Edilizia scolastica esposta al dissesto idrogeologico, chi sta messo peggio

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E’ Foggia una delle province italiane con la più alta percentuale di edifici scolastici esposti a dissesto idrogeologico. Se la percentuale nazionale è pari al 6,7% per quanto riguarda gli edifici scolastici censiti in aree soggette a vincolo idrogeologico, in Capitanata il dato sale al 18,3%.

E’ quanto emerge dalla elaborazione fatta sui dati Ispra da Openpolis e Fondazione Con i Bambini, che sottolinea come il dissesto idrogeologico rappresenti una questione centrale per la sicurezza delle persone nel Paese. In base all’ultima mosaicatura effettuata da Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), il 18,4% della superficie nazionale rientra nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. Equivale a quasi un quinto del territorio italiano, oltre 55mila chilometri quadrati.

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Nelle aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata vivono 1,3 milioni di persone e si trovano 565mila edifici (il 3,9% del totale in Italia), 84mila imprese di industrie e servizi (1,8%), oltre 12mila beni culturali (quasi il 6% di quelli esistenti). Sono 55.609 i kmq classificati a pericolosità da frane elevata o molto elevata e/o pericolosità idraulica media. Se si considera il rischio alluvioni, 2,4 milioni di abitanti vivono nelle aree a pericolosità elevata, dato che sale a 6,8 milioni per le aree classificate come a media pericolosità. Una diffusione capillare che riguarda direttamente la vita delle famiglie, così come quella di bambini e ragazzi, e che coinvolge almeno due aspetti cruciali. In primo luogo, la capacità di prevenzione e cura del territorio. Sebbene il dissesto idrogeologico sia legato a caratteristiche morfologiche e geologiche, è essenziale mitigare i fattori antropici che lo possono favorire.

“Le attività umane che acuiscono le condizioni di vulnerabilità del territorio sono la cementificazione, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei terreni d’altura, lo scavo di cave, le tecniche di coltura non ecosostenibili, la mancanza di manutenzione dei corsi d’acqua e gli interventi invasivi e non ponderati su di essi”, si leggeva nel rapporto Bes 2021 dell’Istat. In secondo luogo, la questione riguarda anche la sicurezza delle comunità che vivono nelle aree a maggior rischio, di conseguenza anche quella degli edifici presenti, come ad esempio le scuole. Si tratta di luoghi in cui di apprendimento in cui bambini e ragazzi passano gran parte del loro tempo quindi è fondamentale che si trovino in aree sicure. L’elaborazione Openpolis-Fondazione Con i Bambini è pregevole perché approfondisce l’incidenza del rischio dissesto in Italia, dalla mappatura della pericolosità da frane alla presenza di edilizia scolastica nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico.

Per poter avere una mappatura degli eventi franosi, la “mosaicatura” definisce 5 classi di rischio frane: pericolosità molto elevata (P4), elevata (P3), media (P2), moderata (P1) e aree di attenzione (AA). L’8,7% del territorio nazionale rientra nelle 2 categorie a maggior rischio, con una popolazione complessiva di circa 1,3 milioni di persone, il 2,2% dei residenti nel nostro paese.

Rischio frana

Sono 5 le regioni in cui tale quota supera il 5%: Valle d’Aosta (12,1%), Basilicata (7,0%), Molise (6,1%), Liguria (5,9%) e Abruzzo (5,6%). Sono 97 i comuni in cui oltre la metà della popolazione vive in aree a rischio frana. Tra le province quelle con la quota più elevata di residenti a rischio frana sono Verbano-Cusio-Ossola, Aosta, Lucca, Avellino, Salerno, Benevento, Potenza e Isernia. In questi territori sono oltre l’8%. La pericolosità da frana rappresenta la probabilità di occorrenza di un fenomeno potenzialmente distruttivo, di una determinata intensità in un dato periodo e in una data area. Il dato somma la popolazione che vive in aree a probabilità elevata (P3) e molto elevata (P4). La percentuale è calcolata sulla popolazione residente nel territorio.

Il rischio frane incide in misura maggiore nei comuni collocati in aree montane e interne. Sono poco meno di 100 i comuni in cui più della metà dei residenti risiede in aree a rischio frana. Quasi 1 su 4 di questi si trovano in Piemonte. Un ulteriore 22,7% si trova in Campania.

In Capitanata spiccano Panni col 100%, Faeto col 99,53%, Motta Montecorvino col 78,91%, Bovino col 96,80%, Sant’Agata di Puglia col 92,18%, Pietramontecorvino col 65,06%, Deliceto col 57,36%, Volturino col 36,83%, Carlantino col 27,60%, Volturara Appula col 26,20%.

Rischio alluvioni

Per quanto riguarda il rischio di alluvioni, definito come la possibilità che un'area possa essere inondata in uno scenario medio di probabilità, esso incide soprattutto nel bacino dell'Emilia Romagna. In questa regione oltre il 60% degli abitanti vive in aree di media pericolosità idraulica, a fronte di una media nazionale dell'11,5%.

Un’area a pericolosità idraulica può essere inondata secondo uno o più dei tre differenti scenari di probabilità: scenario pericolosità elevata con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (alluvioni frequenti); scenario pericolosità media con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti); scenario pericolosità bassa con scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi. In molte delle province emiliano-romagnole la quota supera il 50%: Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Bologna, Modena e Piacenza. Ma il fenomeno coinvolge più abitanti della media in Toscana, Trentino-Alto Adige, Liguria, Calabria e Veneto. Sono 326 i comuni in cui oltre la metà della popolazione vive in aree con rischio alluvione medio.

In Capitanata Manfredonia presenta il 13,6% per quanto riguarda la popolazione a rischio in aree a pericolosità idraulica media, superata da Zapponeta col 14,52% e da Mattinata col 19,8%. Meglio Rodi Garganico con l’11,14%.

Edilizia scolastica

In media, il 6,7% degli edifici scolastici è censito in aree soggette a vincolo idrogeologico. Una quota ampiamente variabile sul territorio: la percentuale supera infatti il 20% nelle province di La Spezia (26,3%), Trieste (24,3%), Massa-Carrara (23%), Oristano (20,5%) e Siena (20,5%). E si avvicina a tale soglia in quelle di Cuneo (19,9%), Foggia (18,3%), Pesaro e Urbino (17,4%), Perugia (17,1%) e Isernia (16,1%). I dati, pubblicati sul portale open data del Ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.

Sono soprattutto i comuni delle aree interne ad avere patrimonio scolastico in aree soggette a vincolo idrogeologico. Mentre nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, la quota è attestata sotto il 5%, in quelli periferici supera l'11% e in quelli ultraperiferici arriva al 15,5%.  Tendenza che si ritrova anche nelle aree montane: nei comuni di montagna interna gli edifici scolastici in aree soggette a vincolo idrogeologico sono il 10,5% del totale; in quelli di montagna litoranea raggiungono il 14,3%. Mentre nei comuni ad alto grado di urbanizzazione circa il 4% del patrimonio è classificato in aree vincolate, nelle zone rurali a bassa urbanizzazione la quota si avvicina al 12%. Si tratta di dati coerenti con l'analisi del fenomeno da parte di Ispra.

“L’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio. I cambiamenti climatici in atto stanno inoltre determinando un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici intensi e, come conseguenza, un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise”, ha scritto l’Ispra nel report 2021 su Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio. Il progressivo spopolamento delle aree interne, unito ai cambiamenti climatici, ha un ruolo nella sicurezza di intere parti del territorio nazionale. Un aspetto da non sottovalutare, vista la rilevanza della questione. E’ possibile esaminare la percentuale di edifici scolastici in aree soggette a vincolo idrogeologico nei singoli comuni italiani, con dati relativi all’anno scolastico 2020-2021.

Zone Transition

Zone Transition

In Capitanata spicca il 100% di vari comuni sparsi tra Monti Dauni e Gargano nord: vale per le 3 scuole della piccola Volturino, per le 4 di San Paolo di Civitate, per le 2 di Chieuti, per l’edificio scolastico di Orsara di Puglia, per le 6 di Rodi Garganico. Elevato anche il dato di Deliceto con 83% (5 scuole su 6 presenti). A Vieste è il 44,4% (4 su 9), a Carpino il 66,7% (2 scuole su 3), a Mattinata pure il 66,7% (4 scuole su 6), a San Marco in Lamis è il 40% (4 scuole su 10), a Troia il 40% (2 su 5), a Ischitella il 33,3% (1 su 3). 

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