissari: dei 4 casi precedenti di Comuni sciolti per mafia in Capitanata il mandato è stato sempre prorogato a 24 mesi. Nel caso di Foggia, peraltro, essendo stato il Comune commissariato già a maggio 2021 per le dimissioni dell’ex Sindaco Landella, la durata della gestione straordinaria è ancora più lunga.
Ma chi ci sarà al Viminale a decidere sulla proroga? Anche per il ministero dell’Interno Giorgia Meloni, presidente del Consiglio in pectore e leader di Fratelli d’Italia, vorrebbe un tecnico. Le voci di un ritorno di Matteo Salvini al dicastero sono state quindi smentite. Il nome che più sta circolando in questo momento è quello di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma ed ex capo di gabinetto del Ministero dell’Interno proprio nel periodo in cui il ministro era Salvini. I leghisti garantiscono che Salvini monitorerà la situazione di Foggia, anche tramite interposta persona.
Tutti i partiti sanno bene che l’appuntamento con le comunali foggiane è il più cruciale del prossimo anno e a differenza del 2021 oggi si ritrovano – chi più chi meno – su una posizione critica nei confronti dei risultati realizzati dai commissari e dalla loro lunghissima sfilza di sovraordinati. I meno duri sono sicuramente quelli del M5S, i più feroci sin da subito i partiti del centrodestra orfano del governo della città. Chi ha cambiato paradigma, da ultimo, con tutta evidenza è il Pd, il cui stesso dominus Raffaele Piemontese ha lamentato all’indomani delle politiche perse una gestione puramente burocratica di Palazzo di città, con ciò palesando la propria insoddisfazione. Insomma, oggi nessuno avrebbe da ridire a Foggia, nella classe politica, qualora la proroga non venisse concessa ma l’opzione appare nuovamente residuale e poco probabile.
Peraltro chi sarebbe pronto tra i partiti? Il M5S è quello uscito meglio dalle urne delle politiche, col 45,60% nel capoluogo in un’elezione però profondamente diversa dalle amministrative. I pentastellati, poi, hanno un’alleanza tutta da costruire col centrosinistra capitanato dal Pd.
Chi guarda al M5S è l’ex candidato sindaco e consigliere comunale Giuseppe Mainiero (Resto a Foggia), che punterebbe stando ai rumors a tre sue liste civiche da portare in dote ai pentastellati (dopo l’alleanza saltata alle comunali 2019 per il no dell’allora leader Di Maio) e che non a caso ha sostenuto Conte alle politiche. I dem sono reduci dal pessimo 13,07% che ha confermato la mancanza di connessione sentimentale con la città. La coalizione di centrodestra ha raggiunto il 30,68% ma il marasma che lo ha travolto negli scorsi 2 anni (tra disfacimento della maggioranza landelliana, scioglimento per infiltrazioni mafiose e inchiesta per corruzione) rende comunque la strada impervia. Nel Pd qualcuno ritiene che adesso, dopo l’exploit del M5S, nel centrodestra non abbiano più la stessa fretta di votare a Foggia, per quanto ora al governo nazionale. Una lettura su cui non è affatto d’accordo Mainiero.
“Non rileva se convenga o meno al centrodestra, perché che si voti in primavera o in autunno non si sposta di una virgola la loro responsabilità politica. Che oggi tutti si accorgano della inadeguatezza dei commissari fa piacere, meglio tardi che mai”, commenta a l’Attacco il commercialista, che con coerenza è stato sempre ostile al commissariamento e ha sempre auspicato il ritorno al voto quanto prima. “Il vero tema è la inutilità di uno scioglimento per mafia di un consiglio comunale già sciolto per vicende di corruzione, tema rispetto al quale il Comune di Foggia non è stato assolutamente bonificato. A Foggia serve tornare alle urne, il più presto possibile. Ogni altra soluzione tampone sarebbe una nuova sciagura per la città e questo è bene dirlo con chiarezza e sincerità. La permanenza per altri sei mesi dei commissari si tradurrebbe in un inutile accanimento terapeutico che non produrrebbe alcun risultato concreto, come è evidente a tutti dopo questo lungo periodo di commissariamento. Il Comune di Foggia semplicemente non andava sciolto perché la permeabilità rispetto ad ambienti criminali della macchina amministrativa era garantita da “certo” personale politico, rispetto al quale era doveroso applicare tutte le misure interdittive e di incandidabilità, senza che però questo si traducesse nello scioglimento per infiltrazioni mafiose di un consiglio comunale che si era già autosciolto per le dimissioni dell’ex sindaco Landella, a seguito delle note vicende di corruzione per le quali egli stesso è stato arrestato in via cautelare ed è in attesa che i magistrati si pronuncino sulla richiesta di rinvio a giudizio che è stata avanzata. L'attività amministrativa della commissione straordinaria inviata dal Viminale, come si può evincere seguendola attraverso gli atti prodotti, non si è assolutamente tradotta in una bonifica della macchina amministrativa, prima di tutto perché il tema vero non era quello dell’infiltrazione mafiosa ma la corruzione e la collusione che sono stati capaci di orientare appalti ed affidamenti”, continua l’ex meloniano.
“Lo stesso dicasi per altri delicati argomenti, come i contributi alle associazioni, i servizi alle persone, l'affidamento di strutture sportive e locali per le associazioni. Tutte prassi che hanno garantito la fidelizzazione, per usare un eufemismo, di una particolare fetta di elettorato. Il Comune di Foggia in tema di opacità ha perseverato. Si pensi alla individuazione dei RUP per importanti affidamenti, ruoli affidati ai soliti noti, spesso con profili professionali totalmente inadeguati. Oppure all'allocazione del personale non sulla base dei requisiti professionali ma della obbedienza a determinati sistemi di gestione. Quello che accadeva ai tempi di Landella accade ancora oggi al Comune di Foggia. Purtroppo è così, come dimostra ad esempio il fatto che a Palazzo di Città vi sia un ingegnere nucleare inquadrato e congelato con un profilo B, confinato a sbrigare pratiche per nulla inerenti la sua professionalità, mentre si va esternamente alla ricerca di tecnici professionisti denunciando la carenza all'interno della pianta organica comunale.
Come mai l'Area tecnica non si avvale di un ingegnere nucleare che in passato operava nel Servizio ambiente? E come mai dopo quasi trent'anni quell'ingegnere nucleare è ancora inquadrato come un "B3"? Mai una programmazione del personale che garantisse la valorizzazione di questo profilo, mentre, sempre per fare un esempio, ci sono ex LSU che assurgono al ruolo sistematico di RUP in determinati affidamenti nel Servizio Lavori pubblici. È legittimo che l'Area Tecnica-Lavori pubblici indichi come RUP un profilo B3? Questo non espone l'ente ad un contenzioso per il riconoscimento di mansioni superiori? Il ruolo di RUP perché non viene assunto dal dirigente o dal funzionario? Sono queste le opacità che persistevano ai tempi di Landella e continuano a persistere oggi dopo oltre un anno di inutile e dannoso commissariamento.
Zone Transition
Zone Transition
Oggi come per magia tutti si accorgono della inadeguatezza della commissione straordinaria, persino il centrodestra che dovrebbe almeno avere la dignità di tacere, visto che il famelico personale politico che ha divorato la nostra città proveniva tutto dai loro partiti. Sono FdI, Lega e Forza Italia ad avere espresso e candidato quei personaggi, che continuano a frequentare quelle forze politiche, alcuni sotto mentite spoglie, altri per interposta persona, altri ancora addirittura in prima persona, senza neppure un minimo di decenza politica. C'è chi spera di prendere tempo dalla proroga della commissione straordinaria, che gioverebbe secondo loro al centrodestra per dilatare il ricordo ingombranti responsabilità e servirebbe ad un Pd in estrema difficoltà. Tutto questo non serve a Foggia e ai foggiani perbene che non si rassegnano al degrado morale e materiale in cui è precipitata la città, come ha confermato in modo plastico il risultato delle elezioni politiche”, conclude Mainiero. “Il 46% dei foggiani ha votato per Conte, dando un segnale forte di rinascita, che va tradotto in una proposta politica per la città alternativa al sistema di potere che ininterrottamente ha governato negli ultimi vent'anni”.