La ASL Foggia recluta medici specializzandi e medici laureati per il conferimento di incarichi temporanei di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa. Il reclutamento, che avviene attraverso la piattaforma aziendale dedicata alle procedure di assunzione ad evidenza pubblica, è finalizzato a rafforzare gli organici e contenere la grave carenza di medici, criticità che oggi affligge l’intero sistema sanitario.

Dopo quelli leccesi, anche i lavoratori di Capitanata, oltre un centinaio, si mobilitano per protestare contro le politiche aziendali della Sgas, Sviluppo e gestione delle attività sanitarie che per conto del Gruppo San Raffaele gestisce le tre Rsa pugliesi di Campi Salentina, Troia e San Nicandro Garganico, in totale circa 130 dipendenti che da mesi vivono le difficoltà connesse alla crisi delle strutture per pazienti fragili.
Giovedì è stato previsto il sit in nei pressi della Rsa di Troia dalle 11 alle 13 e il giorno successivo sarà la volta dei lavoratori di San Nicandro che nelle stesse modalità e alla stessa ora manifesteranno il loro malcontento. Promotori dell’iniziativa sono l’Usb e la Fials. “Le segreterie territoriali di Foggia - illustrano per l’Usb Gianluca Di Pumpo e per la Fials Achille Capozzi -, fanno seguito alle comunicazioni ricevute per le vie brevi del 23 e del 24 giugno scorsi della società Sgas con le quali, in relazione agli stipendi di maggio, è stato comunicato dapprima il pagamento di una quota del 30% e poi il pagamento di mille euro di acconto. A questo va aggiunto il timore di non veder accreditato il saldo dello stipendio di maggio, nonché gli stipendi di giugno e della 14ma mensilità previsti per il prossimo 10 luglio. Le organizzazioni sindacali, insieme ai lavoratori interessati, si dichiarano contrari a tale procedura e sono a richiedere nuovamente l’immediata ed urgente apertura del potere sostitutivo del pagamento degli emolumenti mensili da parte della direzione generale della Asl Foggia”. Da qui la decisione di dare vita ai due sit in di protesta a Troia prima e San Nicandro poi.  

La riorganizzazione della sanità territoriale sarà l’occasione a Torremaggiore per dare un robusto giro di vite non solo alla gestione dei servizi di prossimità così come previsto dal Dm 77 ma anche a livello reputazionale, in particolare per ciò che riguarda l’hospice, presente presso l’ex ospedale della città. Lo ha anticipato la direttrice del distretto sociosanitario a cui afferisce la struttura Annamaria Gualano nella conferenza stampa tenutasi mercoledì in municipio per la presentazione dell’avvio lavori della casa di comunità la cui realizzazione è finanziata con risorse del Pnrr. L’hospice di Torremaggiore poco più di un anno fa finì, come raccontato in anteprima da l’Attacco, al centro di un caso che ebbe in seguito alla pubblicazione della notizia su queste colonne, un impatto mediatico molto forte a livello nazionale. Venne reso noto il fatto che la Procura aveva un’inchiesta per accertare la causa di 16 morti sospette verificatesi in pazienti della struttura Asl tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023. I magistrati disposero la riesumazione dei cadaveri in quanto “Si è giunti a ipotizzare che i decessi fossero dovuti alla somministrazione impropria di farmaci appartenenti alla categoria delle benzodiazepine e, pertanto, si è ritenuto necessario disporre il disseppellimento di un totale di 16 salme per compiere i necessari accertamenti autoptici e tossicologici”, aveva precisato la Procura in una nota. Le salme sono state sottoposte innanzitutto ad esame tossicologico, il pubblico ministero, in quella fase, aveva concentrato le indagini sulla presenza di una specifica molecola: il midazolam. Si tratta di un principio attivo appartenente al gruppo delle benzodiazepine, agisce sul sistema nervoso centrale inducendo sonnolenza, rilassamento muscolare e perdita della memoria a breve termine e riducendo l’ansia. Viene somministrato per sedare o anestetizzare prima di alcune procedure mediche o interventi chirurgici. 

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