Reste e gusci di cozze a tonnellate nei mari del promontorio hanno provocato danni inestimabili al sistema marino. Dopo l’operazione Gargano Nostrum, conferenza stampa in Procura.
C’erano il procuratore capo Ludovico Vaccaro, il procuratore aggiunto Antonio Laronga, il pm Marco Gambardella e il colonnello Michele Castaldo della Guardia Costiera ad illustrare l’esito della vasta operazione che ha portato agli arresti (domiciliari) 10 indagati per disastro ambientale.
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Tale ipotesi di reato, hanno spiegato, dipende dal fatto che l’habitat marino è stato gravemente compromesso dall’abbandono illecito dei rifiuti, scarti dell’attività di mitilicoltura. “Un vero e proprio tsunami”, lo ha definito Laronga dopo il quale sarà estremamente difficile (se non impossibile) ricreare le precedenti condizioni naturali.
L’indagine è stata lunga e complessa, ha ricordato Gambardella con l’uso di moderne tecnologie, telecamere da Lesina a Capojale e circa 150 uomini.
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“Oggi stesso verrà attivata la procedura per la nomina di un amministratore giudiziario, siamo ben consapevoli delle ripercussioni sull’economia locale e sui livelli occupazionali ma l’obiettivo è riportare il settore in un percorso di legalità”, ha evidenziato il Pm.