Stella Maris, ha salvato anziani e si trova in mezzo a una strada. “Lo rifarei altre mille volte”

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Solo grazie alla sua onestà, alla deontologia professionale e alla sensibilità di cui difettavano altri suoi colleghi oss, è stato possibile sottrarre quasi un centinaio di anziani e disabili dalle grinfie dei loro presunti aguzzini. Eppure, giunta la scadenza del suo ennesimo contratto di lavoro a tempo determinato, la proprietà della Cooperativa Santa Chiara lo ha messo alla porta. Questa è la triste storia, nel suo attuale finale, dell’operatore socio sanitario che denunciò le violenze e i maltrattamenti che stavano avvenendo nella RSSA Stella Maris, a Siponto. Se non fosse stato per lui, gli inquirenti non avrebbero mai installato le telecamere nella struttura per anziani che hanno documentato – con immagini video che hanno provocato il ribrezzo collettivo – ciò che avveniva lontano da occhi indiscreti.

Dopo quasi 5 mesi da quel 4 agosto 2022 - giorno in cui una nota stampa informò degli arresti eseguiti alla Stella Maris -, l’oss da cui partì l’indagine, oltre a non aver mai ricevuto pubblico apprezzamento per aver posto fine alla insensata violenza di alcuni suoi colleghi, si è trovato in mezzo a una strada con moglie e tre figli.

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È uscito allo scoperto, ci è stato costretto. Lo ha fatto con una lettera agli organi di stampa in cui accusa senza mezzi termini la Cooperativa Santa Chiara di non avergli rinnovato il contratto.
Per la prima volta, ha accettato di parlare. E lo ha fatto in esclusiva per l’Attacco, accettando con disponibilità l’invito rivoltogli.

Ascoltarlo è come rivivere il disagio che aveva provato quando ebbe certezza di urla e lamenti che, da qualche giorno a quella via, sentiva nei corridoi al secondo piano della struttura.

Alla luce di quella che considera una ritorsione per la denuncia fatta l’estate scorsa, tornerebbe al commissariato di PS la consapevolezza di dover poi perdere il lavoro? “Lo rifarei altre mille volte”, risponde senza pensarci un istante. “Andrei altre mille volte in mezzo alla strada dopo aver salvato 90 vecchietti. L’ho fatto col cuore e lo rifarei, perché quegli anziani ospiti non meritavano tutto quello che succedeva loro”.

Dovrebbero essere altri a vergognarsi di vedere associato il proprio nome alle violenze, in due casi anche sessuali, alla Stella Maris Vuole. Invece chi ha scoperchiato il pentolone in perfetta solitudine ha scelto di preservare comunque l’anonimato, perché teme che fare il suo nome potrebbe arrecare in qualche modo danno ai congiunti più che a sé stesso. Per comodità, lo chiameremo Mario.

Come detto, Mario lavorava al secondo piano della RSSA da un paio d’anni. I suoi colleghi sotto accusa, invece, operavano al primo piano. Nel maggio scorso, questi furono spostati al suo stesso piano e “quando mi accorsi che facevano cose che non avrebbero dovuto fare, mi recai immediatamente in commissariato”. Il suo era inizialmente un dubbio, perciò cominciò quasi ad appostarsi. Vide con i propri occhi quello che, poi, ripresero le telecamere piazzate dagli agenti di Polizia.

Gli indagati sottoposti a misure cautelari sono: Antonio Vero, 42enne accusato anche di violenza sessuale ai danni di due anziani; Mariano Paganini, 25 residente a Manfredonia; Domenico Nuzziello, concittadino 31enne dei primi due; Michele Salcuni, 37enne residente a Monte Sant’Angelo.

Le vittime preferite erano gli anziani che, per la propria patologia, risultavano più vivaci e non più in grado di poter riferire le eventuali percosse che subivano. Una di queste era una donna non-vedente con una leggera demenza senile. “Questi due soggetti (Vero e Paganini, ndr) ogni qualvolta sono di turno ed hanno a che fare con la paziente – la testimonianza resa alle forze dell’ordine - "si divertono", nel senso che attraverso una parola chiave "gli dobbiamo dare la terapia" in realtà si accordano sul maltrattamento da porre in essere”. L’anziana “veniva schiaffeggiata da Paganini o da Vero, o addirittura congiuntamente. Le venivano tirati i capelli, veniva pizzicata, strattonata ed insultata ripetutamente con frasi in dialetto del tipo "zoccola, stroppiata" e addirittura le veniva tirata addosso la cintura di contenzione. In queste occasioni la paziente si lamentava, piangeva ininterrottamente ed urlava per chiedere aiuto”.

In una occasione, intuendo che Vero “avrebbe potuto fare del male, mi sono appostato dietro al muro per poter intervenire nel caso in cui avessi capito che gli avrebbe fatto qualcosa”. Nel bagno assistito vi è un doccino che normalmente si utilizza per sterilizzare il water al momento dell’uso e che quando viene utilizzato emette un rumore dovuto all’estrazione del gancio di sostegno. In quella circostanza, “mentre ero appostato, ho udito il doccino che veniva estratto e subito dopo un impatto. Io precipitosamente mi introduceva nel bagno assistito ed il signor Vero, di sua spontanea volontà e con fare agitato, si giustificava senza che io chiedessi nulla dicendo che il signor omissis aveva battuto con la testa vicino alla mattonella”. Mario aveva notato “molto sangue fuoriuscire dalla testa dell’anziano” e richiamato l’attenzione di un’infermiera per la medicazione. Mentre Vero “si allontanava per parlare con l’infermiera di turno circa l’accaduto, io scattavo una foto che ritraeva la lesione”.
Materiale che, come detto, fu consegnato alle forze dell’ordine.

“Aspettavo già da un po' di tempo che potessi essere trasferito”. L’inaugurazione della RSSA Le Camelie – insieme a quella del Centro diurno polifunzionale per minori Smile – avvenne il 12 aprile scorso. Il suo trasferimento porta la data del 15 giugno scorso “ma escludo che in quel momento la proprietà potesse sapere della mia denuncia”.

È necessario fare un passo indietro per capire meglio la consecutio temporum. La prima volta che Mario si recò in commissariato era il 30 maggio scorso. Dopo una settimana, il 7 giugno, arrivò alle forze dell’ordine la lettera anonima con annessa chiavetta usb che conteneva foto e video. Il 12 giugno andò via dalla Stella Maris, in direzione San Giovanni Rotondo. Il 15 giugno, infine, Mario viene chiamato in commissariato perché avevano pensato a lui come anonimo mittente, come confermò, e in quello stesso giorno arrivò il suo trasferimento.

“Per assicurarsi la massima disponibilità, come è prassi, i miei contratti di lavoro erano sempre per pochi mesi. Basta pensare che ho totalizzato 12 rinnovi complessivi”. L’ultimo contratto aveva scadenza l’1 ottobre e “mi dicevano che mi avrebbero fatto un contratto a tempo indeterminato, invece sono stato addirittura buttato fuori, a scopo ritorsivo”.

Zone Transition

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Nel residence, “facevo il responsabile e coordinatore della struttura”. Fino ad i primi di agosto, “visto che ho sempre assicurato la mia disponibilità, sono stato trattato come un signore”. Riceveva anche messaggi di complimenti “dalla direttrice della Stella Maris (Rossella Bitondi, ndr) e dal direttore della struttura a San Giovanni Rotondo (Luigi Pazienza, ndr). Dopo che esplose il caso, invece, “cambiò l’atteggiamento nei miei confronti e sono stato accusato di non aver assunto un atteggiamento consono nel mio lavoro, senza che mi fosse mai stato mosso alcun rilievo formale”.

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