Dopo la bufera mediatica che ha investito la residenza per anziani Stella Maris, a Siponto, si sono spente le luci dei riflettori dell’opinione pubblica sulla vicenda. Le bocche della proprietà restano rigorosamente silenti, l’unico titolato a parlare è l’avvocato Michele Vaira, legale difensore della Cooperativa Santa Chiara che gestisce la struttura.
In ogni caso, l’Attacco ha provato a contattare Michele La Torre.
Il patron e marito di Annamaria D’Ippolito, presidente Santa Chiara, rispetta la consegna del silenzio e preferisce evitare dichiarazioni. Su espresso invito de l’Attacco, però, manifesta disponibilità di massima per soddisfare la richiesta avanzatagli e convenire un momento in cui sarà possibile visitare la struttura, magari in sua compagnia, per documentare le attività che in essa si svolgono. Un impegno preso, “anche se voi siete cattivi nei nostri confronti” non ha nascosto La Torre. Biasima aspramente “i titoli” e addebita colpe per “aver messo in cattiva luce 5 anni di brillanti risultati conseguiti” che, tutt’al più, sono imputabili esclusivamente ai comportamenti messi in atto (e documentati) da 4 operatori che lavoravano nella sua struttura.
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Nelle ultime settimane, comunque, non si sono registrate novità di rilievo e tutto resta cristallizzato in attesa che si concludano le indagini. La nuova linea data alla gestione del personale con l’innesto nel gruppo di lavoro del dottor Pio Cisternino, responsabile del servizio di assistenza diretta e coordinatore socio-sanitario della struttura, stando a quanto trapela dalla proprietà prosegue proficuamente, Qualcuno degli operatori socio sanitari impiegati alla Stella Maris bisbiglia, però, di un clima che va anche oltre quello del rigoroso rispetto delle regole ed è diventato piuttosto pesante.
La sola novità che viene riferita, oltre a quelle organizzative, è che non è più permesso portare con sé il proprio cellulare durante il turno di lavoro e né, meno che mai, scattare fotografie – in particolar modo se ritraenti gli anziani ospiti – all’interno della residenza Stella Maris di Siponto. Come scritto su queste colonne, alcuni degli oss ascoltati dagli inquirenti hanno riferito che esisteva una chat di lavoro nella quale avevano talvolta segnalato ecchimosi o segni vari riscontrati sugli anziani. Segnalazioni che avvenivano, per l’appunto, attraverso scatti fotografici e che, stando a quanto sostenuto da questi testimoni, vedeva la presenza anche della direttrice Rossella Bitondi.
Per quanto concerne le aule dei tribunali, sono due e distinti i procedimenti avviati. Uno nell’ambito del diritto del lavoro ed è riferito ai licenziamenti disposti dalla proprietà a danno non solo dei 4 oss accusati ma anche verso un’altra decina di colleghi. La risposta della Cooperativa Santa Chiara, infatti, è stata dura: licenziamento anche per chi si sarebbe macchiato di “condotte assolutamente rilevanti sotto il profilo disciplinare, e pertanto incompatibili con la prosecuzione del rapporto di lavoro”. Operatori che, a giudizio dei gestori della struttura, “pur avendo assistito agli episodi incriminati o avendone avuto conoscenza, non hanno tempestivamente informato la dirigenza e la società di quanto stava avvenendo”.
Un altro procedimento è di natura penale e vede 4 operatori socio sanitari accusati di maltrattamenti e violenze: Domenico Nuzziello, Mariano Paganini, Michele Salcuni, Antonio Vero. Quest’ultimo ha visto il proprio legale, l’avvocato Antonio Maria La Scala, rinunciare all’incarico di difensore. Nuzziello, invece, è difeso dagli avvocati Carmela Caputo e Giuseppe Le Noci; Paganini da Laura Raffaeli e Pietro Schiavone; Salcuni da Matteo Ciociola e Michele Ferosi.
Nel procedimento penale, infine, si sono costituiti i parenti di 5-6 anziani vittime di maltrattamenti (alcuni difesi dagli avvocati Lorenzo Troiano e Alessia Lucarelli) e, sempre costituiti come parte offesa, numerosi oss che prestano o prestavano servizio nella residenza per anziani. “Gli oss buoni”, li aveva definiti l’avvocata Innocenza Starace nel corso di una conferenza stampa. C’è chi, infatti, continua a fare confusione e attribuire loro responsabilità che nemmeno gli organi inquirenti hanno sin qui individuato.
Gli inquirenti hanno disposto il sequestro dei cellulari dei 4 oss accusati e stanno verificando il materiale fotografico, senza tralasciare nemmeno la succitata chat di lavoro. Il cerchio delle indagini non si è ristretto, bensì si è allargato, per non trascurare niente e nessuno possa avere gradi di responsabilità per l’accaduto. Stando ad alcuni beninformati, uno degli accusati avrebbe chiesto di essere interrogato.
Zone Transition
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Non è dato sapere chi possa essere, tuttavia non appare casuale che si profila all’orizzonte la data del 6 ottobre, giorno in cui si discuterà l’appello presentato contro l’ordinanza che ha stabilito gli arresti domiciliari per i 4 accusati. Sarà la III sezione penale del Tribunale di Bari a decidere se riformare l’ordinanza e stabilire il carcere per tutti e 4 gli oss che si sarebbero resi autori dei maltrattamenti. Dal punto di vista della difesa processuale, sarebbe certamente più utile mostrare atteggiamento collaborativo per poter ricevere, magari, le eventuali attenuanti di responsabilità.