Con questo articolo inizia la collaborazione con l’Attacco di Nicola Di Bari, analista, professionista, economista di impresa (associato GEI - Associazione che raggruppa affermati economisti che operano nei più importanti centri di ricerca economici del Paese, in primari istituti bancari, nel settore industriale e dei servizi oltre che nel mondo universitario) e imprenditore sociale politicamente neutrale, impegnato da tempo a cercare di aiutare i policy maker a governare in maniera informata, efficace e inclusiva. I contributi che seguiranno hanno l’obiettivo di analizzare i diversi aspetti dell’economia del territorio nonché i riflessi sulla situazione sociale. Con l’ambizione di cominciare, in modo più incisivo, a influenzare la politica e la classe dirigente a prendere decisioni in maniera informata.
Peter Drucker, il più grande studioso di management, avvertiva le imprese e le istituzioni che per avere una visione corretta del futuro bisogna guardare con molta attenzione ai fenomeni demografici. Con questo articolo si analizzano quelli della città di Manfredonia dal 2001 al 2021 nei principali indicatori e, vedremo se la città è ancora in grado di sopravvivere a sé stessa.
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Il dato più preoccupante è l’accelerazione che ha avuto l’età media della popolazione che è passata da 36,9 anni dell’anno 2001 a 44,9 anni del 2021 (+ 8 anni). Nessuna città d’Italia con le sue caratteristiche ha avuto un invecchiamento così precoce nel corso di due decenni causato dall’effetto congiunto del decremento delle nascite, da eccezionali flussi migratori in uscita di giovani e da flussi migratori in entrata di persone anziane (tempesta perfetta).
La popolazione si è ridotta nel corso del ventennio di oltre 3.000 unità (-5,2%), l’indice di vecchiaia (rapporto tra persone con più di 65 anni e giovani tra 0-14 anni) è passato dal 75,3 del 2001 al 171,5 del 2021, l’indice di struttura popolazione attiva (rapporto tra persone che vanno in pensione 60-64 anni e giovani che entrano nel mercato del lavoro 15-19 anni) passa nello stesso periodo da 75,3 a 126,5.
L’invecchiamento così rilevante della popolazione dipende dal calo delle nascite che è passato da un indice di natalità (nati ogni mille abitanti) del 10,4 del 2001 al 6,80 del 2021, dal calo vistoso dei matrimoni e dall’emigrazione di massa dei giovani. Nel solo anno 2021 la differenza tra nascite e decessi è stata in valore assoluto pari a -270, i decessi sono stati due volte superiori alle nascite. La composizione media delle famiglie era nel 2001 di 3,17 componenti, nel 2021 è stata di 2,68 (meno di un figlio a famiglia).
Come evidenzia chiaramente la tabella nella fascia di età della popolazione che va dai 20 ai 49 anni prevale la famiglia unipersonale che costituisce il 55,34% rispetto a quella tradizionale con figli o senza figli pari al 44,66%. Per dare la dimensione assoluta tra i giovani che vanno dai 20 ai 49 anni pari a 20.178 individui solo 9.011 hanno costituito un nucleo familiare.
Il dato più preoccupante di tutti è il flusso emigratorio dei giovani; la vera e unica speranza di un futuro recuperabile.
Nel corso dell’ultimo ventennio la città ha perso 16.207 giovani, in media 810 all’anno, di contro sono arrivati nella città 13.850 individui di cui stranieri 4.128. La città ha esportato la migliore gioventù e ha importato anziani e stranieri, peggiorando notevolmente l’età media della popolazione. L’ingresso di stranieri di età molto giovane ha evitato che il dato fosse ancora peggiore.
La causa principale di questa regressione demografica è l’insufficiente sviluppo economico che ha generato disoccupazione, disuguaglianze di ogni tipo, povertà assoluta, predominanza della rendita sul lavoro, criminalità e corruzione. Ci troviamo in un momento in cui si deve decidere se gestire la decadenza o provare a rigenerare strutturalmente la città. In altre parole, gli squilibri demografici tendono ad essere interdipendenti con la questione del lavoro e del suo valore e, a interfacciarsi con le disuguaglianze generazionali, di genere, sociali e territoriali. Se non si darà Valore, Potere e Dignità al lavoro l’estinzione della città è una certezza matematica e, nel 2070 ci troveremo di fronte ad una comunità con meno di 30 mila abitanti per lo più anziani.
Le condizioni favorevoli per invertire la catastrofica traiettoria in corso ci sono tutte, serve da un lato un clima sociale favorevole (senso di appartenenza), determinazione e convinzione senza precedenti, dall’altro un capitale sociale e umano all’altezza della sfida epocale. I primi sono da ritrovare dentro ciascuno di noi i secondi vanno ricercati.
Zone Transition
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Nessuno nella sua azione, a qualsiasi livello si trova, può prescindere da questi numeri, se lo fa è uno sprovveduto e uno stolto.