Sostenibilità ambientale ed economia, gli insetti sono il cibo del futuro?

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Samantha Cristoforetti, qualche giorno fa, con una clip su TikTok ha mangiato una barretta energetica alla farina d’insetto e ha lanciato un messaggio ai suoi circa 620.000 follower. Il video inizia così: “Sapete che oltre due miliardi di persone al mondo mangiano insetti?”. L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, attuale comandante della Stazione spaziale internazionale, ha evidenziato come in molti Paesi, gli insetti vengono usati da secoli nell’alimentazione umana oltre che essere usati per alimentare gli animali da allevamento.

“Vi porterò all'ultima frontiera del cibo - ha continuato l'astronauta trentina -. Alcune specie sono addirittura considerate prelibatezze. Se trattati in modo sicuro e nel rispetto del loro benessere, gli insetti possono essere una fonte di cibo ricca di nutrienti ed ecologicamente sostenibile”.

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Nella clip ha mostrato lo snack spaziale di “Grillo al mirtillo”, una barretta realizzata, proprio su richiesta di Astro Samantha, con farina di grillo dallo chef veneto, Stefano Polato. Il messaggio finale è stato: “Gli insetti fanno bene a voi e al pianeta”.

Chiaramente i commenti sono diversi, anche perché è difficile rinunciare alla Dieta Mediterranea. I pareri intrecciano molti aspetti che riguardano, tra l’altro, il comportamento del corpo umano in assenza di gravità.

Così a l’Attacco, Francesca Menanno, Biologa nutrizionista, specialista in Scienza dell'Alimentazione, Counsellor alimentare, Master in Psicobiologia della nutrizione e del Comportamento alimentare: “Innanzitutto dobbiamo partire dal presupposto che lo stato di nutrizione e, quindi, l’alimentazione degli astronauti che permangono diverso tempo nello spazio, sono condizionati da fattori quali microgravità, radiazioni e permanenza in un luogo chiuso (ci possono essere problemi allo scheletro, quindi di carattere ortopedico, ndr), nonché dai principi di sicurezza alimentare (pensiamo ad esempio all’impossibilità di consumare alimenti freschi, che pertanto vengono sostituiti anche da liofilizzati o disidratati). Il che potrebbe, pertanto, giustificare l’uso di una barretta preparata, con farina di grillo al mirtillo”.

Dopo la premessa, la professionista sanseverese ha continuato: “Samantha Cristoforetti, ormai, ha un grande seguito anche sui social, e questo aspetto è molto interessante quando si lanciano messaggi così importanti. A mio avviso il principale è quello della sostenibilità ambientale – ha sottolineato Francesca Menanno -. La FAO, già nel 2008 aveva raccomandato il consumo di insetti al posto della carne per ragioni ecologiche ed economiche, che vanno da minori emissioni di CO2, di anidride carbonica, e minor impiego di risorse alimentari e di terreno per la loro produzione, fino alla possibilità di offrire occupazione e potenzialità commerciali a varie popolazioni”. Infatti, come molti fanno notare: perché si mangiano le cicale di mare e quelle di terra no? Perché le lumache si, in tutte le salse, e i grilli fritti ci fanno ribrezzo? Gli insetti, detto chiaramente da queste latitudini, sono un tabù alimentare anche se mangiamo il miele, un prodotto legato ad un insetto, o non rinunciamo a molluschi e crostacei che, in sostanza, sono spesso simili agli insetti, almeno alla vista.

E sotto l’aspetto della potenziale energetico, questo il parere di Francesca Menanno: “Gli insetti, da un punto di vista nutrizionale, costituirebbero un’importante fonte soprattutto di proteine e minerali, e lo scorso febbraio anche la Comunità Europea ha approvato l’uso di una terza farina prodotta da insetti. Si tratterebbe di alimenti cosiddetti Novel Food, che sono regolamentati da leggi europee ben precise. Come già fatto notare da Astro Samantha, si stima che nel mondo oltre due miliardi di persone mangiano insetti e molte popolazioni lo fanno da sempre: pensiamo ad Asia e Africa – ha ribadito la specialista -. Per noi occidentali questo resta ancora un tabù, sicuramente per un fatto culturale: non dimentichiamo che la nostra alimentazione è profondamente influenzata e permeata dalla cultura”.

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“Non a caso l’antropologo Marvin Harris ha affermato che: ‘Una cosa diventa buona da mangiare quando è anche buona da pensare’. La cultura alimentare di un popolo, alla fine, è il risultato della sua capacità di adattarsi all’ambiente, alle risorse e alle necessità. Personalmente – ha concluso Francesca Menanno - non so se riuscirò a mangiare un alimento prodotto anche solo con farine, da insetti. Ma resta il fatto che, da sempre, l’uomo evolve in base all’evoluzione dell’ambiente che lo circonda. E forse, in questo caso, ne saremo condizionati”. Falene, grilli, formiche e cavallette potrebbero contribuire a ridurre la fame nel mondo, lo sfruttamento dei terreni agricoli e la produzione di gas serra causati dall’allevamento del bestiame?

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