E’ nato all’insegna di una frequente interlocuzione il rapporto tra il nuovo prefetto di Foggia Maurizio Valiante e il Sindaco di Manfredonia Gianni Rotice. Col predecessore Carmine Esposito c’erano stati momenti di nervosismo e attrito, specie sulla vicenda del ristorante dei Romito in località Acqua di Cristo, il “Guarda che luna” di fatto gestito da Michele Romito, fratello del boss Mario Luciano ucciso nella strage del 9 agosto 2017. Le continue sollecitazioni dell’Ufficio territoriale del Governo a smantellare la struttura – reduce da interdittiva antimafia e ordini di demolizione – si sono sempre scontrate con la replica, da parte dell’amministrazione comunale, dell’impossibilità di muoversi in tal senso stante le questioni giudiziarie pendenti.
Una situazione che continua a ripetersi, anno dopo anno. Da Palazzo San Domenico era trapelata, a settembre, l’indiscrezione che finalmente lo smantellamento era imminente. E invece no, il “Guarda che luna” è rimasto al proprio posto.
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L’ultimo capitolo dell’annosa vicenda è legato all’ennesimo ricorso al TAR Puglia con cui la Bar Centrale sas di Francesco Romito (figlio di Michele) ha impugnato, con sospensiva, la nota del 30 settembre scorso con cui la segretaria generale del Comune, “nell’interpretare il contenuto dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata nel 2009 per la struttura, ha illegittimamente negato tale natura giuridica”, nonché la nota con cui il 10 ottobre scorso il dirigente del Settore urbanistico “ha, per l’effetto, preteso che la stessa società procedesse allo smontaggio stagionale della struttura e trasmettesse entro il 14 ottobre un cronoprogramma delle attività di smontaggio stagionale, preannunciando in mancanza che avrebbe proceduto come per legge”.
Insomma, Palazzo di città ha dovuto costituirsi in giudizio ancora una volta. Se rispetto al “Guarda che luna” Rotice fa capire di avere le mani legate, altre risposte (stavolta in senso positivo) le sta dando alla Prefettura dopo che lo scorso 12 ottobre proprio in aula consiliare si è riunito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, cui hanno partecipato anche il primo cittadino e la Polizia locale.
La giunta comunale il 27 ottobre ha approvato il “Patto per la sicurezza urbana e per la promozione ed attuazione di un sistema di sicurezza partecipata ed integrata”. “In sede di Comitato provinciale è stata condivisa la necessità di una collaborazione a sostegno delle attività di promozione della sicurezza dei cittadini nonché del controllo e dello sviluppo del territorio”, spiega Rotice.
“E’ stata tracciata una cornice organica di interventi non limitata alla sola risposta reattiva, ma indirizzata anche ad azioni che possano incidere preventivamente su situazioni molto avvertite dalla cittadinanza, in particolar modo in alcune zone della città - fenomeni di spaccio, degrado, abusivismo, limitazione del godimento di spazi pubblici da parte dei cittadini -, nonché a misure tese a uno sviluppo del territorio e dell’offerta turistica in un contesto di legalità. E’ sempre più avvertita l’esigenza di un rafforzamento della collaborazione tra amministrazioni centrali, istituzioni locali e società civile che dia vita sul territorio ad un processo di partecipazione alla gestione delle sicurezza. Su tali linee sono stati previsti specifici strumenti normativi, tra i quali gli accordi per la sicurezza integrata, i patti per la sicurezza urbana, etc. La criminalità diffusa rappresenta oggi uno dei fattori che maggiormente condiziona negativamente la vivibilità degli ambienti urbani e i livelli di sicurezza percepita, per cui si ritiene necessario conseguire maggiori livelli di coinvolgimento della società civile in progetti da intraprendere realizzando forme di partecipazione che sono alla base della crescita di livelli di sicurezza percepita”.
La bozza del Patto, dopo l’approvazione da parte dell’esecutivo, è stata inviata alla Prefettura.
Resta una nota dolente la videosorveglianza, un servizio che oggi non è svolto da nessuno e che rientra nell’ampio pacchetto di servizi che dovrebbero essere appaltati per 20 anni ad Engie spa qualora andasse in porto l’operazione da oltre 31 milioni e l’impresa (attuale concessionaria per la pubblica illuminazione) vincesse la gara fatta sulla base del suo progetto di finanza.
Polemiche potrebbero infine nascere dalla delibera con cui la giunta Rotice, sempre il 27 ottobre, ha dato indirizzo al dirigente di “favorire la regolarizzazione dell’occupazione abusiva dell’immobile situato al piano terra della palazzina indipendente nel mercato ortofrutticolo all’ingrosso mediante la sottoscrizione di contratto di locazione, a condizione che sia corrisposto un canone di locazione stimato dall’ufficio preposto, adeguatamente ridotto in virtù delle precarie condizioni economiche in cui versa il nucleo familiare e la definizione della situazione debitoria complessiva”.
Nell’atto si sottolinea che “si è registrato l’aggravarsi contestuale sia delle condizioni socio-economiche sia delle condizioni di salute dei componenti del nucleo familiare” e che “il Servizio Sociale Professionale ha ribadito il proprio impegno a mantenere, congiuntamente con la Caritas Diocesana, il percorso di accompagnamento verso la fuoriuscita della famiglia in questione dalla attuale situazione di emergenza”.
Lo sgombero dei locali abusivamente occupati fu ordinato a partire da marzo 2021, quando il Comune era commissariato.
Zone Transition
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“Ora per una famiglia si parla addirittura di regolarizzazione con contratto di locazione, senza tener conto che si tratta dell'alloggio per il custode del mercato all'ingrosso, posto all'interno del recinto dello stesso mercato”, rilevano dall’opposizione consiliare.