Sciale degli zingari, Cassazione riconosce continuità ma debiti sono per lui e la gestione del villaggio la fanno altri

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La delusione, il senso di disdetta e quello peggiore di solitudine per una storia che 8 anni fa aveva immaginato diversa da quella che sta ancora vivendo, lasciano brevemente il posto alla voglia di rivalsa a seguito di una sentenza della Cassazione che respinge l’istanza di un condomino e lo condanna al pagamento delle spese necessarie per “la conservazione e il godimento delle parti comuni” del villaggio Sciale degli zingari, detto Persichetti, sulla Riviera Sud di Manfredonia. Nicola Ferrara ha 42 anni e, almeno formalmente, un debito di circa 60.000 euro nei confronti di alcuni fornitori del Supercondominio Sciale degli zingari, che racchiude circa 330 unità, di cui è stato ed è tuttora l’amministratore.

È amministratore ma ormai non riscuote più quote da anni a questa via. Vive anche la doppia beffa che quei 14.000 euro all’anno che avrebbe dovuto percepire, a sua detta, “me ne saranno stati corrisposti circa 3-4.000 nel corso del mio primo anno, poi nulla più”, sono diventati anche sanzioni nei confronti dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate.

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La questione è estremamente ingarbugliata, tanto è vero che è sfociata presto nelle aule giudiziarie per via di una dicotomia avvenuta nel villaggio. Da una parte c’è l’amministratore Ferrara che si ritiene in continuità con le gestioni precedenti, “mai revocato e comunque senza alcuna disponibilità di cassa”; dall’altra parte c’è Lucio Lombardi, in quanto legale rappresentante dell’associazione Sciale degli zingari e amministratore Gestione Parti comuni. Una nomina avvenuta nel 2013 con “l’unanimità dei presenti che rappresentavano la maggioranza assoluta della cubatura del nostro villaggio Sciale degli Zingari”, si legge in un sintetico verbale. Nomina che è stata contestata già a stretto giro e rigettata il 16 giugno 2014 dal Tribunale di Foggia perché “carente sotto il profilo del periculum in mora”. L’assemblea del 20 giugno 2014, poi, deliberò appunto la nomina di Lombardi come amministratore Gestione Parti comuni.

Ognuno dei due soggetti – Supercondominio e associazione - ha un codice fiscale diverso dall’altro: un elemento che può generare ulteriore confusione. Questo è avvenuto nel momento in cui l’associazione ha segnato una cesura netta con il Supercondominio, lasciandogli i debiti con i fornitori e con i condomini che, eventualmente, vantavano crediti.

Presumibilmente, il trascorrere del tempo non ha mitigato i dissidi che, invece, sono diventati quasi rancori. Nessuno è sceso a più miti consigli, nella convinzione di essere nel giusto.

La sentenza che l’Attacco ha potuto leggere è della Camera di consiglio del 20 gennaio scorso ma è stata pubblicata e resa nota soltanto un mese fa. Attraverso la stessa, si ricava l’affermazione della continuità gestionale degli amministratori del Supercondominio. Il giudizio è stato discusso anche avvalendosi degli atti firmati da Nicola Ferrara, in forza della sua convinzione di averne titolo. Presupposto che è stato riconosciuto dai giudici quando scrivono che è stata “rigettata anche l’eccezione di inammissibilità del controricorso sollevata nella memoria difensiva depositata dal ricorrente, sempre sul rilievo che l’amministratore del Supercondominio (sig. Nicola Ferrara, frattanto avvicendatosi a Michele D’Apolito) non era stato autorizzato dall’assemblea a resistere al ricorso per cassazione”.

Ergo, ad avviso di Ferrara, lui è legittimato nella sua carica e, proprio per questo, quei debiti non sono riconducibili alla sua persona bensì al Supercondominio, cioè ai singoli condomini.

Il volto melanconico di Ferrara si illumina per qualche istante. “Ho subìto calunnie, diffamazioni, attentati incendiari, in ragione di quell’incarico che accettai nel 2014, Ero giovane, pieno di entusiasmo e venivo dal brillante risultato che avevo conseguito come amministratore del villaggio Sciale delle rondinelle: una controversia con Acquedotto Pugliese che permise di ridurre un debito di circa 200.000 euro a 120.000. Qualche volta ho la sensazione quasi di essere cascato in un tranello, viste le evoluzioni successive, tuttavia sono convinto della buona fede di tanti”.

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Ci tiene particolarmente ad un invito finale, “che voglio rivolgere a tutti i condomini del villaggio. Vorrei sentire la loro voce, il loro parere, il loro giudizio sui fatti. Non posso credere che un’associazione a cui prendono parte attiva una 40ina di soggetti possa decidere sulle sorti di tutti i condomini. Oltretutto, sono scelte e decisioni che molto spesso vengono propinate nel disinteresse dei soggetti interessati. In fin dei conti, sono per la maggior parte abitazioni per le vacanze di chi abita anche fuori dal nostro territorio regionale. È soprattutto a costoro che mi rivolgo, senza nemmeno entrare nel merito della legittimità giuridica degli atti adottati dall’associazione che contesto: vi sta davvero bene che quei pochi decidano per tutti?”.

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