E’ scattato immediatamente il provvedimento di sospensione di De Santis da parte della direzione generale del Policlinico, con tanto di dichiarazione del nuovo dg Giuseppe Pasqualone, che come di consuetudine, ha preso le distanze da certe opacità. Come di consuetudine perché dopo quasi un anno di permanenza a Foggia è possibile cogliere quale sia la sua road map al Riuniti.
E’ stato chiarissimo sin dal primo momento, e a l’Attacco, ha sempre dato risposte nette, anche a domande che potevano essere scomode. Messa da parte la diplomazia spicciola e la retorica, il dg ha subito tracciato un confine e ha messo in chiaro le sue intenzioni da manager dell’ospedale più importante del nord della Puglia.
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Nel corso dell’intervista che qualche mese fa rilasciò a l’Attacco venne posta la domanda proprio su De Santis, dopo l’inchiesta del giornale, allora non poté evidentemente rivelare di essere a conoscenza delle indagini, che pure vennero anticipate su queste colonne ma precisò: “Prenderemo i nostri provvedimenti e non so se e come l'autorità giudiziaria valuterà la circostanza. In generale, dal punto di vista tecnico, ho notato un'eccessiva tendenza a delegare alla dirigenza e al tempo stesso una mancanza totale di controllo sull'attività della stessa. È vero che questa è una possibilità che abbiamo e tutto sommato ci fa ‘firmare di meno’, come si suol dire, però al tempo stesso abbiamo l'obbligo di controllare l'attività dei dirigenti, cosa che qui non è stata fatta, neanche sugli atti. Ancora oggi ho trovato una lettera di incarico firmata da un direttore sanitario ad una persona che non aveva neanche i titoli per ricoprire quel ruolo, firmata peraltro solo dal direttore sanitario che non credo abbia i poteri di conferire incarichi; non è stata neanche protocollata. Questo per dire il modo nel quale si è operato finora. Stiamo parlando delle regole dettate dalle norme e io come direttore generale, e con me i direttori sanitario e amministrativo, abbiamo l'obbligo di controllare l'attività amministrativa dei dirigenti. Non ci sono regolamenti sugli acquisti, sulle deleghe e così via e questo credo che sia un grave errore e un grave limite. Noi li abbiamo superati e stiamo licenziando una serie di regolamenti la cui violazione, ricordo, costituisce anche motivo di procedimento disciplinare. Credo che questo modo di agire faccia sfuggire di mano il governo dell'Azienda e non va dimenticato che la parte amministrativa non è un qualcosa in subordine rispetto all'attività sanitaria, i due elementi vanno di pari passo e se l'attività amministrativa non va bene anche quella sanitaria viene condizionata. Lo vediamo: opere bloccate o fatte male, elettricità che continua a saltare in maternità, problemi atavici che non si risolvono. Stiamo lavorando in profondità e tanto, abbiamo ormai attenzionato tutta una serie di questioni che prima o poi avranno un'evoluzione. A questo si aggiunge il nostro fermo convincimento di rivedere anche l'organizzazione dipartimentale di questa Azienda soprattutto nella parte amministrativa, per creare situazioni che limitino, se non escludano, determinati rischi o pericoli. Se si mette tutto in mano ad una persona senza che questa venga controllata, la tentazione di abusi di potere diventa molto forte anche per un santo e questo rischio va evitato a monte”.
Il manager non aveva fatto sconti neppure sulla situazione trovata all’ospedale: “Abbiamo riscontrato tante procedure non fatte, altre fatte male, appalti fuori controllo in termini di spesa, li abbiamo fatti rientrare; anche sul personale abbiamo lavorato per gestire al meglio la spesa che è andata oltre il tetto fissato”.
Gare e inchieste giudiziarie hanno certamente rappresentato un vulnus per l'ospedale. “Con me inchieste non dovranno essercene, noi sappiamo come fare, non dico per eliminarli, ma per limitare notevolmente i rischi: se si separano le responsabilità, si suddividono tra più persone diventa più difficile che si creino certe situazioni”.
E a dire il vero, mettere mano alla riorganizzazione delle figure apicali è stato uno dei primi provvedimenti di Pasqualone.
“Qui ho trovato i dirigenti tutti con contratto a tempo determinato o addirittura da facenti funzioni da secoli, per così dire. Questa è un’anomalia assoluta”, evidenziò. “Abbiamo trovato un'area del patrimonio, coinvolta in vicende giudiziarie abbastanza gravi e che versa in una situazione di confusione totale, con una marea di procedure scadute e in proroga. Noi abbiamo iniziato a ricostruire tutto l'apparato”, ha anche chiarito in un’altra occasione.
Zone Transition
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Così come fu inequivocabile sulla sua resistenza a condizionamenti esterni: “Mai nessuno si è permesso di venire da me a dirmi chi nominare come primario, dirigente e quant'altro. Evidentemente a Foggia sono abituati a pensare che tutti facciano così ma con me non esiste”. E poi l’annuncio: “Nei prossimi mesi il sistema andrà molto in tensione perché noi vogliamo liberarlo da quella superficialità e da quella eccessiva libertà che c'è in questo momento, seguendo le regole”.