Si è conclusa con nove arresti l’operazione dei Carabinieri nelle province di Foggia, Bari e Brindisi. In cinque sono in carcere, altri quattro ai domiciliari per associazione a delinquere, rapina e furti di auto, danneggiamento, ricettazione e riciclaggio.
L’operazione di oggi costituisce il compendio di un’attività d’indagine avviata nel giugno 2020 e proseguita fino al gennaio 2021, le cui risultanze hanno portato al provvedimento che colpisce gli indagati per oltre 30 episodi di furto perpetrati nelle province di Bari, Brindisi e Taranto.
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Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, l’associazione criminale costituita da otto dei nove indagati, sarebbe stata organizzata dal monopolitano R.C. (24 anni) e dal fasanese A.A. (42 anni) i quali, avvalendosi della collaborazione dei compartecipi nonché di altre figure esterne (tra cui un venditore foggiano di arnesi da scasso e dispositivi elettronici all’avanguardia), avrebbero messo a segno 37 furti di auto.
La compagine sceglieva accuratamente gli obiettivi e, di volta in volta, assemblava rapidamente delle squadre di attacco pronte a rubare in pochi minuti i mezzi utilizzando strumentazione attraverso la quale bypassavano i sistemi di sicurezza della auto nonché 'jammer' idonei a schermare il segnale dei Gps installati. Subito dopo le autovetture venivano nascoste in località rurali, dove procedevano alle operazioni di “taglio” dei pezzi di ricambio da rivendere sul mercato illecito.
Dalle conversazioni telefoniche tra i soggetti coinvolti, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire l’organizzazione del sodalizio, composta anche da due donne, che adottava un linguaggio criptico, convenzionale nella pianificazione ed esecuzione dei furti.
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Tale modalità di comunicazione è stata però decrittata dagli investigatori grazie ai diversi riscontri eseguiti, redigendo una legenda della terminologia convenzionale utilizzata: la ricerca per organizzare un furto si traduceva in inviti ad “andare a mangiare”, accettati in base alla disponibilità di attrezzatura da scasso; il dispositivo elettronico necessario ad avviare forzatamente le vetture veniva denominato “il coso”, “le chiavi” oppure “quello piccolo”; l’auto di staffetta messa a disposizione per raggiungere l’obiettivo e scortare il veicolo rubato nel luogo di occultamento invece veniva denominata “la ragazza”.
Immagini di repertorio