Foggia, Landella: "Appalti, ecco la mia verità"

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Seguendo lo schema della relazione prefettizia che ha decretato il commissariamento del consiglio comunale di Foggia per infiltrazioni mafiose, nel ricorso al TAR Lazio contro il DPR l’ex sindaco di Foggia Franco Landella fornisce la propria versione dei fatti rispetto agli appalti e agli alloggi popolari, dopo aver replicato sui presunti collegamenti di eletti e funzionari del Comune con le batterie della Società foggiana.

Situazione conti

La difesa di Landella parla di “insussistenza della compromissione del regolare funzionamento dei servizi”. Ma prima l’avvocato Saverio Sticchi Damiani puntualizza quale sia oggi la situazione economico-finanziaria del Comune di Foggia.

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 “Oggi in cassa risulta un attivo di oltre 79 milioni di euro nonostante, al momento in cui si è insediata l'amministrazione a guida del dott. Landella, la condizione economica dell'ente fosse deficitaria al punto tale da paventarsi un dissesto economico, scongiurato grazie all'adesione al piano Salva-Enti. La perfetta tenuta dei conti e il pagamento dei debiti (in particolare fuori bilancio) pervenuti dalle precedenti amministrazioni, avrebbe dovuto rappresentare la prova del corretto agire dell'amministrazione comunale”. Insomma, ciò dovrebbe “essere considerato un indicatore rilevante circa la impermeabilità dell'apparato amministrativo ai condizionamenti mafiosi nonchè un elemento sintomatico della buona amministrazione”. L’altro punto rilevante, omesso dalla commissione, è “la situazione precaria dell'ente dal punto di vista del personale dipendente, “tanto è vero che l'attuale struttura commissariale ha deciso di procedere urgentemente a rafforzare l'esigua pianta organica ma non attraverso selezioni pubbliche bensì con lo scorrimento delle graduatorie concorsuali di altri enti”. Ma ecco cosa si dice rispetto agli appalti.

Impianti semaforici

Con riguardo al servizio di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti semaforici, che era gestito dal 2009 da Segnaletica Meridionale di Veronica Colecchia, destinataria di interdittiva antimafia nel 2017, Landella si difende così: “Nella comunicazione prefettizia si legge a chiare lettere l'invito a non assumere iniziative per garantire la continuità del servizio. Così ha fatto il Comune. In data 30 giugno 2017 la Prefettura comunicava l'esecutività dell'interdittiva, non sussistendo i presupposti per il commissariamento. Pertanto, in data 12 luglio 2017, il Comune risolveva il contratto. Il contratto con il nuovo soggetto veniva stipulato in data 16 ottobre 2017. I tempi di intervento del Comune paiono in linea con gli obblighi di legge. Per quanto riguarda i tempi della richiesta di certificazione antimafia, si tratta di circostanze rispetto alle quali l'organo elettivo è del tutto estraneo, trattandosi di attività spettanti all'organo amministrativo. In ogni caso non si può non rilevare come difetti del tutto l’interferenza nella formazione della volontà dell'organo elettivo”.

Videosorveglianza

Sul servizio di gestione e manutenzione del sistema di videosorveglianza, gestito dalla GOSS di Marco Damiano dal 2015 al 2020 attraverso ripetuti affidamenti per un importo di 380mila euro, la relazione diceva che la normativa antimafia sarebbe stata elusa attraverso un “artificioso frazionamento dei contratti”. Inoltre, uno dei soci ex amministratore della società affidataria avrebbe interessi economici con un soggetto contiguo alle cosche mafiose foggiane e il coniuge, collegato ad esponenti di rilievo della criminalità foggiana, sarebbe amministratore di un'altra società che opera nella videosorveglianza, destinataria anch'essa di affidamenti diretti da parte del Comune.

“Ancora una volta la ricostruzione della vicenda operata dal Ministro dell'Interno e dalla Prefettura di Foggia non appare corretta”, scrive l’avvocato Sticchi Damiani.

“Anzitutto non si comprende quale rilievo assumano le cointeressenze economiche dell'ex amministratore della società affidataria del servizio di videosorveglianza cittadino con un soggetto destinatario di informazione antimafia interdittiva e di ordinanza di custodia cautelare in carcere. La società titolare del rapporto con la pubblica amministrazione non risulta destinataria di interdittiva. Si contesta poi all'amministrazione un “artificioso frazionamento dell’appalto allo scopo di eludere la normativa antimafia”. Tuttavia, ed è qui che si instaura un ulteriore profilo di contraddittorietà del provvedimento impugnato, il potere di gestione dei contratti è erroneamente attribuito all'organo politico”.

Landella riporta la gara indetta dal Comune di Foggia con determina dirigenziale del 12.11.2019, aggiudicata all'ati Ett Elettro Tranese snc di Perfetto Giovanni+Eredi Giuseppe Mercuri spa, per un importo complessivo di 433.411,18 euro. “Ciò dimostra l'assenza di qualsivoglia tentativo da parte dell'amministrazione comunale di favorire la società G.O.S.S. o altre tramite affidamenti diretti. Ancora una volta l'istruttoria pare manifestamente errata ed incompleta e comunque inidonea ad individuare gli indici concreti, univoci e rilevati in ordine ad un'infiltrazione mafiosa, tale da determinare un'interferenza nella formazione della volontà dell'organo elettivo ovvero una compromissione del servizio pubblico”, puntualizza il ricorso.

Tributi

“Ancora una volta la ricostruzione della vicenda non appare corretta”, sentenzia il legale di Landella rispetto al servizio di accertamento e riscossione tributi, affidato alla Adriatica Servizi srl di Gianni Trisciuoglio e Marco Insalata ad agosto 2017, a seguito di cessione del relativo ramo d'azienda da parte del precedente concessionario.

L’ex sindaco dà questa versione: “L'interdittiva nei confronti della srl fu adottata il 15 settembre 2019 e il 20 settembre 2019 il Comune risolse il contratto; il 16 marzo 2020 l'impresa fu poi sottoposta al controllo giudiziario e chiese il ripristino del servizio, che il Comune negò, “dimostrando l'assenza di qualsiasi favor”. Quanto alle tempistiche dei controlli antimafia, “si tratta di attività che spettano all'apparato burocratico e di cui l'organo elettivo risulta del tutto estraneo”.

Servizi cimiteriali

“Anche in questo caso l'attività del Comune risulta in linea con le disposizioni di legge”, a detta di Landella.  A luglio 2011 fu stipulata tra il Comune di Foggia - sotto la guida della precedente amministrazione Mongelli - e la Progetto Finanza di Capitanata srl una convenzione per la realizzazione in project financing dei lavori di recupero del cimitero comunale.

“Fu regolarmente richiesta l'informazione antimafia ai fini della stipula”, dice l’ex primo cittadino, “e il 10 agosto 2011 la Prefettura comunicò l'assenza di tentativi di infiltrazione mafiosa. Successivamente, il 17 settembre 2019, la Prefettura comunicò che l'impresa CTM, assuntrice di lavori della società di progetto, risultava destinataria di informazione antimafia interdittiva. Il 23 settembre 2019 PFC srl avvisò il  Comune di aver provveduto a risolvere il contratto con CTM e di aver attivato le procedure per la sua sostituzione. Il 3 ottobre di quell’anno l'ufficio comunale, addetto al settore appalti e contratti, in risposta alla richiesta del sindaco di indicare le azioni intraprese dall'Ufficio a seguito dei provvedimenti del prefetto di Foggia, spiegò che vista la configurazione societaria di PFC, comune a quella di Adriatica Servizi, già colpita da interdittiva il 16 settembre 2019, aveva provveduto a chiedere alla Prefettura l'informazione antimafia. L’11 ottobre l’UTG disse che era stata adottata l'informazione antimafia interdittiva a carico di PFC srl”.

In seguito, il 15 ottobre, “visto che il Comune di Foggia non è dotato di personale sufficiente per la gestione diretta dei servizi cimiteriali e che tali servizi sono diretti a salvaguardare i diritti costituzionali all'igiene e alla sanità pubblica nonché al diritto al sepolcro, il sindaco richiese al prefetto di valutare la ricorrenza dei presupposti per il commissariamento dell'impresa”.

La richiesta fu accolta e il servizio è proseguito con l'impresa commissariata. Per Landella, dunque, “non sussiste alcuna disattenzione da parte del Comune in ordine ai controlli antimafia e le azioni risultano pienamente conformi con il dettato della legge”. A marzo 2020 anche PFC è stata sottoposta a controllo giudiziario, con la conseguenza che gli effetti dell'interdittiva sono sospesi e l'impresa, in persona dei commissari, è pienamente legittimata a proseguire i rapporti con l'amministrazione.

“Neppure si può ritenere che vi sia stata violazione del principio di separazione tra direzione politica e amministrativa laddove la giunta ha deliberato l'aumento del piano finanziario”, continua il legale di Landella nel ricorso al TAR. “Si è trattato infatti di una determina motivata dalla necessità di una modifica progettuale. In ogni caso non pare la Prefettura l'organo competente a valutare la fondatezza o l'infondatezza di una motivazione contenuta in una delibera di giunta”.

Bagni comunali

La ricostruzione prefettizia del servizio di pulizia e guardiania dei bagni comunali è definita da Landella “frutto di mere suggestioni, piuttosto che di concreti elementi di pericolo”. “Anzitutto non è corretto ritenere che si sia trattato di imprese adiacenti ad ambienti malavitosi”. Se così fosse, dette imprese avrebbero dovuto essere destinatarie di interdittive antimafia. Così invece non è. Viceversa si deve considerare che si tratta di cooperative sociali finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. La legge stessa prevede a questo scopo che il 30% dei dipendenti appartenga alla categoria dei lavoratori svantaggiati, tra cui rientrano anche ex detenuti ed ex tossicodipendenti. Non si tratta quindi di imprese adiacenti ad ambienti malavitosi ma di imprese che possono avere per legge, tra i propri dipendenti, soggetti con precedenti penali o che potrebbero aver avuto contatti con ambienti malavitosi”.

Inoltre, per Sticchi Damiani “la Prefettura segnala che vi sarebbero state delle proroghe illegittime ma così non è”. I servizi igienici del Comune di Foggia furono gestiti nel periodo da giugno 2014 a giugno 2015 dalla cooperativa Eco Eco a seguito di due gare di appalto per un importo complessivo di 98mila euro circa. A maggio 2015 furono bandite le nuove gare, successivamente assegnate alla Coop Eco Eco e alla Foggia Service per l'importo di € 49.500 euro circa l'una. Negli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 furono pubblicate altre gare.

“Nell'attesa delle aggiudicazioni definitive e dell'effettivo subentro delle imprese aggiudicatarie si procedeva con la proroga dei contratti in corso, in linea con le disposizioni normative. Del resto, non risulta alcun accertamento dell'illegittimità delle proroghe né risultano procedimenti sanzionatori dell'ANAC”, si legge nel ricorso.

“Le tesi suggestive della Prefettura sono poi smentite dal fatto che nel 2019 la Coop Eco Eco è stata esclusa dalla gara quando, a seguito della verifica dei requisiti soggettivi, l'impresa non risultava dotata di DURC regolare. In ogni caso non è provato e neppure affermato nel provvedimento che le asserite "irregolarità amministrative" siano causalmente riconducibili ad interferenze della criminalità organizzata”.

Verde pubblico

“Ancora una volta la relazione ministeriale e la relazione prefettizia travisano la realtà”, si legge nel ricorso di Landella rispetto all’appalto del verde pubblico.

“Il servizio di manutenzione del verde è stato affidato nel 2019 alla società neo costituita “Foggia più Verde”. Il bando prevedeva una clausola sociale, finalizzata alla salvaguardia dei livelli occupazionali di una platea storica di lavoratori, esistente da almeno 15 anni. Si tratta di ex LSU e di soggetti appartenenti alla categoria dei lavoratori svantaggiati, ossia ex detenuti ed ex tossicodipendenti. Ancora una volta, non si tratta di un 'impresa che risulta adiacente ad ambienti malavitosi. Se così fosse sarebbe stata destinataria di informazione antimafia interdittiva che, allo stato, non risulta. Quanto ai controlli antimafia non può non rilevarsi che si tratti di un'attività propria dell'apparato amministrativo e non dell'organo di indirizzo politico”.

Zone Transition

Zone Transition

Bidellaggio

Il ricorso dell’ex primo cittadino, rispetto al bidellaggio svolto dalla coop Astra di Ludovico Maffei (padre dell’ex consigliere di maggioranza Danilo) sottolinea ancora che “le tesi sostenute paiono meramente suggestive” e che “neppure in questo caso si tratta di impresa contigua ad ambienti criminali, tanto è vero che non risulta essere stata emessa alcuna interdittiva antimafia”. In secondo luogo, “le modalità operative in ordine ai controlli antimafia attengono ad attività proprie dell'apparato amministrativo burocratico, cui è del tutto estraneo l'organo politico elettivo”.

(foto di Matteo Nuzziello)

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