Dal 2001 al 2022 Carlantino è passato da 1291 a 809 residenti; Celenza Valfortore, che si trova a pochi chilometri, contava 1.983 abitanti all’inizio del terzo millennio, ora ne registra 1376.
Non va meglio a San Marco La Catola, altro paese del Foggiano posto al confine col Molise: qui, nel 2022, l’Ufficio Anagrafe segna 890 residenti, mentre nel 2001 erano 1.508. Trenta comuni (con Lucera), una superficie di 227.473 ettari che rappresenta il 31,6 per cento dell’intera superficie della provincia di Foggia e l’11,7 di quella regionale, ma la popolazione complessiva è scesa sotto la soglia degli 80mila abitanti, nemmeno un sesto del totale della Capitanata (595.433 residenti).
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La parte più antica dei centri storici di questi paesi è ormai fatta di un gran numero di case vuote, abbandonate, basti pensare che al massimo della sua espansione demografica, nel 1961, Carlantino contava 2.094 abitanti, più del doppio di quelli attuali, ma il dato di Sant’Agata di Puglia, ad esempio, è ancora più clamoroso: 7.313 abitanti nel quinquennio del secondo dopoguerra, oggi sono 1.831. Ed è proprio contro lo spopolamento che, il 27 dicembre 2022 alle ore 17:00, a Carlantino si terrà un flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inesorabile declino demografico dell’area montana più vasta della Puglia.
L’intento dell’iniziativa è quello di ritrovarsi e riflettere insieme su esigenze, idee e proposte che servano a contrastare la dinamica dello spopolamento e quella dell’emigrazione. Il flash mob sarà accompagnato dalla musica e dalla degustazione di prodotti tipici. All’iniziativa itinerante organizzata da “I Briganti dei Monti”, associazione culturale di San Marco La Catola, ha subito dato la propria adesione il Comune di Carlantino.
“Abbiamo aderito perché noi non vogliamo in alcun modo rassegnarci a questo stato di cose”, ha dichiarato il sindaco di Carlantino, Graziano Coscia. “Il problema è serissimo”, ha aggiunto Coscia. “Bisogna cominciare a invertire una tendenza che dura, ininterrottamente, a partire dagli anni ’60. I problemi da affrontare sono molti: l’isolamento di questi comuni, aggravato dalla condizione delle strade e da un trasporto pubblico deficitario; la mancanza di servizi, provocato dall’abbandono delle grandi agenzie pubbliche e private come le banche, i servizi postali, i distributori di carburante, i presidi della sanità territoriale, perfino le società di distribuzione di quotidiani e riviste. Non servono palliativi, ma programmi europei e nazionali capaci di incidere realmente”.
Zone Transition
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“In questo senso, purtroppo, il Pnrr sembra un’altra grande occasione mancata. Occorrono il lavoro e centri di aggregazione basati sulla formazione e le opportunità di crescita personale, culturale ed economica per i giovani. Noi Comuni ce la mettiamo tutta, ma una tendenza così forte e radicata, con tutta una serie di criticità strutturali molto pesanti e che dipendono da fattori globali, non può essere contrastata efficacemente abbandonando le Amministrazioni comunali al loro destino, con poche risorse e scarso sostegno”.