I procedimenti disciplinari per i dipendenti della pubblica amministrazione prevedono una tempistica di 120 giorni dal momento del loro avvio. E nel caso di quello che riguarda Beniamino Amorico, ormai ex comandante della polizia municipale di Lucera, è possibile che si arriverà proprio a ridosso del 28 settembre, la data fissata in questa occasione entro cui deve essere emesso il pronunciamento, dopo l’inizio registrato il 31 maggio scorso.
Perché nelle ultime settimane le udienze sono andate a rilento, tra rinvii e assenze, come in quella dello scorso 2 agosto nella quale sono state comunque ascoltate le testimonianze di tre colleghi del Corpo, interpellati direttamente dalla commissione presieduta dal dirigente comunale Raffaele Cardillo e composta anche dai funzionari Francesco Grasso e Serafina Croce.
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In realtà non succede spesso che vengano sentiti altri dipendenti dello stesso ente, ma in questa occasione pare debba essere fatta chiarezza sui comportamenti di Amorico che avrebbe tenuto nei giorni immediatamente successivi alla sua rimessione in libertà dopo 39 giorni agli arresti domiciliari cominciati il 10 maggio scorso, specie in relazione alla sua presenza al comando di Viale Libertà per motivi non meglio specificati e sui quali ci sarebbero versioni contrapposte tre le parti.
A ogni modo, dopo essere venuta a conoscenza di quanto accaduto nel presidio in un paio di occasioni separate, l’Amministrazione Pitta ha preso una ulteriore iniziativa a suo carico, e con apposito provvedimento del dirigente al Personale Pietro Savoia, ha fatto scattare una nuova sospensione dal servizio (tuttora vigente) e la segnalazione al pubblico ministero Marco Gambardella che doveva ancora presentare formalmente la richiesta di patteggiamento che poi è andata a buon fine.
La storia giudiziaria, in effetti, si è solo apparentemente conclusa con un accordo con l’avvocato difensore Gianluca Ursitti ed effettivamente approvata dal giudice dell’udienza preliminare Margherita Grippo su una pena (sospesa) di un anno e dieci mesi, perché qualche giorno fa è stato comunque presentato un ricorso per Cassazione.
La procura gli contestava il peculato (utilizzo improprio dell’auto di servizio), il falso in atto pubblico (fittizia presenza al lavoro), la truffa al Comune (annullamento di cinque multe con conseguente coinvolgimento dei cinque beneficiari, a loro volta indagati a piede libero) e la rivelazione di segreto di ufficio (diffusione delle liste dei positivi al Covid durante il lockdown), tutti reati rilevati dalla Guardia di Finanza di Lucera che lo aveva messo sotto osservazione da almeno un anno, con pedinamenti e intercettazioni logistiche, oltre al sequestro dei suoi due telefonini, risalente a settembre dell’anno scorso, da cui sono emersi nuovi particolari che hanno ingrossato il fascicolo di indagine a suo carico.
La prossima udienza a Palazzo Mozzagrugno è fissata per il 18 agosto, e in quella occasione dovrebbe essere ascoltato ancora un dipendente comunale e soprattutto ci sarà spazio per la difesa, rappresentata dall’avvocato Vincenzo De Michele che finora non ha rilasciato dichiarazioni, limitandosi a confidare di avere solide argomentazioni per far valere le ragioni del suo assistito.
Tra le ipotesi previste in casi del genere c’è la sanzione estrema del licenziamento, e tra le cause indicate dai codici disciplinari c’è proprio la falsa attestazione della presenza in servizio e/o l’assenza ingiustificata per un periodo superiore a tre giorni o la condanna penale definitiva per reati per i quali è prevista l’interdizione dai pubblici uffici. E Amorico, oltre allo stesso patteggiamento, ha sostanzialmente fatto delle ammissioni, perché durante il suo periodo di detenzione, aveva già “risarcito” economicamente l’ente per la cinquantina di ore nelle quali sarebbe risultato assente ingiustificato dal servizio.
Comunque sia, il procedimento si annuncia sempre più complesso e delicato, e con un ventaglio di ipotesi che può andare dal nulla di fatto fino alla conclusione più drastica, passando però da sanzioni intermedie che possono essere di natura ulteriormente sospensiva o pecuniaria, più o meno pesante.
Zone Transition
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In caso di licenziamento, si aprirebbe quasi certamente un nuovo percorso giudiziario di impugnazione da sottoporre al tribunale del lavoro, a sua volta chiamato a decidere su un caso che non ha precedenti nella storia della città e che sta fortemente interessando sia la struttura tecnica dell’ente che la stessa componente politica.