Nei giorni scorsi l’Unità di Neurologia dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo ha eseguito la prima infusione sottocutanea in Puglia di Levodopa (Foslevodopa/Foscarbidopa), notoriamente il farmaco più efficace per il trattamento della malattia di Parkinson. A ricevere il farmaco è stata una paziente calabrese di 45 anni con esordio di malattia sei anni fa che, dopo un lungo periodo di controllo della patologia con terapia orale, ha iniziato a presentare episodi di prolungato, intenso e doloroso “blocco motorio” associato a manifestazioni distoniche (contrazioni sostenute e dolorose). Nel suo caso la Levodopa, assunta per via orale, dava un beneficio di breve durata, meno di due ore.
“La Levodopa, in grado di aumentare i livelli di dopamina, permette di controllare i sintomi motori della malattia di Parkinson – ha spiegato Giuseppe d’Orsi, direttore dell’Unità di Neurologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza –. Tuttavia, nelle fasi avanzate di malattia, le oscillazioni delle concentrazioni plasmatiche dovute all'assunzione orale e alla variabilità dell'assorbimento possono causare fluttuazioni motorie e movimenti involontari (cioè discinesie e blocchi motorii). L'infusione sottocutanea di Levodopa consente una somministrazione continua e quindi concentrazioni plasmatiche più stabili, garantendo un migliore controllo dei sintomi”.
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Il Parkinson è tra le malattie neurodegenerative più diffuse. Colpisce circa 6 milioni di persone nel mondo, in Italia oltre 300.000, in Puglia circa 20.000. Trattasi di patologia neurologica che si caratterizza clinicamente per la presenza di un corteo sintomatologico caratterizzato da sintomi motori (tremore, rigidità muscolare, lentezza dei movimenti) e non motoria. La possibilità della somministrazione di questo innovativo trattamento a persone con malattia di Parkinson in fase avanzata rappresenta un ulteriore passo in avanti dell’Unità di Neurologia e dell’Ambulatorio per la Malattia di Parkinson dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza. Inoltre, i neurologi dell’ospedale di San Pio hanno promosso e realizzato, recentemente, degli incontri formativi con i colleghi specialisti del territorio, per istituire una rete di collaborazione e di comunicazione sinergica, con l’obiettivo di garantire un’adeguata assistenza integrativa, ospedaliera-territoriale, delle persone affette da malattia di Parkinson.
“Si è notato, nel caso della paziente, che il farmaco somministrato per via orale perdeva efficacia nell’assorbimento – ha specificato a l’Attacco, il dottor Giuseppe d’Orsi -. Con la somministrazione sottocutanea, effettuata per la prima volta in Puglia, a Casa Sollievo, è migliorato il quadro clinico (movimento e discinesie). Inoltre, così facendo, viene monitorata in modo costante la concentrazione ematica della levodopa che migliora la sintomatologia, implementando sempre più, una terapia/medicina di precisione e personalizzata”. La tendenza moderna della medicina è quella che non implementa più il concetto del farmaco uguale per tutti, ma con un’accurata anamnesi del paziente, della sua fisiologia e biologia, si arriva alla terapia personalizzata e di precisione, così come accade a Casa Sollievo, che riceve pazienti da altre realtà regionali e che evita, al territorio, la dispendiosa mobilità passiva.
“Nella paziente, la somministrazione di Levodopa per uso sottocutaneo – ha sottolineato Danilo Fogli, neurologo responsabile dell’Ambulatorio per la Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento – ha prodotto sin dalla prima somministrazione un miglioramento nelle 24 ore non solo nelle performance motorie, ma anche nella qualità del sonno e dell'acinesia mattutina, che aveva molto limitato la qualità di vita della paziente. Nello stesso tempo, la possibilità di prescrizione e di somministrazione di Levodopa in infusione sottocutanea ha permesso di raggiungere anche l’obiettivo di una terapia di precisione e personalizzata”.
Zone Transition
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Passi avanti importanti per pazienti che soffrono della malattia invalidante come il Parkinson: “La paziente è stata dimessa con un follow-up previsto e con evidenti miglioramenti a seguito anche delle visite di controllo a cui si è sottoposta – ha concludo d’Orsi a l’Attacco -. Va ribadito che devono sempre tenersi i trattamenti paralleli e concomitanti, come quelli fisioterapici. Oggi, tra l’altro, abbiamo in programma la DBS (Deep Brain Stimulation - stimolazione cerebrale profonda, ndr), che potrebbe essere implementata anche a Casa Sollievo”. La DBS è in grado di fornire importanti benefici clinici nei pazienti con morbo di Parkinson. Essendo un trattamento invasivo, non è indicata come prima cura e consiste nell'impianto di uno stimolatore che, tramite corrente elettrica, andando a stimolare i nuclei profondi del cervello, migliora i sintomi della malattia e la qualità di vita del paziente.