“La mafia ve la dovete ingoiare, venite a giocare con me”: parole choc del candidato Consigliere a Trinitapoli

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La mafia ve la dovete ingoiare”. Sta facendo discutere a Trinitapoli l’intervento, in stretto dialetto e affermazioni apparse minacciose, di Vito Musciolà, imprenditore agricolo che fa parte della lista SiAmo Trinitapoli del candidato sindaco Emanuele Losapio. Parole che suscitano indignazione nel paese della BAT che sta per tornare alle urne, l’8 e 9 giugno prossimi, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose ad aprile 2022. Il centrodestra è diviso tra l’ex primo cittadino Losapio, la cui amministrazione fu sciolta col decreto del Capo dello Stato dopo l’insediamento a settembre 2020, e il suo predecessore Francesco di Feo, a capo della lista Resilienza trinitapolese. Mentre il campo largo capitanato da Pd e M5S scommette su Anna Maria Tarantino, sostenuta dalla lista Trinitapoli buona politica. Tre civiche da 16 nomi ciascuna. Ma è il candidato consigliere di Losapio a far parlare di sé in questi giorni, dopo il comizio di domenica scorsa. 

“Emanuele deve fare il sindaco l’anno prossimo”, ha detto dal palco Musciolà, attivo nell’ingrosso ortofrutticolo. “Se Emanuele non si potrà poi ricandidare per l’illeggibilità, se perde tre o cinque anni, perché cinque anni li finisce, e vu dec je che parlalot c tutt chi che avav parlè e l fernes i cing ann”, ovvero “ho parlato io con tutti coloro con cui bisognava parlare, finirà i cinque anni”. “Vedremo i danni che dovremo avere e quelli che dovranno avere loro”, ha aggiunto. “No, ragazzi, non dovete per paura di mettere…voglio i like sopra Facebook, dappertutto! Mettete i like e poi vedete cosa succede! Ok? La mafia ve la vet agnot (ve la dovete ingoiare, ndr, rivolto a quanto pare al centrosinistra di Tarantino). Avete capito? Trinitapoli fa schifo grazie a voi. E mo venite a giocare con me!”. 

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L’intervento di Musciolà è iniziato ammettendo di aver ricevuto in concessione a novembre 2020, per tre anni, un terreno di proprietà comunale coltivato a seminativo, in contrada Mezzana, dopo la sua richiesta di regolarizzazione della conduzione dell’appezzamento. “Li ho riqualificati, erano coperti di monnezza. Una volta eletto e diventato assessore all’agricoltura porterà l’acqua e darò quei terreni a tutti voi”, ha detto alla platea.  
All’indomani del comizio, Musciolà ha replicato alle polemiche su Facebook scusandosi per il tono, resosi conto di aver esagerato su tutta la linea: “Carissimi concittadini, vedo che il mio brutto e rude intervento vi è piaciuto, vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno messaggiato e chiamato per dirmi ‘hai fatto bene’. Ma allo stesso tempo mi scuso per chi non ha apprezzato, in quel momento era il mio cuore a parlare colmo di rabbia e rancore. Per colpa di quella piccola parte di abitanti che ha portato a questo stato la nostra amata città sporcandola, degradandola e infine rendendola sterile di crescita economica. Vedo che una delle tre liste è molto accanita al bullismo, forse perché ho detto cose che non dovevo?”. 

Tarantino ha ribadito nelle scorse ore quale sia la situazione di Losapio, atteso dalla pronuncia definitiva della Cassazione sulla incandidabilità: “E’ incandidabile già in secondo grado di giudizio. Dunque chiede il voto ma c’è il trucco e lo ha raccontato in tv affermando ‘se mi dovesse arrivare la decadenza dovrebbe essere il vicesindaco a portare a termine il mandato. Losapio dovrebbe dirci sin da ora chi sarebbe il suo vicesindaco, in modo che i cittadini sappiano chi davvero votare, sanno chi è il sindaco vero. E comunque Losapio dovrebbe informarsi: in caso di decadenza del sindaco il suo vice non regge l’ente fino al termine del mandato quinquennale ma solo fino alla prima data utile per tornare alle elezioni”. 

Sono tre gli “incandidabili” di Trinitapoli dopo lo scioglimento per mafia del Comune. A ottobre scorso la Corte d’appello ribaltò la decisione del Tribunale di Foggia dichiarando incandidabili gli ex assessori Maria Grazia Iannella (che era anche vicesindaca) e Roberto di Feo, dunque accogliendo il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura. Fu confermata l’incandidabilità dell’allora sindaco Losapio in relazione ai due turni elettorali successivi allo scioglimento per mafia. Il Comune di Trinitapoli fu sciolto ad aprile 2022 per ingerenze della malavita nella macchina amministrativa dell’ente. Nel decreto di scioglimento si evidenziò una “elevata capacità di infiltrazione nel tessuto produttivo locale e nelle pubbliche amministrazioni”. 

La città della provincia di Barletta-Andria-Trani (ma fino al 2004 comune della provincia di Foggia) è da tempo vittima della guerra tra i clan Miccoli-De Rosa-Buonarota e Gallone-Carbone. Gruppi malavitosi con alleanze consolidate, soprattutto negli ultimi anni, con le mafie di altri territori, a partire da Foggia e Cerignola. Proprio il boss Cosimo-Damiano Carbone ucciso a Trinitapoli ad aprile 2019 era molto legato, per interessi e traffici illeciti, con la batteria foggiana Moretti-Pellegrino-Lanza. L’alleanza portò il boss Pasquale Moretti, che aveva paura che qualcuno potesse uccidere suo padre Rocco, vertice della criminalità foggiana, a chiedere all’alleato Giuseppe Gallone di intercedere con Enzo Miucci, reggente del clan di Monte Sant’Angelo Li Bergolis-Miucci per arrivare a una pace con i Lombardi-Ricucci-La Torre. 

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Losapio fu assessore nella precedente giunta guidata da Francesco di Feo, che si era dimesso per candidarsi, con Fratelli d’Italia, alle elezioni regionali del 2020. Quasi tutte le illegalità riscontrate dalla commissione di accesso si riferiscono alla giunta di di Feo, anche se la stessa commissione ha evidenziato “il perpetuarsi di comportamenti omissivi e condotte illegittime, avviate nelle passate consiliature, direttamente agevolative degli interessi criminali”.

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