Analgesia ostetrica nella gravidanza fisiologica e a rischio. Ovvero, come sta cambiando l’idea e la percezione del dolore riguardo al parto. Se n’è discusso in un convegno accreditato Ecm che si è tenuto lo scorso venerdì 11 novembre presso l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Foggia. A tema, oltre al dolore, anche la gestione multidisciplinare e l’integrazione tra territorio ed ospedale, poiché, come ha spiegato a l’Attacco il dottore Antonio Lacerenza: “Il senso di questa giornata è anche quello di creare una rete, e soprattutto sbloccare eventuali tensioni o interruzioni del messaggio,
che deve passare dal territorio agli ospedali e soprattutto deve tornare indietro verso il territorio, in maniera da avere una rete interdisciplinare, accessibile da tutti i punti della rete stessa: nel senso che il territorio deve poter accedere ai dati registrati in ospedale, mentre l’ospedale deve poter valutare ciò che il territorio ha fatto. Un aspetto che permetterebbe di avere innumerevoli vantaggi, non solo perché la paziente potrebbe così essere inquadrata sotto ogni punto di vista, ma soprattutto nella fase successiva al parto, essa potrebbe essere seguita adeguatamente. Giacché al momento del ritorno della donna sul territorio, il territorio sarebbe in grado di vedere tutto ciò che è successo, sia in ambito fisiologico che patologico, qualora ci fossero stati incidenti. Cosa che oggi è ancora abbastanza difficile fare, perché questa rete è in parte esistente ma soprattutto non è adeguatamente funzionante. Oggi quindi stiamo cercando un cambio generazionale. Per anni c’è stata grande differenza tra ospedale e territorio, oggi invece abbiamo personale nuovo e più giovane, desideroso di superare vecchie incomprensioni e che soprattutto ha voglia di diventare un’eccellenza”.
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Numerose le relazioni di ginecologi, pediatri, anestesisti, rianimatori, neonatologi e ostetriche. Moderatori Luigi Nappi, direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia ed Ostetricia cittadino, Gilda Cinnella, primario di anestesia e rianimazione del Riuniti e Pasquale Vaira, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione di Casa Sollievo della sofferenza.
Tra gli interventi, quello del consenso in travaglio di parto e il parere del medico legale, la Partoanalgesia e i profili di rischio, il Counseling informativo in gravidanza e la gestione delle gravidanze a rischio, il ruolo dell’ostetrica territoriale ed ospedaliera, lo spoilt in rianimazione in utero. Oltre a richieste, indicazioni e dinamiche.
“Il convegno di oggi è mirato ad incontrarci per discutere e diffondere il tema della partoanalgesia”, spiega a l’Attacco il dottor Lorenzo Lo Muzio. “Si tratta di una tecnica che permette di migliorare l’impatto del momento del parto per quel che riguarda l’aspetto del dolore. Pertanto l’avanzamento delle performance qualitative, fanno si che questo evento diventi sempre più ben accetto e gradito alla donna che può così dare il meglio di sé in quella circostanza. La partoanalgesia è una tecnica che mediante l’infusione di piccole quote di farmaco somministrato attraverso la via spinale, e quindi non ematica, consente la riduzione dei dolori del travaglio, affinché la mamma possa godere meglio quel momento che di fatto è unico e irripetibile nella sua vita. Un momento che la potenza del dolore potrebbe alterare nei suoi contorni. Le tecniche sono state affinate molto, l’infusione di farmaco è minore e così la donna prova molto meno dolore, mantenendo intatta la vigilanza: un aspetto che consente di vivere in maniera migliore l’esperienza”.
Anche le due ostetriche Vanessa Magistro e Carmen Laccetti, prendono la parola al tavolo dei relatori. “Parlare di counseling ostetrico ci fa molto piacere perché si tratta di una questione fondamentale, che svolge un ruolo nell’informazione della donna e della famiglia riguardo tutti i punti di vista del percorso nascita: dalla scelta del luogo, alla consapevolezza di quanto la donna vivrà durante il parto e il post parto”, spiega Vanessa Magistro a l’Attacco.
“Contenimento del dolore e metodiche non farmacologiche sono al centro dei lavori di oggi. La neo mamma può scegliere come attraversare la sua esperienza. Siamo quindi qui per discutere le caratteristiche di un travaglio in partoanalgesia, un metodo farmacologico che la paziente può valutare sapendo di avere a disposizione un percorso personale che avrà come punto di riferimento tutta l’équipe: dall’ostetrica, al ginecologo, all’anestesista. Laddove l’ostetrica resta la figura di riferimento a 360 gradi: la protagonista, insieme alla mamma, della nascita e del puerperio”.
Zone Transition
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“La partoanalgesia è una chance offerta alla donna che le consente di affrontare un dolore che deve essere presentato in maniera consona al suo vissuto personale e alle sue aspettative”, conferma Carmen Laccetti. “Dunque si tratta di un valido strumento per fare in modo che la mamma possa gestire al meglio le sue sensazioni. Come team sanitario supportiamo la scelta della paziente, alienandoci, se serve, dalle nostre convinzioni e dai giudizi personali, affinché la donna possa scegliere il meglio per sé. Il parto diventa differente e richiede una serie di raccomandazioni: il monitoraggio continuo della frequenza cardiaca fetale attraverso la cardio topografia. Il ruolo dell’ostetrica è cambiato: siamo molto informate e possiamo gestire il travaglio in maniera autonoma”.