In vista delle elezioni politiche del 25 settembre ciascuna forza partitica ha dovuto compilare le proprie liste di candidati tenendo presenti sia la drastica riduzione del numero di parlamentari da eleggere nel complesso - da 900 a 600, fra deputati e senatori - sia le previsioni dei sondaggisti che dànno per certa la vittoria schiacciante dei tre partiti del centrodestra “conservatore” (FdI, Lega e FI) mentre ai candidati dei tre partiti “progressisti” di centrosinistra (PD, M5S e Azione/Italia Viva) sarebbero riservate solo poche soddisfazioni: questo, sia in sede nazionale quanto in sede locale.
Questo scenario avarissimo ha comportato uno sgomitamento abbastanza selvaggio dei candidati all’ interno di ciascuna formazione politica per assicurarsi un posto più o meno “garantito” al futuro Parlamento, una sorta di lotta fratricida fra compagni degli stessi partiti e delle stesse coalizioni che sotto certi aspetti ha ricordato il gioco della sedia dove se ne toglie una a ogni giro e il meno svelto a sedersi fra i concorrenti viene eliminato in successione.
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Qui in sede locale abbiamo avuto tre o quattro casi di questi ghigliottinamenti abbastanza clamorosi, peraltro equamente ripatiti fra le varie formazioni in competizione, per fare posto a gente di altri posti che è stata paracadutata a forza in piazzamenti elettorali più o meno “sicuri” (o almeno ritenuti tali): questi sono veleni fratricidi che non si riassorbiranno tanto facilmente, e lo vedremo al prossimo appuntamento per le elezioni del sindaco di Foggia. Ma più in generale, nella lotteria delle candidature si è sciorinato l’intero repertorio della farsa elettoralistica.
Così non si contano i voltafaccia improvvisi dall’una all’altra formazione politica per cercare candidature per sé millantando pacchetti di voti da portarsi dietro nel trasloco, che manco Amazon con le sue spedizioni a domicilio; come pure ha destato sconcerto lo spettacolino di alcuni capibranco di piccole formazioni i quali sino a subito prima si erano insultati pubblicamente nei talk televisivi e sui social ma che all’improvviso si sono apparentati elettoralmente per scongiurare il mancato superamento dello sbarramento del 3% imposto ai partitini singoli.
Notevoli anche le contorsioni da ginnaste coreane di un partito di grosse dimensioni (PD) che ha oscillato fino all’ultimo tra tre possibili alleanze elettorali con altrettante formazioni politiche fra loro però abbastanza incompatibili, le quali infatti poi sono restate avversarie. Ma è restato insuperabile il caso estremo da circo Barnum - quello dei freaks - del giovane leader rampante il quale, dopo aver mezzo sfasciato nel Parlamento il suo Movimento-partito di appartenenza originaria per fondare un nuova formazione politica in vista delle elezioni, quando ha focalizzato che i risultati elettorali sarebbero stati pessimi, ha cercato (per fortuna invano) di farsi candidare in un altro partito di maggiori dimensioni (PD) per garantirsi comunque la sua personale elezione, ma lasciando il suo neonato partitino orfano di comandante in capo e quindi condannando gli altri transfughi che lo avevano seguìto nell’avventura a farsi prendere a pesci in faccia dagli elettori.
Zone Transition
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Naturalmente si potrebbe continuare a lungo con gli esempi di questa sorta di bestiario delle umane debolezze e stranezze, ma sarebbe forse anche inutile perché il catalogo sarebbe comunque difettivo e ciascuno probabilmente ne ha visto esempi anche peggiori nel proprio àmbito di conoscenze locali, che in sostanza ben dimostrano come la coerenza nella militanza politica sia per molti personaggi attuali essenzialmente un rottame archeologico per i nostalgici, mentre la vera ideologia di riferimento per costoro sia il trasformismo opportunistico quale stile di vita, e la loro stella polare sia la competizione vitale per la poltrona.
(Salvatore Russetti - l’Attacco)