Le indagini confluite nell’ordinanza monstre, da oltre 1.800 pagine, dell’operazione antimafia Omnia Nostra, con cui la DDA di Bari ha assestato un durissimo colpo al clan Romito-Lombardi-Ricucci-La Torre, offrono una disamina amplissima e approfondita di quanto avviene nel Gargano. Numerose sono le persone citate dagli intercettati indagati e tra queste spunta anche un soprannome che a Monte Sant’Angelo conoscono assai bene.
E’ “Iaiò”, il soprannome di famiglia del direttore facente funzioni dell’ente Parco nazionale del Gargano, Vincenzo Totaro. Un uomo più volte nell’occhio del ciclone: dapprima, come assessore ai lavori pubblici, per il coinvolgimento nei fatti che decretarono il commissariamento del Comune di Monte Sant’Angelo per infiltrazioni mafiose, primo caso in Capitanata; poi il verdetto a suo carico di incandidabilità; nel mezzo l’incarico di vertice (sia pur come facente funzione) della tecnostruttura dell’ente Parco, che ha sede proprio a Monte e che per gli appalti e i fondi multimilionari gestiti ha da tempo generato il sospetto di essere nel mirino anch’esso, come altri enti pubblici, degli appetiti della criminalità organizzata.
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Costretto a dimettersi anni fa proprio per lo scandalo del suo coinvolgimento nei fatti di Monte, nel 2020 Totaro è tornato in posizione di comando dopo il benservito dato dal presidente del Parco Pasquale Pazienza alla direttrice Maria Villani e da allora presiede quella postazione senza che alcuna altra rotazione ci sia stata né è avvenuta altra mossa dell’ente Parco per sostituirlo.
“Totaro, già assessore ai lavori pubblici e urbanistica nell’attuale amministrazione (ovvero l’ex giunta di Iasio, ndr), dimessosi dopo l’insediamento della commissione di accesso, nonché direttore f.f. dell’ente Parco Nazionale del Gargano di Monte Sant’Angelo, è ritenuto persona legata da rapporti d’amicizia con i Macchiaioli, in particolare con gli esponenti delle famiglie D’Ercole e Ricucci”, si diceva di “Vincenzo Iaiò” nella relazione prefettizia del Comune dei due siti Unesco. Due nomi, quelli di D’Ercole e Ricucci, che trovano ampio spazio nell’inchiesta Omnia Nostra. Il primo, considerato una sorta di “sindaco” della frazione di Macchia, fu colpito anni fa da interdittiva antimafia e ora è finito in carcere perché considerato parte dell’associazione mafiosa. Il secondo, il pregiudicato Pasquale Ricucci, detto Fic secc, assassinato a novembre 2019 davanti alla propria abitazione a Macchia, era tra i capi del clan.
Nella relazione prefettizia si diceva anche della sentenza di applicazione della pena, su richiesta delle parti, emessa dal Tribunale di Roma ai danni di Vincenzo Totaro nel ’98, quando era ancora dipendente di Poste Italiane: 8 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per i reati di falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e uso di atto falso. La condanna sarebbe scaturita dalla falsa invalidità dichiarata per farsi assumere in Poste. A “salvarlo” fu il comando presso l’ente Parco quando ancora era dipendente di Poste; poi l’ingresso nell’organico del PNG, che gli ha permesso di lavorare nella pubblica amministrazione. Nel 2007 il Tribunale di sorveglianza di Bari gli concesse la riabilitazione. Ma Totaro non avrebbe dovuto superare un concorso per entrare in pianta stabile nell’ente Parco? Insomma, di ombre nella sua carriera burocratica ce ne sono tante.
Quello che finora sembra essere sfuggito a chiunque è che nelle carte di Omnia Nostra si parla pure della famiglia Totaro.
Avviene nella conversazione – resa nota da l’Attacco la scorsa settimana trattando della zona grigia – tra l’imprenditore edile sipontino Salvatore Borgia e il pregiudicato Pietro La Torre, tra i nuovi vertici del clan. I due parlano del processo per l’assalto ad un blindato nel 2008 a Seriate sulla A4 Bergamo-Venezia, che ha portato all’assoluzione degli odierni indagati.
Borgia: Allora io ieri, ho finito di dirglielo, ho fatto una riunione con un grosso personaggio che voi conoscete, che vi ha dato una grossa mano a livello di tribunale. Eh, dimmi una cosa, chi è a Monte Sant’Angelo dice che c’è una famiglia, non so di soprannome come lo chiamano.
La Torre: Iaiò…Iaiò…Totaro fa di cognome…tiene un sacco di amicizie, ha sistemato i figli, uno fa il direttore delle poste, mi sembra a Peschici, uno era direttore del Banco Nazionale.
Un probabilissimo errore di trascrizione, in cui Parco nazionale è diventato Banco.
Borgia: Ma questo, questo qua doveva fare qualcosa a livello di carcere e compagnia bella?
Balzamo: Teneva qualche condanna grossa sulle spalle che si doveva sistemare?
La Torre: Tramite, non ce l’aveva lui, però ha sistemato.
Balzamo: A posto, noi di questo stiamo parlando, e a voi?
La Torre: A Lombardi, a Matteo ha sistemato dai!
Balzamo: Quello che abita affianco a me, hai visto? (con questa frase Balzamo avrebbe certificato il riferimento a Lombardi, suo vicino di casa ai Poderi di Siponto).
Poi La Torre entra nello specifico e fa riferimento ad “una sentenza della Corte di Cassazione che ha assolto Lombardi.
La Torre: Sì, la Cassazione ha buttato a terra’ (ovvero che annullava la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Brescia del 29 novembre 2011 per l’assalto al furgone portavalori con cui venivano condannati sia Lombardi sia l’associato Francesco Scirpoli)
Balzamo: E questo è lo stesso giudice che sta liberando, poi sta questo fatto, lo stesso giudice che ti deve aiutare a te per l’ennesima volta.
La Torre: Quello là, tramite lui, tramite il giudice omissis che sta in pensione.
Borgia: Non è il giudice omissis, è un altro giudice.
La Torre: No, il giudice omissis sta in pensione, lui è proprio come un fratello con sto giudice omissis, tramite ‘sto giudice, hanno avvicinato il giudice…
Borgia: Omissis, dal giudice omissis è stato assolto…
La Torre: E hanno sistemato la pratica.
Borgia: Il giudice omissis… inc… ha salvato.
La Torre: Tramite i compagni suoi, comunque hanno sistemato questo fatto, lo so io per certo…
Borgia: E ieri me lo hanno detto questo fatto qua, però avevo capito male il soprannome.
La Torre: Iaiò…
Borgia: E invece è Iaiò.
La Torre: Totaro fa di cognome, Carlo si chiama il vecchiarello. E’ fatto anziano, ha la masseria sul bivio di Carpino, quando si va per il bosco.
Borgia: E si doveva fare una decina d’anni (Lombardi e Scirpoli erano stati condannati in appello a 8 anni di reclusione).
Balzamo: E questo che sta affianco a noi, questo che sta affianco a me qua…
Zone Transition
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Borgia: Ed è stato scagionato totalmente.
La Torre: Sì.