“Abbiamo operato in un ambiente blindato e inaccessibile”, ha evidenziato in conferenza stampa il Procuratore aggiunto Silvio Guarriello. Le vittime non sarebbero mai state in grado di riferire ciò che subivano sistematicamente. Ed infatti non risultano segnalazioni da parte dei familiari. Le indagini, seppure molto difficili dal punto di vista emotivo anche per gli inquirenti (come ha sottolineato Edoardo Campora, comandante del Gruppo tutela salute di Napoli), sono state però velocissime, partite a luglio, sono sfociate ieri negli arresti: “Abbiamo fatto il possibile per poter mettere fine quanto prima alle vessazioni perpetrate”, ha chiarito Il Procuratore capo Vaccaro.
Indispensabili come detto innanzitutto le intercettazioni telefoniche tra due Oss indagati per un altro reato; e poi le captazioni ambientali, anche se gli indagati si sono attivati per neutralizzarle.
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E’ chiarito nell’ordinanza ed è stato fatto presente durante la conferenza stampa: diversi indagati si sono adoperati per eludere le investigazioni e sabotarle.
“Un aspetto di rilevanza focale è individuabile, non solo nella graduale insorgenza di dubbi finalizzati alla scoperta di apparecchiature tecniche atte a captare le condotte delittuose, bensì soprattutto nella manifestazione dei numerosi timori che fossero monitorate le azioni illecite poste in essere”, si legge nell’ordinanza. Timori acuitisi dopo l’emergere dei fatti della Stella Maris di Manfredonia, per i quali alcuni colleghi erano stati attinti da misura cautelare personale in ragione di condotte del tutto sovrapponibili a quelle già da lungo tempo poste in essere dagli indagati.
Il Pm ricostruisce la pressante e insistente ansia esternata dagli indagati per la potenziale attività investigativa in corso: “Appare necessario dare distintamente conto di come, nel corso delle indagini, gli operatori della struttura abbiano progressivamente maturato il sospetto di essere sottoposti alle intercettazioni, fino alla scoperta di tutte le 13 telecamere installate nel reparto. Gli indagati, di conseguenza, a partire da un determinato momento, hanno modificato le loro condotte attenuandone, pur senza escluderla del tutto, l'aggressività. Questa considerazione è fondamentale per la valutazione dei comportamenti tenuti dopo la scoperta delle telecamere, che non possono considerarsi rappresentativi dell'aggressività abituale degli operatori del reparto, che è stata oggetto di numerosissime captazioni nella prima fase delle intercettazioni”
"Hanno fatto l'esposto – dicono alcuni sanitari parlando del caso Stella Maris -, hanno mandato una lettera anonima e poi gli hanno mandato una pennetta con i video e gli audio. E’ come se tu mo' ti metti a parlare e io ti registro, quando mi sono rotto il cazzo: ‘mo' ce la devo far pagare’, oggi non si scherza più". "E mettile! (microspie, ndr)”, risponde l’altro.
Con il passare dei giorni il sospetto di essere sottoposti a intercettazioni aumentava, finché alcuni degli indagati non hanno eseguito una ricerca su Google: “Modo per conoscere se ci sono telecamere nascoste”, iniziando così a bonificare gli ambienti seguendo le istruzioni dettate dal risultato della ricerca, (puntando l'obiettivo della fotocamera del proprio cellulare verso le zone dell'area ritrovo dove sospettavano fossero installate le microcamere, al fine di verificare la presenza di una luce bianca riflessa nel display, che confermerebbe la presenza di un dispositivo spia).
Zone Transition
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“Nel corso dei giorni – ricostruiscono gli investigatori - il mero sospetto di essere monitorati dalle Forze dell'Ordine si trasformava in un’ossessione per alcuni che, invece di dedicarsi alla cura dei degenti si procuravano un rilevatore professionale di microspie, cimici e telecamere ed iniziavano a ispezionare camere e ambienti del reparto. La certosina ricerca delle microspie non solo dava esito positivo ma si spingeva ben oltre: gli stessi, infatti, procedevano allo smontaggio delle prese a muro ove le apparecchiature tecniche audio/video erano state occultate e, al fine di renderle innocue, le ruotavano in modo da oscurare le riprese. Da quel momento in poi le due apparecchiature riuscivano a captare solo l’audio ma tutte le immagini registrate dalle stesse risultavano annerite”.