Progetto Seasif a Manfredonia, zero trasparenza e meriti alla stampa. Quello che la storia non ha insegnato

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Sono ancora visibili, nel Golfo di Manfredonia, le ferite inferte dal petrolchimico ANIC-Enichem all’ambiente e alla salute delle comunità. Lo ha dimostrato il report epidemiologico svolto negli scorsi anni, confermando quella che era già una certezza nella popolazione. Cittadini che da anni si oppongono al mega deposito costiero di GPL targato Energas (che potrebbe avere a breve il via libera dal governo Meloni) e che, per la mancanza di fiducia eredità del triste passato industriale, meriterebbero la massima trasparenza rispetto ad ogni azione che gli enti e gli eletti compiono relativamente alle ipotesi di nuovi insediamenti industriali. E invece si scopre solo per merito della stampa che l’ancora misteriosa multinazionale Seasif di Franco Favilla ha “già acquisito dall’Autorità Portuale le concessioni per l’utilizzo delle banchine A1, A2, e A5 del Bacino Alti Fondali” e ha già “acquistato da Eni la proprietà dell’Isola 2 dell’ex complesso industriale Enichem, nonché di tutti gli asset di pertinenza, presenti anche fuori l’isola medesima ed è subentrata ad Eni nei diritti di servitù garantiti da EniRewind, nonché nella concessione demaniale sui diritti al passaggio e utilizzo delle tubazioni presso il pontile Alti Fondali”.

L’impresa aveva chiesto e ottenuto la massima riservatezza a Confindustria, Comuni (Manfredonia e Monte Sant’Angelo) e sindacati dopo aver consegnato loro, un mese fa, il nuovo progetto. Solo grazie alla stampa è stato reso noto, la scorsa settimana. Quando sarebbe stato il momento giusto per discuterne? Dopo il via libera alla domanda depositata per godere di tutti i benefici della Zona economica speciale? Una ZES che fa gola a Seasif come a Mazzanti.

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Il progetto Seasif prevede: attività di servizi in conto deposito di gasolio per autotrazione (capacità di stoccaggio pari a 55.000 mc); attività di servizi in conto lavorazione di minerali bentonitici e polimetalli (capacità di lavorazione pari a 2.000.000 di tonnellate l’anno di minerale); attività di produzione e distribuzione di energia elettrica (energia prodotta pari a 3.000 GWh l’anno). Aleatoria è la “produzione di e-metanolo pari a 6.500 tonnellate l’anno”, che richiede un impianto fotovoltaico su 150 ettari (superficie assente nella zona ex Enichem) per 275mila pannelli solari.

 

“L’UE mette lo stop ai motori a combustione dal 2035 e qui si vuole investire sul gasolio?”
Ventisei anni fa Gaetano Prencipe, da Sindaco di Manfredonia, coi colleghi di Mattinata e Monte Sant’Angelo si oppose al riutilizzo dei serbatoi dell’ex Enichem per farne depositi di carburanti. Quasi 3 decenni dopo è ancora e di nuovo questa la prospettiva per il Golfo. Allora non si parlava ancora di transizione ecologica, di crisi energetica e di abbandono dei combustibili fossili. Com’è possibile che quello che è stato sempre evitato in questi decenni adesso, nel momento in cui appare più anacronistico, rischia di concretizzarsi?

“A leggere la relazione tecnica di Seasif, circolata nei giorni scorsi, nella piana di Macchia, già sede del petrolchimico, non ci sarà solo il mega impianto regionale dell’AGER per il riciclo della plastica, fortemente voluto dal Comune di Monte Sant’Angelo, che si è candidato ed ha ottenuto il finanziamento regionale”, afferma Gaetano Prencipe, oggi leader della minoranza consiliare.

“Quale posto migliore, si saranno detti gli amministratori della città di San Michele, per farci arrivare automezzi per carico e scarico di plastica da tutta la regione, per smaltirla, triturarla e poi chissà. E’ l’economia circolare, bellezza! E quale posto migliore, avranno poi pensato incontrando quelli di Seasif, per costruirci una centrale termoelettrica della potenza termica di 400 MGW, con turbine a gas e a vapore, tra loro “combinate”? C’è a disposizione l’Isola 5 - sì, proprio quella della torre che saltò in aria nel 1996 – con una superficie di 4 ettari, pari al doppio di quella necessaria, perché nella relazione se ne ipotizza fin d’ora il raddoppio, “ove le necessità del territorio lo richiedessero”. Già, perché sono proprio le necessità del territorio oggi a richiedere questa straordinaria produzione di energia, mica altro”, continua Prencipe.

“Tant’è che per la sola centrale Seasif è pronta ad investire 380 + 75 milioni di euro, rispetto ai 500 complessivamente previsti: il che significa che è di gran lunga l’intervento più importante tra quelli programmati. E, a leggere le carte, insieme ai mega depositi di carburante, è quello di più probabile realizzazione. Più di uno ha dimenticato o finge di non sapere che nel 2001 il Comune di Manfredonia fece ricorso al TAR Puglia di Bari, con Campo sindaco e me come avvocato, per impedire che, ad opera di Enichem spa venisse riattivata la centrale termoelettrica del petrolchimico della potenza termica complessiva di 420,5 MGW, da alimentare a gas naturale, che aveva avuto già tutte le autorizzazioni dai Ministeri competenti, oltre che dal Comune di Monte Sant’Angelo. Sostenemmo nel giudizio che non era possibile riattivare una centrale di quelle caratteristiche e dimensioni in un’area super inquinata e ancora tutta da bonificare. E il TAR nel 2002 ci diede ragione”, sottolinea l’ex primo cittadino.

“Così come ha dimenticato o finge di non sapere che già nel 1997 il Comune di Manfredonia si oppose all’utilizzo dei serbatoi ex Enichem e delle relative reti di distribuzione per farne depositi costieri di gas propano liquido (GPL). Gli stessi che oggi Seasif ha comprato, con una capacità complessiva di 55.000 mc. Per farne cosa? Un mega deposito di gasolio per autotrazione, che sarà caricato in autocisterne - anche quattro contemporaneamente - navi e bettoline. Immaginate che bel traffico su strada e per mare, specie d’estate. Ma l’Unione Europea non ha detto che nel 2035 non si potranno più produrre motori a combustione?”, si chiede Gaetano Prencipe.

“Eppure nel 1997 con me, allora Sindaco di Manfredonia, ci furono anche i Sindaci di Monte Sant’Angelo e di Mattinata ad opporsi al riutilizzo di quei serbatoi ed alla realizzazione di impianti di stoccaggio di gas e di altri carburanti in quell’area. Non volemmo che in alcun modo, ad una distanza così vicina dall’abitato di Manfredonia, si potesse nuovamente incorrere nei rischi connessi al deposito ed all’utilizzo di quelle sostanze. E riuscimmo a spuntarla, sebbene Agipgas e Isosar (attuale Energas) si fossero già classificati utilmente, rispettivamente con uno e con due progetti di depositi costieri di gas, nella graduatoria per l’assegnazione dei fondi della Sovvenzione Globale, gestiti dal Consorzio Manfredonia-Sviluppo -(costituito da Enisud e dalla finanziaria della Regione Puglia - nell’ambito delle iniziative avviate a partire dal 1993 per dare un’alternativa occupazionale ai circa 900 lavoratori dello stabilimento Enichem e alle centinaia dell’indotto”, prosegue il referente di Molo 21.

“Allora c’era la necessità e l’urgenza di valorizzare le infrastrutture esistenti e di agevolare imprese in grado di utilizzarle per dare un’alternativa immediata a quei lavoratori, tenendo conto delle loro professionalità. La Sovvenzione Globale e il Contratto d’Area erano nati con quegli obiettivi. Ma oggi che quell’urgenza non c’è o che comunque il problema dell’occupazione non si pone negli stessi termini, che necessità c’è di riempire quell’area, quasi fosse il gioco del Monopoli, con centrali termoelettriche, depositi di carburanti, impianti di frantumazione e di estrazione di bentonite e metalli rari - con quantità pari a 2 milioni di tonnellate all’anno di minerali da movimentare e da stoccare, chissà come e per quanto tempo -, impianti di produzione di e-metanolo, un liquido tossico con vapori facilmente infiammabili, ed altro di questo genere? Con quale ricaduta occupazionale? Sulla carta, complessivamente un numero pari a poco più della metà del personale occupato dalla sola Sisecam, l’ex Sangalli. E soprattutto, volendo almeno per ora mettere da parte i problemi di impatto ambientale, con quale idea di futuro e di sviluppo di questo territorio? Con quale rapporto con le altre attività economiche e produttive, tradizionali e non?”.

Zone Transition

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“Sono due anni che ricordo agli amministratori di Manfredonia e Monte Sant’Angelo che, nell’aderire alla ZES, hanno sottoscritto l’impegno ad avviare l’APPEA, per fare del sito ex Enichem un’area produttiva paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzata e, soprattutto, per avere un luogo ed uno strumento di pianificazione e di gestione comune di quell’area, dei suoi problemi come delle sue potenzialità e opportunità. E se gli amministratori di Monte Sant’Angelo possono farne a meno - perché tanto sul loro territorio alla fine decidono loro, com’è stato ribadito senza mezzi termini nell’ultima campagna elettorale -, il Sindaco di Manfredonia aspetta di leggere i progetti definitivi, lasciando ad altri la responsabilità delle decisioni. Nel frattempo Seasif va avanti, acquista le aree, prende in concessione tre banchine del porto industriale e il possesso dei nastri trasportatori, contando anche sulla velocizzazione dei tempi procedimentali assicurati dalla normativa sulle ZES. E noi? “Tutt’appost”, abbiamo fatto dire a Zè Peppe, la maschera del nostro Carnevale. Per protestare c’è sempre tempo”, conclude Gaetano Prencipe.

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